Ecco le priorità dei cittadini e le strategia dei partiti in vista delle elezioni italiane
14 febbraio 2018
Fra meno di tre settimane, gli elettori italiani si recheranno alle urne per il rinnovo del Parlamento, in un’elezione che, stando agli ultimi sondaggi disponibili, pare essere dagli esiti incerti e dalle conseguenze imprevedibili sia dal punto di vista della governabilità che della struttura della competizione. Stante la nuova legge elettorale (il c.d. Rosatellum), uno dei tre poli raggiungerà la maggioranza assoluta dei seggi o sarà necessaria una grande coalizione? E una eventuale coalizione post-voto da quali partiti sarà formata? Il sistema tripolare emerso dopo le elezioni del 2013 sarà confermato dagli elettori? O invece le elezioni rimescoleranno nuovamente le carte, riportando in auge un nuovo bipolarismo, magari plasmato da soggetti politici diversi da quelli che avevano caratterizzato la lunga stagione bipolare nel corso della Seconda Repubblica? In questo contesto, quali saranno i temi decisivi della campagna elettorale? Su quali issues dovranno focalizzarsi i principali partiti per conquistare il voto degli indecisi il 4 marzo?
Per comprendere le preferenze e le priorità dell’opinione pubblica italiana, nonché per mappare la struttura di opportunità dei partiti in campagna elettorale, il CISE ha condotto nei giorni scorsi un sondaggio CAWI sulla popolazione adulta italiana* nell’ambito di un più ampio studio comparato che ha riguardato nei mesi scorsi Olanda, Francia, Regno Unito, Germania e Austria. Ai rispondenti è stato chiesto di esprimere il proprio consenso su 22 temi posizionali (issues divisive che fanno riferimento a due obiettivi rivali, come ad esempio servizi pubblici vs. tasse).
Nello specifico, ad ogni rispondente è stato chiesto di posizionarsi su una scala a 6 punti, dove i punti 1 e 6 rappresentano i due obiettivi rivali perseguibili su un certo tema. Successivamente, ai rispondenti è stato chiesto di indicare la priorità che essi assegnano all’obiettivo scelto su ciascuna issue. Il questionario includeva anche 12 valence issues (Stokes 1963), ossia temi ‘imperativi’ che fanno riferimento ad un obiettivo condiviso, sui quali c’è un consenso generale (come ad esempio la protezione dal terrorismo). Su questi temi ai rispondenti è stato chiesto di indicare solo la priorità, dal momento che un consenso del 100% è assunto per definizione, qui l’articolo di Lorenzo De Sio su Repubblica.
La Tabella 1 riporta, ordinandoli per la priorità attribuita dagli elettori, sia i 12 temi condivisi, sia i 22 temi posizionali. Per questi ultimi presenta solo il lato della issue che ha ottenuto il maggiore consenso fra gli intervistati (riportando in parentesi anche la relativa percentuale di favorevoli/sfavorevoli). Inoltre, nella terza colonna della tabella riportiamo anche i tre partiti che presentano la maggiore credibilità nel realizzare quell’obiettivo (e il rapporto tra credibilità nell’elettorato e intenzione di voto, sempre misurata in percentuale sull’intero campione di intervistati). Per alcuni temi divisivi infine, riportiamo anche i partiti che mostrano una particolare credibilità nel realizzare l’obiettivo opposto (quarta colonna).
Tab 1 – I primi dieci temi del dibattito politico italiano ordinati per priorità, e i partiti ritenuti più credibili per realizzarli (a questo link la tabella completa del CISE)
Ciò che emerge con evidenza dai dati della Tabella 1 è che i temi considerati come prioritari dall’elettorato italiano sono soprattutto temi condivisi. Anche negli altri paesi le valence issues apparivano ai primi posti in quanto a priorità, ma in Italia questo fenomeno emerge con maggiore nettezza. Dei primi 10 temi per priorità attribuita dagli intervistati, ben 8 sono obiettivi condivisi. Non solo, ma questi temi presentano una priorità altissima, anche in chiave comparata. Basti pensare che in Germania c’erano solo due temi con priorità superiore all’80% (ossia con almeno l’80% degli intervistati che attribuiva priorità alta a quel tema), in Italia sono ben 14, di cui ben 5 raggiungono o superano il 90%. Questo significa che più ancora che negli altri paesi esiste un’agenda condivisa che può rappresentare un importante punto di partenza per la costruzione di coalizioni post-elettorali qualora non si riuscisse a raggiungere una maggioranza parlamentare uscita dalle urne.
