Lotta al divario generazionale: reddito di cittadinanza e reddito di opportunità al vaglio
17 dicembre 2018
L’11 dicembre è stato illustrato in LUISS ai rappresentati del Governo, delle parti sociali, delle forze politiche e a una nutrita delegazione di studenti provenienti da decine di scuole superiori, il II Rapporto sul divario generazionale curato dalla Fondazione Bruno Visentini.
Confermato anche quest’anno, da un lato, il trend negativo dell’Indice del divario generazionale, che misura gli ostacoli frapposti alla piena autonomia economica (un lavoro) e sociale (una abitazione indipendente, una famiglia) dei giovani rispetto al periodo pre-crisi e, dall’altro lato, la necessità, già ampiamente sottolineata nel primo rapporto, di affrontare la lotta al divario generazionale con un provvedimento organico che porti a fattore comune le numerose misure generazionali già messe in campo negli ultimi anni.
Una frammentazione normativa che riduce l’efficacia delle 53 misure attive e a vario titolo destinate ai giovani o con impatto sulle generazioni più giovani analiticamente “mappate” nel rapporto appena presentato. Si tratta non solo di un numero elevato di misure (senza precedenti in altri paesi come dimostra l’analisi comparata del Rapporto) ma anche di un impegno finanziario non irrilevante, che ha visto nel solo 2018 impegnati 3,7 miliardi di euro tra fondi nazionali e fondi europei, oltre ad ulteriori 800 milioni di euro a valere sulla fiscalità generale ma destinati a misure con impatto generazionale.
La proposta messa sul tavolo, pertanto, prevede la creazione di un unico strumento, che vada a sostituire tutti i precedenti (Garanzia giovani compresa) rappresentato da un fondo di rotazione alimentato da 4,5 miliardi annui, chiamato a sostenere il patto per l’occupazione giovanile mediante un conto individuale denominato “Una mano per contare” perché ruota attorno a cinque differenti ambiti di intervento come appunto le cinque dita di una mano.
Il conto individuale, riconosciuto ai soggetti beneficiari sarà utilizzabile sino al compimento del 35mo anno di età (40 per le donne con figli) per l’acquisto di beni e servizi e/o degli sgravi fiscali o contributivi.
Poiché come detto il “poter contare” delle nuove generazioni è anche e soprattutto il presupposto affinché il nostro paese possa tornare “a contare” nel suo complesso e nel contesto economico mondiale, avviando una vera e propria la strategia di rilancio delle nuove generazioni incardinata sugli investimenti che più in generale che il nostro paese deve compiere, in particolare sul versante dell’innovazione.
Di seguito, dunque vengono illustrate sinteticamente le misure, o meglio, i servizi acquistabili dal target dei beneficiari, utilizzando il loro conto individuale per un controvalore stimato in 20/22.000 euro.
Il primo ambito è quello della Transizione dalla scuola al mondo del lavoro. Il conto individuale prevede l’attivazione di uno strumento aggiuntivo e non sostitutivo della attuale piattaforma di Alternanza Scuola Lavoro a regime. I servizi aggiuntivi ai quali i titolari del conto individuale possono accedere sono il sostegno a brevi esperienze formative e/o lavorative in realtà non prossime rispetto alla propria sede di studio, sia regionali che extraregionali che estere oppure esperienze in aziende delle filiere prioritarie (in questo caso parte del bonus andrebbe alle stesse aziende ospitanti). La finestra per accedere a questi servizi è naturalmente limitata ai titolari del conto individuale che frequentano gli ultimi tre anni delle scuole secondarie superiori e prevede un controvalore per ciascun titolare del conto, di 1.000 euro.
Il secondo ambito è quello della Ricerca e sviluppo nell’impresa. Le opportunità offerte dal conto individuale vanno da assegni di ricerca per un controvalore di 20/22.000 euro, da svolgere nelle imprese preventivamente validate da una istituzione universitaria, a borse di studio per la frequenza di master di I o II livello o corsi executive nei settori strategici. In considerazione del controvalore significativo di questa misura, se attivata esaurisce ovviamente il plafond del conto individuale.
Il terzo ambito riguarda la Formazione e orientamento all’occupazione. In tale contesto, i titolari del conto individuale avranno l’opportunità di accedere come osservatori esterni a corsi di formazione continua presso aziende, finanziati dai principali fondi interprofessionali sia sul conto formazione che sul conto sistema oppure prestare servizio presso le amministrazioni pubbliche locali o enti locali. L’accesso in tal caso è riservato ai Neet o a giovani occupati in condizione di precariato per un controvalore di 2.500 euro.
Il quarto ambito, quello più delicato, è relativo al supporto all’Incentivo all’impiego, autoimpiego e imprenditoria. Saranno previsti contributi a start-up innovative promosse dai titolari del conto nei settori ritenuti prioritari o in imprese culturali e creative. Contributi, per un controvalore di 10.000 euro che potranno essere estesi anche al sostegno di piani di commercializzazione di idee o prevedere sgravi contributivi per l’impiego a tempo indeterminato in aziende delle filiere ad alta densità di occupazione o alta produttività.
L’ultimo, ma non per questo meno rilevante ambito, è quello del sostegno ai nuovi nuclei familiari. Con nucleo familiare si vuole ricomprendere anche il giovane/la giovane single che per motivi di studio o di lavoro intende abbandonare la residenza della famiglia di provenienza. I titolari del conto individuale potranno dunque ricorrere al sostegno economico per le spese di affitto della propria abitazione indipendente o un contributo sugli interessi del mutuo contratto per comprare una prima casa o procedere al restauro della stessa se questa si trova in aree interne o rurali. L’obiettivo in questo caso è quello di attrarre i giovani in particolare nei borghi che vanno spopolandosi, grazie anche a un contestuale investimento in infrastrutture volti a trasformare questi piccoli e spesso periferici nuclei urbani in veri e propri smart villages. Contributi che potranno essere previsti per l’acquisto di mobili, il sostegno delle spese di mobilità dalla casa al lavoro e la cura dei figli per un controvalore sino a 6.000 euro per titolare del conto individuale.
Come sottolineato, l’attivazione del conto individuale “una mano per contare” potrebbe contare sui fondi rinvenienti dalla riorganizzazione delle risorse attualmente programmate e impegnate per l’attuazione delle misure generazionali attualmente in essere e dei fondi strutturali in programmazione nella misura sopra descritta. La proposta, formulata nel Rapporto, non si spinge naturalmente a definire il numero e soprattutto i paletti da porre per concentrare l’intervento sul target dei giovani più bisognosi, anche se gli indicatori dell’Indice del Divario Generazionale suggeriscono di tenere in conto il genere (l’indicatore di divario generazionale per le donne è assai più elevato), la provenienza regionale e perifericità della residenza.
Il dibattito emerso in occasione della presentazione ha contribuito a precisare come il conto individuale non possa essere associato al reddito di cittadinanza ora in discussione nella legge di Bilancio per almeno tre motivi. Il primo è che il conto individuale è riservato agli under 35, dunque non generalizzato come il reddito di cittadinanza, che non è quindi classificabile come misura generazionale. Il secondo che, a differenza di quest’ultimo, il conto individuale non grava ulteriormente sulla fiscalità generale e sul deficit (come tale tecnicamente anti-generazionale) ma trae risorse dalla riprogrammazione di misure esistenti. Il terzo è che a differenza del reddito di cittadinanza, il conto individuale responsabilizza il suo titolare, che ne decide modalità e tempi di attivazione. Non appare quindi una forzatura definirlo un vero e proprio “reddito di opportunità”. La parola ora alla politica.
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