Centri di ricerca ‘trasformativi’. X.ITE verso una ricerca ‘organica’ allo sviluppo
14 marzo 2017
È dalla seconda metà degli anni Novanta che anche in Europa la cosiddetta ‘terza missione’ delle Università è entrata nelle agende degli Atenei più innovativi. Negli ultimi quindici anni, poi, gli Atenei italiani ne hanno fatto un vero e proprio mantra, dotandosi tutti di un TTO (Technology Transfer Office) e sperimentando – con risultati invero non ancora soddisfacenti – modalità di accelerazione del processo che converte la ricerca scientifica in tecnologia (e know-how) e la tecnologia in innovazioni a elevato potenziale di mercato, con effetti sia diretti (spin-off) sia indiretti, ovvero a beneficio di imprese e istituzioni (ad esempio mediante licensing o cessione di brevetti, consulenza e altre forme di spill-over).
Questa tendenza ha avuto un’enfasi attenuata nell’ambito delle ‘scienze morbide’, non considerando – purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista – che le ‘scienze dure’ producono solo le basi abilitanti per l’innovazione e che l’innovazione diventa di successo solo se immersa in contesti applicativi, organizzativi e di mercato altrettanto nuovi e dinamici.
C’è però una buona notizia. Ed è che stiamo entrando in una nuova era, in cui si è compreso che anche la ricerca scientifica nelle social sciences – nel marketing, nel management e nella business strategy ad esempio – deve avere una cinghia di trasmissione più veloce e spessa se davvero si vuole svolgere in modo efficace la ‘terza missione’. Superando barriere e incrostazioni ideologiche e valorizzando le idee che sovente le ispiravano, infatti, si sta recuperando il concetto di conoscenza ‘organica’ al business e al contesto istituzionale. Ed ecco che la sfida diventa: come rendere organica la nuova conoscenza prodotta nelle social sciences?
Una possibile risposta a questa domanda è legata al concetto di ricerca ‘trasformativa’.
In LUISS, il ‘neonato’ centro di ricerca X.ITE lavora ispirandosi a tale concetto e, quindi, ponendosi come un knowledge transfer center.
I programmi di ricerca di X.ITE, infatti, sono condivisi con una community di business members che, con cadenza annuale, partecipa a un research storm, contribuendo a identificare temi di ricerca di massima rilevanza per il business, sui quali, oltre agli output delle ricerche istituzionali svolte dal Centro e in parte finanziate dalle attività di fund raising (a cominciare dalle fees pagate dai componenti della community), i ricercatori di X.ITE sono pronti a operare con progetti di ricerca ‘trasformativi’.
La ‘ricerca trasformativa’ ha come obiettivo principale quello di accompagnare i vertici delle organizzazioni (imprese o istituzioni) nel loro processo di trasformazione, cominciando da quella imposta dai cambiamenti tecnologici, coerentemente con il focus su “comportamenti e tecnologie” del Centro di Ricerca. Cambiamenti che investono e modificano i comportamenti individuali e sociali e, di conseguenza, le relazioni intra e inter-organizzative, con quelle di mercato in estrema evoluzione per intensità e frequenza (soprattutto in mercati competitivi o istituzionalmente contendibili).
La ricerca trasformativa opera attraverso la creazione condivisa e processuale di nuove conoscenze, da convertire in competenze e capacità delle organizzazioni di riferimento. E agisce soprattutto in logica ‘costruttivista’ (à la Jean Piaget), accrescendo la percezione della complessità di contesto e tecnologie ma aumentando, al contempo, il senso di empowerment e la percezione di ‘controllo’ di chi in questa complessità deve guidare il cambiamento.
In sintesi estrema, il futuro dei Centri di Ricerca non è solo quello di esplorare nuovi ambiti disciplinari, contribuendo allo sviluppo di nuovi statuti epistemologici e metodologici; non è solo quello di produrre ricerca applicativa, connotata da elevata azionabilità dei risultati a fini di business o di governo sociale e istituzionale. Ma è anche (e forse soprattutto) legato all’obiettivo di lavorare in team con i vertici di imprese e istituzioni, aiutandoli nella trasformazione e nella costruzione di nuova conoscenza. Nuova conoscenza imposta dall’uso delle (inevitabili) nuove tecnologie e necessaria a comprendere e valorizzare l’evoluzione dei comportamenti, individuali e sociali, che dal cambiamento tecnologico conseguono a ritmi sempre più serrati. Insomma è iniziata l’era della ‘terza missione’ anche per gli Atenei concentrati sulle social sciences, e la LUISS è presente in pole position.
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