Esiste un pensiero islamico europeo?
30 aprile 2018
È dagli anni Ottanta che si è sviluppata un’ampia letteratura sui musulmani e sull’Islam in Europa, in vari ambiti: dalla riflessione politologica, alle relazioni internazionali, a prospettive socio-antropologiche. Risulta assente invece un’interpretazione teologica del pensiero islamico europeo, forse perché la teologia implica, in un certo modo, un livello di fede religiosa, o perché le università laiche europee non sono interessate ad analisi di questo tipo, oppure perché manca l’interesse di studiare questioni politiche contemporanee da un punto di vista teologico. O forse, infine, i musulmani europei non hanno prodotto un pensiero che possa essere studiato in un’ottica teologica.
Quale che sia la risposta a tali interrogativi, tutti sottendono una questione di fondo: esiste un pensiero islamico europeo? Un’indagine di questo tipo servirebbe anche a fare chiarezza sulla questione di grande attualità della presenza dell’Islam e dei musulmani in Europa.
Due interpretazioni divergenti
L’Islam europeo è stato interpretato in due modi diametralmente opposti, sebbene questa dicotomia sia stata scarsamente esaminata e dibattuta sino ad ora. In un suo recente contributo apparso nel libro Exploring the Multitude of Muslims in Europe (Brill, 2018), Mohammed Hashas, ricercatore LUISS, discute le tesi contrapposte di due dei principali studiosi dell’Islam e dei musulmani in Europa: Oliver Roy e Jørgen S. Nielsen, schierandosi con quest’ultimo nel credere che i musulmani europei si stiano creando una loro propria teologia, pluralista e in divenire, che potrebbe essere di ispirazione per l’intero mondo arabo islamico. Secondo Roy, al contrario, malgrado la presenza di intellettuali musulmani in Europa, l’Islam europeo avrebbe un atteggiamento passivo rispetto alle dinamiche occidentali, alle quali si adatta senza introdurre innovazioni teologiche nella dottrina religiosa: in altre parole, in Europa i musulmani starebbero vivendo una fase di post-islamizzazione, con il prevalere di tendenze individualistiche, di relegazione della religione in una sfera privata e della deterritorializzazione. Si tratterebbe, nelle parole di Roy, di una “santa ignoranza”, per cui i fedeli si accontenterebbero di riti e credenze tradizionali, senza ulteriori sforzi intellettuali: i musulmani europei, secondo questa prospettiva, agiscono solo, ma non riflettono.
Nielsen sostiene invece che non solo l’Islam europeo pensi attivamente, ma lo faccia con un dinamismo e una carica innovativa di cui la teologica islamica europea non è che un aspetto. Inoltre, egli ritiene che si assista a un pluralismo di punti di vista nel pensiero islamico europeo e alla partecipazione da parte dei musulmani europei a dibattiti pubblici, il che porta alla necessità di riconoscere l’esistenza di un effettivo potenziale dei musulmani europei che pensano, che possono influenzare i loro correligionari anche nei Paesi arabi. Secondo questa prospettiva, dunque, i musulmani europei agiscono, pensano e fanno anche teologia.
L’importanza di un pensiero islamico europeo
Hashas sottolinea come riconoscere l’esistenza di un pensiero islamico europeo sia di importanza fondamentale per non lasciare che il dibattito sull’Islam in Europa sia monopolio di politici, ideologi e populisti. Uno studio di questo pensiero, inoltre, ci permette di meglio comprendere il dinamismo e la varietà dell’Islam europeo e come i musulmani in Europa siano attenti al confronto tra la dimensione religiosa e le diverse questioni sollevate dalla modernità. Tale confronto è in corso ormai da quasi due secoli nel mondo islamico al di fuori dell’Europa: osservarlo nel suo sviluppo all’interno di un contesto occidentale può aiutarci a penetrare più chiaramente le dinamiche in corso nel mondo arabo. Infine, è possibile che il pensiero islamico europeo eserciti un’influenza sul pensiero islamico nel mondo arabo, specialmente per quanto riguarda il rapporto tra Islam e modernità.
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