Disoccupazione, immigrazione, antieuropeismo: i risultati delle politiche nell’analisi del CISE
5 marzo 2018
La lunga notte elettorale è finita, e un risultato in parte atteso prende forma in numeri che però nessuno – neanche i più ottimisti o pessimisti, a seconda degli schieramenti – avrebbe potuto immaginare.
Nella diretta della notte elettorale (ancora in corso fino al pomeriggio del 5 marzo) di Sky TG24, trasmessa dal LUISS LOFT, il CISE ha analizzato i dati sul voto, osservandone i flussi e la geografia, e tirando le somme del nuovo scenario emerso dall’urna.
Disoccupazione e immigrazione dietro i vincitori del 4 marzo
Un paese pervaso da due inquietudini: quella economica che spinge a dismisura il M5S; quella culturale che moltiplica i voti della Lega. Non si tratta solo di una interpretazione suggestiva, ma di un dato che emerge in modo statisticamente significativo da un’analisi basata su molte variabili. Questa l’impressione che scaturisce dalle prime analisi della geografia elettorale effettuate per mezzo di indicatori socio-economici a livello provinciale. Il risultato in sintesi è questo:
La crescita del M5S appare nettamente associata alle province italiane che presentano un più alto tasso di disoccupazione. Si tratta di un effetto che regge anche tenendo conto di vari indicatori socio-economici (variabili legate alla prosperità economica e all’immigrazione) nonché della zona geografica.
Il voto alla Lega è più alto nelle province dove più è cresciuto il tasso di stranieri. Anche in questo caso si tratta di un effetto che regge anche tenendo conto di vari indicatori socio-economici (variabili legate alla prosperità economica e all’immigrazione) nonché della zona geografica.
Una geografia elettorale rivoluzionata
I dati fin qui giunti mostrano una vera e propria rivoluzione della geografia elettorale italiana. Nelle regioni meridionali il Movimento 5 Stelle ha sfondato, superando in molti casi il 40% e addirittura raggiungendo la maggioranza assoluta dei consensi in Campania. Sempre nel Sud, il centrosinistra arretra sensibilmente ed è il terzo polo in tutte le regioni, compresa la Basilicata, sua area di tradizionale insediamento.
Il dato forse più eclatante arriva dalle cosiddette regioni rosse, cioè Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche, dove il centrosinistra per la prima volta nella storia della Seconda Repubblica non sarebbe la coalizione più votata. Scendendo nel dettaglio, la coalizione a guida Pd sarebbe prima solo in Toscana, mentre in Emilia-Romagna e in Umbria sarebbe avanti il centrodestra e nelle Marche il M5S sarebbe primo. Non solo, ma il Pd sarebbe sopra il 30% solo in Toscana.
In questo contesto, l’avanzata del centrodestra nelle regioni rosse sembra dovuta esclusivamente alla grande avanzata della Lega che si attesta attorno al 20% nelle 4 regioni dell’area.
Infine, nel Nord il centrodestra è largamente in vantaggio. Pare essersi rafforzato rispetto al 2013, mentre il centrosinistra e i cinque stelle sembrano confermare le stesse quote di consenso di cinque anni fa. L’unica eccezione qui è il Trentino-Alto Adige, dove, grazie al contributo degli autonomisti della SVP, il centrosinistra risulta di gran lunga primo. Interessanti sono anche i rapporti di forza interni alla coalizione di centrodestra: la Lega ottiene più consensi di Forza Italia in tutte le regioni del Nord e della zona rossa. In particolare in Veneto il partito di Salvini ha il triplo dei voti di Forza Italia (30% a 10%) e in Lombardia il doppio (28% a 14%). Nel Sud invece Forza Italia mantiene la leadership intra-coalizionale.
La sorprendente tenuta dell’affluenza
Il dato ancora non definitivo dell’affluenza è attualmente intorno al 72,9%. Si tratta sì di un calo di 2,3 punti, ma il calo, che era stato nettamente più marcato nelle ultime elezioni, è fortemente rallentato. Il dato colloca l’Italia in posizione molto favorevole rispetto agli altri grandi paesi europei: la nostra affluenza sarebbe inferiore solo a quella della Germania.
L’affluenza nel nostro Paese è in calo dal 1979 ad un tasso medio di 0,5 punti all’anno; questa affluenza era caduta più velocemente nelle elezioni del 2008 e 2013, mentre la diminuzione osservata tra 2013 e 2018 (-2 punti e un calo del 3%) è di gran lunga inferiore a quella registrata in precedenza (-5,3 punti, ovvero un calo del 6,6%).
L’analisi della notte elettorale è pubblicata anche sul sito del CISE LUISS (Centro Italiano Studi Elettorali)
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