Demografia e immigrazione. Come trasformare una crisi in un’opportunità
10 aprile 2017
Il 2 febbraio 2017 i governi italiano e libico hanno firmato un accordo (il quarto in meno di dieci anni) per ridurre il numero di migranti che, partendo dalle coste della Libia, cercano di raggiungere il territorio italiano. Solo nel corso del 2016, infatti, circa 180.000 persone sono arrivate in Italia via mare; la maggior parte di queste afferma di essersi imbarcata proprio in Libia, approfittando dell’instabilità politica del paese.
L’accordo prevede che l’Italia contribuisca allo sviluppo dei centri di accoglienza in territorio libico (tramite l’acquisto di medicine e attrezzature e la formazione del personale) e fornisca supporto tecnico-tecnologico alla Guardia Costiera per la lotta contro l’immigrazione clandestina. La Libia si impegna invece a esercitare un maggiore controllo sui flussi migratori. Il giorno dopo la firma dell’accordo si è tenuto a Malta un incontro dei capi di Stato europei, con lo scopo di discutere misure volte a contenere l’immigrazione clandestina dalla Libia verso l’Italia.
Il problema dell’immigrazione è dunque fortemente attuale. In un contributo dal titolo Flussi migratori e transizione demografica, presentato nel marzo 2016 (cioè circa un anno prima la firma dell’accordo) al convegno annuale della Onlus Vises, organizzato come di consueto alla LUISS, Giuseppe Di Taranto sostiene che l’immigrazione debba essere considerata come un’opportunità, e non come una crisi.
Recenti proiezioni demografiche relative all’Unione Europea rivelano infatti una tendenza al progressivo invecchiamento della società e alla riduzione della popolazione attiva (dovuti a tassi di natalità e mortalità bassi). Ciò costituisce un pericolo per la produttività e la sostenibilità economica e finanziaria dell’Unione. Una politica migratoria in grado di soddisfare la crescente domanda di competenze potrebbe essere una valida risposta a tale situazione.
L’Unione Europea deve mostrarsi in grado di gestire i flussi migratori integrando i migranti nel proprio tessuto sociale. Si tratta, nelle parole di Di Taranto, di un «Gioco a somma positiva: l’Europa è utile per il migrante, in quanto foriera di opportunità lavorative e di realizzazione umana e professionale; il migrante è utile per l’Europa anche per assorbire lo squilibrio demografico».
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