La crisi della sinistra italiana, spiegata con 10 grafici
17 settembre 2018
La sinistra italiana, come tanta parte di quella europea, è in crisi. Il suo principale attore nel nostro Paese, cioè il Partito Democratico (Pd), è all’opposizione e tutt’altro che premiato dai sondaggi degli ultimi giorni. Con l’aiuto di 10 slides – che sintetizzano analisi e studi elaborati dal Centro Italiano Studi Elettorali (CISE) della LUISS – ragioniamo su tempi e modi di questa crisi, oltre a ipotizzare alcune ragioni della stessa. Iniziamo il nostro viaggio dai risultati del Pd alle urne.
I voti dimezzati in 10 anni
Il Pd è passato dal 33,2% dei voti alle elezioni del 2008 al 18,7% dieci anni dopo. Nel grafico qui sopra, però, l’attenzione si concentra sul numero assoluto dei voti ricevuti dal Pd: questi ultimi si sono dimezzati passando da 12 milioni nel 2008 a 6 milioni nel 2018.
L’abbandono del Sud
Il Pd ha perso voti in tutto il Paese. Nel 2018, rispetto alle ultime elezioni del 2013, ne ha persi di più al Centro, dove i suoi consensi sono calati di 8,8 punti percentuali (scendendo dal 35,4% al 26,6%), ma ha perso molto anche al Sud dove lo scorso 4 marzo si è attestato a un modestissimo 14,5%.
Il primato perso e ceduto ai Cinque stelle
Il Pd, quest’anno, si è classificato infatti come “primo partito” in un numero davvero esiguo di province, perlopiù concentrate tra Toscana ed Emilia-Romagna. Al sud l’espansione delle aree colorate di giallo raffigura invece l’avanzata del Movimento 5 Stelle come primo partito: in quest’area, d’altronde, ha raccolto il 43,4% dei consensi, con picchi del 50% nel napoletano, e aggiudicandosi 84 seggi uninominali sui 101 in palio.
Voti in fuga
Ma dove sono andati a finire i voti del Pd? Su quali altre forze politiche sono confluiti? In questo primo grafico si analizzano i flussi dal 2008 al 2013.
La maggior parte dei consensi in uscita è andata a rafforzare il Movimento 5 Stelle, soltanto in seconda battuta la lista Scelta civica guidata dall’ex premier tecnico Mario Monti. E nel 2018? Per il momento sulle ultime elezioni abbiamo a disposizione soltanto dei sondaggi (ITANES) sugli spostamenti elettorali, ma non ancora i dati di tutte le 60.000 sezioni elettorali. Tuttavia, ancora una volta, sembra che il Movimento 5 Stelle sia stato il principale destinatario dei voti che un tempo andavano al Pd.
La deriva elitaria
Si discute, ancora in questi giorni, se il Pd non rischi di diventare il partito delle sole élite e dell’establishment del Paese, distante dalla gran parte dei cittadini. Anche alcuni esponenti dem hanno sollevato il problema. In questo sondaggio CISE, abbiamo chiesto ai cittadini interpellati di stabilire prima la propria collocazione sociale (classe operaia, classe medio-bassa, classe media o classe medio-alta), e soltanto poi di indicarci la loro propensione a votare il Pd. Ecco cosa ne è venuto fuori: più è alta la classe sociale, più cresce la propensione a votare il Pd.
La concorrenza a sinistra
Sui temi storicamente cari all’elettorato di sinistra e progressista, invece, il Pd è generalmente considerato – perlomeno in questa fase – meno credibile del Movimento 5 Stelle. Ecco infatti cosa dice il sondaggio CISE. (Nota bene: il numero accanto ai singoli temi indica il livello di priorità che gli elettori attribuiscono a ciascun obiettivo).
L’immigrazione sottovalutata
Nel sondaggio CISE, abbiamo chiesto agli elettori dei principali partiti come si collocassero su una serie di temi che agitano il confronto politico italiano. Cosa è emerso? Mentre su economia e diritti civili tutti gli elettori sembrano gravitare in un’area culturale “social-democratica” (i due cerchietti rossi nell’area a sinistra del grafico qui sotto), sulla globalizzazione essi si dividono equamente (il cerchietto grigio al centro del grafico). Il dato eclatante riguarda però l’immigrazione; in questo campo gli elettori gravitano quasi tutti su posizioni “conservatrici” (il cerchio nero nell’area a destra del grafico). Gli elettori del Pd sono più a sinistra degli altri sui flussi migratori, è vero, ma comunque la maggioranza di loro si dice a favore di un limite al numero di migranti da accogliere.
Se oggi l’immigrazione è dunque uno dei temi più caratterizzanti del nostro dibattito pubblico, come si sta attrezzando il Pd per confrontarsi con ansie e preoccupazioni dell’elettorato? Su questo tema abbiamo una fotografia datata, che proprio perché scattata nella primavera del 2015, è ancora più significativa. Infatti il sondaggio CISE-Stanford University cui ci riferiamo mostrava chiaramente già allora la distanza tra il Pd, l’elettorato nel suo complesso e i suoi stessi sostenitori. Secondo il grafico qui sotto, l’ultimo di questa serie, quasi l’80% dei sostenitori del Pd era a favore della riduzione del numero di immigrati (punto “Ds” nel grafico) ma soltanto il 40% del complesso degli elettori (punto “D” nel grafico) e circa il 50% degli stessi sostenitori del Pd (punto “D*”) pensava che il partito volesse ridurre il numero di immigrati.
Ecco uno dei motivi più rilevanti per i quali le ultime elezioni hanno segnato una grave sconfitta del Pd.
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