La prima criptovaluta nazionale è (quasi) realtà, nonostante il monito di Mario Draghi
19 dicembre 2017
“La guerra dei criptogettoni cominciata è”, direbbe il maestro Yoda di Star Wars. Kaspar Korjus, direttore del progetto e-Residency (il progetto di cittadinanza virtuale estone), ha appena annunciato che l’Estonia sta pianificando di lanciare l’Estcoin, una sorta di Bitcoin di Stato; diventando in questo modo la prima nazione al mondo ad avere una propria criptovaluta.
La notizia arriva pressoché in contemporanea alle dichiarazioni del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire che ha dichiarato di voler portare la discussione sui rischi del Bitcoin al prossimo summit del G20 in programma ad aprile 2018.
Mario Draghi, il presidente della Bce, a settembre era stato molto chiaro a proposito di criptovalute nazionali: “La valuta dell’Eurozona è l’Euro, nessun paese può introdurre una propria criptovaluta”. Le parole di Draghi sono state chiaramente recepite da Korjus, che ha schivato l’argomento chiarendo che l’Estcoin non sarebbe una criptovaluta ma un criptogettone (crypto token). Shakespeare direbbe che una rosa, pur se chiamata con un altro nome, avrebbe sempre lo stesso profumo; un criptogettone può essere usato esattamente come una criptovaluta, al punto che in Estonia stanno pensando a tre varianti di Estcoin (community, identity e euro), proprio per poter sfruttare tutte le possibilità offerte dalla tecnologia della blockchain.
Il community Estcoin
Il community Estcoin sarebbe una criptovaluta (pardon, criptogettone!) vera e propria, simile al Bitcoin ma, a differenza di questo, e non sarebbe una differenza da poco, gestito da un’autorità centrale. Vitalik Buterin, il fondatore di Ethereum, che è sia una piattaforma basata su blockchain che la criptovaluta omonima, ha commentato in maniera positiva riguardo l’introduzione di questa variante dell’Estcoin e la cosa non stupisce, in quanto in un momento in cui parecchie nazioni si interrogano sulle criptovalute non sarebbe male averne qualcuna apertamente schierata a favore.
L’identity Estcoin
L’identity Estcoin sarebbe invece qualcosa di completamente diverso: un modo di sfruttare la tecnologia blockchain per garantire la mutua identità di due interlocutori; ricordiamo che il programma e-Residency punta ad offrire a imprenditori la possibilità di creare, gestire e amministrare aziende da qualsiasi parte del mondo, senza la necessità di doversi recare fisicamente da un notaio o in una banca. Con l’identity Estcoin ogni cittadino estone e chiunque in possesso della e-Residency avrebbe un numero illimitato di identity Estcoin per poter firmare contratti o atti di qualsiasi genere: in questo caso non ci sarebbe un valore economico associato a questa variante dell’Estcoin, ma si utilizzerebbero le tecniche sofisticate di crittografia della blockchain per garantire a entrambi i firmatari di un contratto la reciproca identità. Inoltre, se un cittadino si macchiasse di qualche crimine, il governo potrebbe ritirare i suoi identity Estcoin, impedendogli quindi di fare affari.
Il cripto-euro
L’ultima variante, chiamata (non a caso) Euro, sarebbe una sorta di fratello siamese della valuta Euro: il governo estone si impegnerebbe a legare la valutazione di questo criptogettone alla valuta dell’eurozona, scambiandole sempre alla pari. In questa maniera, con 10 Euro potrei comprare 10 Euro Estcoin, da usare per transazioni elettroniche con tutti i vantaggi delle criptovalute, compresa l’anonimità, e in qualsiasi momento potrei sempre riconvertirli in Euro cartacei.
Korjus ha dichiarato che stanno valutando seriamente tutte e tre queste varianti e che potrebbero essere lanciate anche tutte e tre, indipendentemente o in un modello che le faccia interagire in maniera opportuna, “senza allarmare la Banca Centrale Europea”.
La tecnologia Blockchain, alla base dei Bitcoin e delle altre criptovalute, mostra la sua grande duttilità grazie in questo progetto dell’Estonia, sempre più nazione digitale per eccellenza. Vediamo invece cosa dirà Draghi…
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