Al primo posto nella classifica della priorità spicca, non sorprendentemente, la necessità di combattere la disoccupazione (93%), seguita a breve distanza da altri temi: emerge, infatti, un’agenda di lavoro e crescita economica, ma anche una domanda di protezione (sanità, povertà, sicurezza, limitazione dei rifugiati) e di moralizzazione della politica e della società (riduzione dei costi, lotta alla corruzione, lotta all’evasione). I due temi teoricamente controversi della top 10 hanno in realtà maggioranze nettissime: l’86% è per intensificare la lotta all’evasione fiscale (il 14% per non farlo), e l’80%, è per limitare l’accoglienza ai rifugiati (contro un 20% di contrari). La difesa dell’Italia dalla minaccia terroristica è percepita come un obiettivo prioritario ‘solo’ dall’84% dei rispondenti, una percentuale inferiore a quella di tutti gli altri paesi testati nei mesi scorsi con l’eccezione dell’Austria.
In particolare, in Francia (91%), Regno Unito (90%) e Olanda (85%) la necessità di combattere il terrorismo appariva come l’obiettivo con la maggiore priorità in assoluto. In questo senso, appare evidente che il fatto di essere finora rimasti al riparo da attacchi terroristici abbia inciso sulla percezione del problema. Sempre in chiave comparata, poi, emergono con grande forza i temi economici: solo in Francia la necessità di combattere la disoccupazione era percepita con una priorità simile, mentre il sostegno alla crescita economica, che in Italia ha una priorità dell’89%, riceveva un’importanza nettamente inferiore in tutti i paesi (appena il 64% in Germania).
Al di là dei temi condivisi, anche sugli obiettivi posizionali emerge un certo grado di consenso: esattamente come in Germania, ma più che negli altri paesi analizzati, 7 obiettivi controversi raggiungono un consenso di almeno il 75% degli intervistati, qualificandosi dunque come delle ‘quasi-valence’ issues. Oltre ai già menzionati lotta all’evasione e limitazione dell’accoglienza ai rifugiati, appaiono particolarmente condivisi anche gli aiuti economici alle famiglie con figli (85%), il salario minimo e la riduzione dell’età pensionabile (80%), la riduzione delle differenze di reddito (79%), l’obbligatorietà dei vaccini (78%), il mantenimento della legge sul testamento biologico e la necessità di rendere la politica economica europea più flessibile (76%). Particolarmente divisivi risultano invece i temi legati alle droghe, alla globalizzazione, lo Ius soli, l’euro, la libertà per le imprese di assumere e licenziare e il cosiddetto ‘welfare chauvinism’, ossia la riduzione dell’accesso ai servizi sociali per gli immigrati.
Spostandoci ad osservare la parte destra della Tabella 1, possiamo osservare la credibilità dei partiti nel realizzare i vari obiettivi. E qui purtroppo emerge la crisi della politica italiana: sui dieci temi con la maggiore priorità, i grandi partiti moderati al governo negli ultimi anni (Pd e Fi) ottengono la palma del più credibile solo una volta (Fi sulla crescita economica). È vero che su alcuni temi la forza della loro credibilità va ben oltre la percentuale di chi attualmente li voterebbe (e questo potrebbe portare sviluppi nelle ultime settimane); tuttavia su alcuni temi molto importanti i nuovi partiti “sfidanti” hanno una forza straordinaria, ben al di là della loro base elettorale (ad esempio il M5s sui costi della politica e la Lega sulla limitazione dell’accoglienza e la lotta alla criminalità).
