Viaggio alle radici dell’evasione fiscale in Italia. Una riflessione di Giuseppe Di Taranto
4 ottobre 2017
L’inchiesta di Sergio Rizzo pubblicata su Repubblica con il titolo “Italiani evasori d’Europa” pone non pochi interrogativi sul nostro sistema fiscale. Innanzitutto spinge a chiedersi perché l’evasione raggiunga nel nostro paese livelli tra i più elevati dell’Unione europea. Nel primo decennio degli anni 2000 c’era chi sosteneva che “pagare le tasse è bello” e chi affermava che “quando la pressione fiscale supera il 50%, l’evasione diventa un diritto naturale che è nel cuore degli uomini”. La verità è che pagare le tasse è un dovere civico oltre che un obbligo giuridico.
È pur vero, però, che la pressione fiscale deve essere equa e ben distribuita. In Italia, il Total Tax rate di una impresa di medie dimensioni è superiore al 25% rispetto alla media europea e il cuneo fiscale di ben 10 punti in più sempre rispetto alla media dell’Unione europea. Non a caso, la Corte dei Conti ha rilevato che “questo non aiuta il contrasto all’evasione e all’economia sommersa”, che ammonta a circa il 12% del Pil. Ciò che è necessario sottolineare è che un sistema fiscale siffatto danneggia, e non poco, la nostra economia, che si sta lentamente ma decisamente riprendendo da una crisi che ha distrutto il 25% della produzione industriale. Una pressione fiscale troppo elevata, infatti, rende meno competitivi i nostri prodotti, a causa del maggior costo sui mercati internazionali; competitività svantaggiata anche dagli accordi stipulati da alcune multinazionali con i governi di nazioni che si pongono come veri e propri paradisi fiscali nell’ambito di una Unione monetaria in cui la libera concorrenza dovrebbe essere il principio ispiratore. Con il paradigma dell’economia sociale di mercato – esplicitamente citata nei Trattati – che attribuisce allo Stato la sola funzione di garante delle regole del mercato stesso.
Gli svantaggi per Pmi e Mezzogiorno
In senso relativo, inoltre, il nostro sistema fiscale premia la maggiore dimensione aziendale rispetto a un tessuto industriale formato quasi nella sua totalità da piccole e medie imprese. Senza dimenticare che l’evasione è più elevata dove peggiori sono le condizioni di povertà della popolazione. La cosiddetta “ propensione all’evasione” è di oltre il 19% nel Mezzogiorno, contro una media nazionale del 14% ed è del 12% nel Nordest, una delle aree più ricche del Paese.È necessario, dunque, proseguire sulla strada intrapresa dal governo con provvedimenti quali lo split payment, il rientro dei capitali o il canone RAI nelle bollette e la Costituzione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossioni, che ha sostituito Equitalia e che ha a sua disposizione la consistente banca dati della tradizionale Agenzia delle entrate. Nel 2016 il gettito complessivo è stato di 450 miliardi rispetto ai 436 del 2015. Non basta, ma è un buon avvio.
L’ultimo libro di Giuseppe Di Taranto è “L’Europa tradita. Lezioni dalla moneta unica” (LUISS University Press, nuova edizione 2017)
Newsletter
Articoli correlati
20 ottobre 2021
La fine di Alitalia rappresenta il capolinea di un’era per l’Italia e per molti: lavoratori e viaggiatori. L’ultimo volo visto da un passeggero del volo AZ 1466 fra commozione e rabbia.
Lost in Translation? La sinistra europea alla ricerca di se stessa
6 settembre 2021
Nel panorama politico dell’Europa occidentale degli ultimi anni è generalmente accettato che i partiti di sinistra, e in particolare i partiti socialdemocratici, abbiano sperimentato un inarrestabile declino elettorale. Giornalisti ed esperti hanno evidenziato il drammatico crollo recente dei partiti socialdemocratici in diversi paesi. Vediamo le cause.
Regimi fiscali e visioni dell’Unione euopea
4 agosto 2021
Dopo l’estate inizierà la discussione sul futuro del Patto di stabilità e crescita (PSC), il perno del sistema fiscale dell’Eurozona momentaneamente sospeso. Già ora, però, gli schieramenti si stanno formando. L’Eurozona ha bisogno di un framework fiscale per funzionare, ma la sua natura è oggetto di divisioni. Vediamo perché.
L’Europa apra le porte solo alle vere democrazie
27 luglio 2021
Non era mai sparito dall’agenda, ma l’obiettivo dell’ulteriore allargamento dell’Unione europea (Ue) è stato recentemente riproposto. Come valutare le pressioni verso un nuovo allargamento? La visione internazionalistica è in contrasto con la realtà istituzionale dell’Ue? Ecco un’analisi di Sergio Fabbrini.