La moneta rinnegata. Estratto dall’ultimo libro di Martin Sandbu
14 novembre 2017
Pubblichiamo un estratto dal libro La moneta rinnegata di Martin Sandbu, pubblicato da LUISS University Press.
Affermando che non ci sono alternative alle loro politiche, se si vuole evitare il fallimento dell’euro, i leader dell’eurozona hanno creato una giustificazione di comodo per i loro errori. Ma siccome la “logica spietata” avvalora l’idea che l’euro sia stato progettato con dei difetti pericolosi e insostenibili, questi leader hanno relegato con altrettanta disinvoltura la moneta unica allo status di scomodo orfanello. Difficile da amare, silenziosamente allontanato da molti e quasi impossibile da scacciare, l’euro è stato disconosciuto dai suoi stessi genitori. L’aspirazione più nobile che l’Europa sembra in grado di inventare per la sua creazione è che tuttavia una riforma sostanziale del suo carattere ne farà qualcosa di buono. Ma così come un orfanello brutalmente scaricato ai parenti suscita risentimento e sensi di colpa anziché amore, un euro abbandonato a se stesso non può ispirare né lealtà né affetto. I cittadini dei paesi democratici vorrebbero essere autori del proprio destino collettivo, non elementi passivi di una logica spietata. Più si dirà agli europei che non hanno scelta, più crescerà il loro risentimento nei confronti dell’euro.
Questo libro contesta la tesi che non vi siano alternative, all’interno dell’euro, a maggiori trasferimenti di risorse e a un controllo più centralizzato sull’autonomia politica nazionale. Rifiuta la presunta logica spietata, in quanto non è spietata né … logica. Mira a dimostrare invece che la disastrosa esperienza politica ed economica di così tanti paesi dell’eurozona è stata causata da errori totalmente evitabili dei legislatori europei. La struttura dell’euro, un’unione monetaria non accompagnata da un’unione fiscale, non ha forzato la mano dei politici : avevano altre opzioni che avrebbero prodotto risultati molto migliori, sia sul piano economico sia sul piano politico, di quelle che hanno perseguito effettivamente. Se i leader avessero fatto scelte più lungimiranti, non sarebbero mai emerse preoccupazioni per un’eventuale disgregazione della moneta unica.
La struttura “difettosa” dell’unione monetaria europea avrebbe causato in due modi – secondo i detrattori dell’euro – una crisi che è scoppiata inizialmente nei mutui subprime americani. Uno è il ruolo che avrebbe avuto nell’innescarla: per via dell’unione monetaria, durante il boom degli anni Duemila le economie europee si sarebbero assunte – collettivamente – maggiori rischi di quelli che avrebbero corso se avessero conservato le singole monete nazionali. L’altro concerne il suo andamento: anche se non ha reso più probabile una crisi, l’euro viene accusato di aver tolto dalle mani dei policymaker i migliori strumenti con cui combatterla. Quasi tutto il resto del libro è dedicato a quest’ultima accusa, ma il Capitolo 2 confuta la prima. Spiega in quanti modi, nell’opinione popolare, l’euro avrebbe gettato i semi del disastro, e conclude che queste argomentazioni non reggono a un esame più approfondito. Noi siamo convinti che il debito eccessivo e il surplus di credito che hanno determinato l’esperienza quasi letale dell’eurozona si sarebbero determinati ugualmente, anche in assenza della moneta unica.
In ogni caso – e di questo ci occupiamo nel resto del libro – la crisi non si è sviluppata come si è sviluppata a causa dell’euro […]. I leader dell’eurozona hanno commesso errori non perché l’euro non lasciasse loro delle alternative, ma perché avevano idee sbagliate sul da farsi – soprattutto l’idea che la ristrutturazione del debito fosse da evitare a qualunque costo.
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