I cinque stelle in particolare sono percepiti come la forza politica più credibile in assoluto: sono infatti al primo posto per credibilità sui 5 obiettivi con la maggiore priorità e più in generale sui 34 obiettivi presenti nella Tabella 1, sono primi in 17, contro i 9 della Lega e i 7 del Pd, mentre Forza Italia compare al primo posto solo una volta (sulla crescita economica appunto). Questo risultato potrebbe sorprendere, ma in definitiva ci dice una cosa: il Movimento è ormai ‘pronto’ a governare, o almeno lo è nella percezione dell’elettorato. Inoltre, il fatto che sia percepito come credibile sui più svariati temi (dalla lotta all’evasione a quella contro inquinamento e dissesto del territorio, fino al reddito di cittadinanza) da una porzione dell’elettorato ben più ampia di quella che poi effettivamente dichiara di votarlo, conferma una nostra analisi di qualche tempo fa in cui emergeva chiaramente il profilo trasversale del Movimento Cinque Stelle come partito ‘pigliatutti’, ovvero come il vero ‘partito della nazione’ (Emanuele e Maggini 2015).
Ma quali sono i temi su cui i diversi partiti dovrebbero insistere per guadagnare consenso in questi ultimi giorni di campagna elettorale? Il nostro sondaggio ci offre l’opportunità di mappare la struttura di opportunità per ciascun partito, evidenziando quali sono i temi sui quali il suddetto
Tab. 2 – I cinque temi ottimali per ciascun partito, in base a unità interna, posizioni condivise fuori dal partito, credibilità (a questo link la tabella completa del CISE)
Nello specifico, il Pd ha una struttura di opportunità molto caratterizzata: Europa, diritti civili, temi sociali e, in misura minore temi economici. Un’agenda di sinistra liberal che da un lato si scontra con l’immagine spesso stereotipata di un Pd a vocazione centrista e ‘traditore’ dei valori fondanti della sinistra, e dall’altra appare del tutto inadeguata a fronteggiare i tempi nuovi. Tempi in cui i cittadini chiedono protezione non solo economica, ma anche culturale, appoggiando temi ‘demarcazionisti’ (Kriesi et al. 2006), mentre il partito di Renzi offre il paradigma della società aperta che negli anni del terrorismo, della globalizzazione e della crescente paura dell’immigrazione appare stonato e fuori tempo massimo.
Forza Italia e, sorprendentemente, il M5S, sembrano possedere il profilo di opportunità tipico dei principali partiti mainstream europei (un’anticipazione di un riallineamento che potrebbe avvenire tra qualche settimana?). Se in Forza Italia emergono temi con una caratterizzazione conservatrice (sui temi dell’immigrazione e dello Ius soli), il partito di Di Maio possiede un profilo dove a temi condivisi si aggiungono altri con una caratterizzazione spiccatamente di sinistra (il reddito di cittadinanza, grande cavallo di battaglia dei pentastellati, ma anche la riduzione delle differenze di reddito e dell’età pensionabile).
Non sorprendentemente, infine, Lega e Fratelli d’Italia si caratterizzano per una struttura di opportunità prevalentemente legata a temi controversi (principalmente i temi legati all’immigrazione), mentre Liberi e Uguali e Più Europa presentano un profilo interamente posizionale e quasi identico, basato su obiettivi di sinistra sia culturali (Europa, diritti civili e accoglienza) che economici (progressività fiscale). Sembra quindi essersi perso, da un lato l’euroscetticismo della componente di sinistra radicale confluita in Liberi e Uguali (gli ex Sel, originariamente su posizioni vicine a quelle di Mélenchon in Francia) e dall’altra il tradizione liberismo economico dei radicali.
*Un campione di 1000 interviste via Internet con metodologia CAWI, stratificate per combinazione sesso-età e zona geografica, e ponderate per titolo di studio, interesse politico e ricordo del voto 2013.
Riferimenti bibliografici
– De Sio, L., De Angelis, A., and Emanuele, V. (2018), ‘Issue yield and party strategy in multi-party competition’, Comparative Political Studies, Online First, DOI:10.1177/0010414017730082.
– De Sio, L., e Weber, T. (2014). ‘Issue Yield: A Model of Party Strategy in Multidimensional Space’ American Political Science Review 108 (4): 870–885.
– Emanuele, V. e Maggini, N. (2015), ‘Il Partito della Nazione? Esiste, e si chiama Movimento 5 Stelle’
– Kriesi, H., Grande, E., Lachat, R., Dolezal, M., Bornschier, S., e Frey, T. (2006), ‘Globalization and the transformation of the national political space: Six European countries compared’, European Journal of Political Research, 45(6), 921-56.
– Stokes, Donald E. (1963), ‘Spatial Models of Party Competition’, American Political Science Review 57 (2): 368–77.
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