Risanamento del debito e crescita per un’Italia di nuovo protagonista in Europa

31 luglio 2017
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L’Italia ha perso posizioni nel panorama della governance europea. L’incertezza politica e finanziaria che la caratterizzano, complice una certa sfiducia nella sua capacità di risollevarsi (come osservato anche da Daniel Gros nella prima uscita della sua rubrica per LUISS Open), sembrano averla tagliata fuori dal nuovo asse franco-tedesco che si prospetta dopo la vittoria elettorale già avvenuta di Macron e quella, ampiamente prevista, di Merkel. Eppure, è fondamentale che il nostro Paese torni a svolgere un ruolo centrale in Europa, per promuovere gli interessi generali dell’Unione economica e monetaria europea, ma anche per garantire la tutela dei suoi membri più fragili.

Una strategia per conseguire questo risultato è proposta nel nuovo policy brief della LUISS School of European Political Economy, elaborato da Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Marcello Messori, Stefano Micossi, Franco Passacantando, Fabrizio Saccomanni e Gianni Toniolo. La soluzione, secondo questi studiosi, consiste nel realizzare un equilibrio tra stabilità e crescita, razionalizzando la spesa pubblica, perseguendo una riforma fiscale che ridistribuisca il carico della tassazione e attuando progetti pubblici di investimento finanziati, per quanto possibile, da risorse europee e mediante incentivi ai privati.

Il risanamento del debito pubblico è un requisito fondamentale per una credibile attuazione di queste iniziative, ma presenta difficoltà elevate. Gli autori sottolineano infatti che non bisogna farsi illusioni: l’instabilità politico-istituzionale, cui si aggiunge l’atteso innalzamento nella struttura dei tassi nominali di interesse di mercato, lo rendono estremamente problematico. Eppure, non ci sono alternative per assicurare una crescita nel medio periodo e non essere l’anello debole della governance europea. Una finestra di opportunità è offerta dalla (temporanea) prosecuzione del Quantitative easing della BCE, ma occorrono scelte politiche coraggiose e il governo italiano deve avviare un processo credibile di riduzione del rapporto debito/PIL. La proposta di Renzi di aumentare il disavanzo pubblico, portandolo per cinque anni appena al di sotto della soglia del vecchio “Patto di stabilità e crescita” (cioè al 2,9% del PIL) appare dunque inapplicabile agli occhi degli autori.

Il policy brief pone, consapevolmente, una sfida difficile da vincere, specialmente in una stagione pre-elettorale. Tuttavia, solo un risanamento del debito pubblico consentirebbe una crescita più robusta e con un respiro di medio termine, che a sua volta metterebbe l’Italia in condizione di guadagnarsi una posizione rilevante nelle prospettive di governance europea che Francia e Germania stanno tracciando. Come sottolineato da Francesco Saraceno nell’ultima uscita della sua rubrica in esclusiva per LUISS Open, le politiche europee di bilancio rivestiranno un’importanza sempre maggiore; gli autori del policy brief ricordano infatti il comparire all’orizzonte della figura di un Ministro europeo delle finanze, di forme rafforzate di controllo centrale dei bilanci pubblici nazionali e di aggiustamenti macroeconomici e macrofiscali strutturali.

Crescita economica e spazio europeo: perché l'Italia deve ridurre il debito pubblico

L'autore

La LUISS School of European Political Economy è dedicata allo studio e alla ricerca degli affari europei. Ha anche un’offerta didattica che consiste in diversi corsi di livello master, tra cui il Master in European Economic Governance

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