La politica online. Il M5S e le dinamiche di mobilitazione politica nell’era digitale
30 luglio 2018
L’avvento di internet e la tecnologia digitale hanno in breve tempo trasformato la società sotto molti aspetti. Uno di questi, senz’altro di grande interesse, riguarda la politica. Si assiste infatti, di recente, a intrecci significativi tra politica e internet, non sempre con effetti positivi: la presenza sempre più massiccia e pervasiva dei leader in rete e in particolare sui canali social, la diffusione di idee politiche e a volte la propaganda attraverso siti, blog e social network, persino la possibilità, o meglio il rischio, che hacker e potenze straniere influenzino l’elettorato, condizionandone le posizioni con la diffusione di fake news. Tutto questo dimostra come le categorie politiche stiano venendo ripensate e ridefinite alla luce degli sviluppi della società 2.0.
Il recente articolo di Francesco Sobbrio, Filipe Campante e Ruben Durante, dal titolo Politics 2.0: The Multifaceted Effects of Broadband Internet on Political Participation, prende in esame l’impatto dell’internet ad alta velocità su differenti forme di partecipazione politica, con un’analisi di dati relativi alla situazione italiana negli anni 1996-2013. Alcuni grafici mostrano la progressiva crescita della disponibilità in Italia dell’accesso a una connessione internet a banda larga (figura 1) e della diffusione delle utenze ADSL (figura 2).
Figura 1
Figura 2
Un risultato interessante dello studio dimostra che, fino alle elezioni parlamentari del 2008, l’internet a banda larga ha avuto un impatto negativo sulla affluenza alle urne, ma è stato associato positivamente ad altre forme di partecipazione politica, sia in rete che non, in particolare alla nascita di movimenti online locali di protesta dal basso. Negli anni successivi, inoltre, anche gli effetti negativi hanno cambiato di segno e si è riscontrata una partecipazione politica a tutto tondo, anche nelle tornate elettorali, una volta che i movimenti di protesta si sono strutturati in maniera più sistematica sotto il segno del Movimento 5 Stelle. Il grafico seguente (figura 3) illustra infatti come i comuni dove vi era stata una maggiore diminuzione della partecipazione elettorale dopo l’avvento di internet a banda larga (fino al 2008) sono stati poi quelli in cui il M5S ha raccolto più voti nel 2013.
Figura 3
Questo andamento sembra suggerire che il ruolo di internet come fattore di cambiamento politico non è univoco, ma varia a seconda dei contesti e soprattutto di come viene usato: nuovi attori politici, che hanno saputo farne un uso efficace, sono stati in grado di mobilitare larghe fasce di popolazione, in particolare tra gli elettori disillusi o non precedentemente coinvolti in altre esperienze politiche. Tuttavia, queste fluttuazioni di atteggiamento nei confronti della politica e le nuove forme di mobilitazione innescate dall’interazione tra internet e politica si risolvono, nel tempo, in una normalizzazione per cui le formazioni politiche nate da internet finiscono per inserirsi in un processo elettorale regolare. Da tutto ciò si può concludere che il disinteresse nei confronti della politica di quanti entrano poi a far parte dei movimenti di protesta nati da internet non è che una condizione di breve termine, propria di elettori disillusi ma non determinati a restare sempre al di fuori dei canali tradizionali della politica. Nel lungo termine l’avvento di internet e della tecnologia digitale ha permesso che questi elettori rientrassero nell’alveo della politica mainstream.
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