Lega primo partito, ma appena intorno al 30% – e il “sorpasso” PD si allontana
10 maggio 2019
Sperimentazione innovativa: due domande diverse per le intenzioni di voto
A pochi giorni dal “black-out” pre-elettorale, si è da poco conclusa la rilevazione campionaria CISE Osservatorio Politico (CAWI, N=1000, estratti da panel online con quote per sesso, età, titolo di studio, e ponderazione aggiuntiva per voto 2018). A fronte di dati interessanti <LINK a altro comunicato> sulle opinioni degli italiani sull’Europa, che restituiscono un’immagine di atteggiamento pro-europeista, ma critico e per certi versi sfiduciato, vediamo adesso nello specifico le intenzioni di voto.
In questa occasione abbiamo sperimentato due domande di tipo diverso. La prima – relativa alle intenzioni di voto per eventuali elezioni politiche – con un formato tradizionale. La seconda – relativa alle europee – con un’innovativa “simulazione di scheda elettorale”, ovvero presentando (in una sola schermata: si tratta di un’indagine Web) tutti i simboli di partito. Già in partenza ci aspettavamo delle differenze: a prescindere dal fatto che le due domande fossero relative a una diversa elezione, ci aspettavamo che la domanda “simulazione”, con tutti i simboli, anche di partiti minori, avrebbe portato più voti ai partiti piccoli.
Lega primo partito, ma in un caso sotto il 30%
Così è stato. La tabella 1 ci mostra le intenzioni di voto desunte dalle due domande. In entrambi i casi primo partito è la Lega. Tuttavia, con stime leggermente inferiori ad altri sondaggi (verosimilmente anche dovuto alle specificità del nostro campione) e, soprattutto, scendendo nel caso della simulazione di scheda per le europee sotto il 30%, pur restando saldamente il primo partito. E’ difficile dire se questa relativa debolezza della Lega sia dovuta a peculiarità del nostro campione o della nostra sperimentazione di scheda elettorale, oppure all’avere intercettato un temporaneo momento di debolezza dovuto al caso Siri, o infine se si tratta invece di un segnale di allarme, magari legato alla scelta di Salvini di caratterizzare la Lega maggiormente a destra (Congresso delle famiglie di Verona, polemiche sulla casa editrice del libro-intervista a Salvini) rispetto alla capacità osservata in precedenza di cogliere consensi in modo trasversale basandosi su un profilo post-ideologico.
Per il Pd il “sorpasso” si allontana, ma una bassa affluenza potrebbe aiutarlo
Riguardo alla seconda piazza, in entrambi i casi è invece appannaggio del M5S. E qui il commento più rilevante riguarda il possibile, lungamente vagheggiato, “sorpasso” del Pd sul M5s. In primis, osserviamo che nei nostri dati il distacco tra i due è ancora compreso tra 1,5 e 3 punti percentuali. Dati i margini di errore, un sorpasso Pd potrebbe in realtà anche essere in atto in questo momento. Tuttavia, alcuni aspetti ci suggeriscono che potrebbe essere non così probabile, neanche nelle prossime settimane:
- Rispetto alle attuali intenzioni di voto, c’è ancora una quota rilevante di indecisi, che potrebbero poi prendere una decisione e votare. In questo caso il gruppo che potrebbe più verosimilmente votare è quello di chi – oggi indeciso – tuttavia ha votato nelle politiche dell’anno scorso.
Tra questi, il gruppo nettamente maggioritario (oltre un terzo dei “delusi”) è composto da ex elettori del M5S, che tra l’altro il Pd si è posto esplicitamente come gruppo “obiettivo”. - Il punto è che tuttavia, analizzando la propensione degli ex M5S a votare vari partiti in futuro (PTV, su una scala da 0 a 10), si nota che hanno ancora la massima propensione a rivotare il M5S (PTV media di 5.8), seguita dall’astensione (PTV media di 4.1), dalla Lega (PTV media di 3.9), con +Europa e Pd decisamente più indietro (PTV media di 2,6 e 2,4, quest’ultima alla pari con FDI). In poche parole, questi elettori delusi non stanno quasi considerando il Pd: lo vedono ben dietro altre possibilità, decisamente più probabili. Di conseguenza, non sembra che da questo bacino (che vale oltre il 5% dei voti validi) possa venire un chiaro sorpasso del Pd sul M5S.
Tuttavia, una possibile speranza per il Pd può venire da una bassa affluenza. Abbiamo infatti effettuato alcune simulazioni, in cui abbiamo progressivamente escluso dal campione (anche se dichiaravano un voto valido) gli intervistati che indicavano una PTV all’astensione (propensione ad astenersi in futuro) sopra una certa soglia. Ebbene, abbassando progressivamente la soglia per essere esclusi (ovvero, ipotizzando che sempre più elettori si astengano il 26 maggio), abbiamo individuato un valore oltre il quale il Pd superava il M5S. In altre parole, è possibile che una partecipazione particolarmente bassa – che evidentemente corrisponde a una smobilitazione degli elettori più “periferici” che sostengono il M5S possa permettere al Pd l’agognato “sorpasso”. Quale dei vari scenari si verificherà è ovviamente tutto da vedere.
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