La rivoluzione informatica e i due decenni perduti del Sud Europa
9 ottobre 2019
Dalla metà degli anni ’90, la crescita della produttività nel Sud Europa è stata decisamente inferiore rispetto a quella di altri paesi sviluppati. Ciò è illustrato dalla figura 1A, in cui è rappresentata la produttività aggregata, misurata come PIL reale per ora lavorata (al netto dell’accumulazione di capitale non-IT), per sei paesi OCSE. Tra il 1995 e il 2015, la produttività è cresciuta solo dello 0,1% l’anno in Italia e Spagna e dello 0,5% l’anno in Portogallo, mentre è cresciuta dell’1,1% l’anno in Germania e dell’1,4% l’anno negli Stati Uniti.
Figura 1: Crescita della produttività e capitale IT nell’OCSE

A: Crescita della produttività

B: Crescita del capitale reale IT
Fonte: OCSE e EU KLEMS. Cf. Schivardi – Schmitz (2019).
Queste tendenze rappresentano una sfida per la sopravvivenza dell’unione monetaria. Mentre una moneta comune può funzionare bene se ci sono differenze geografiche nei livelli di produttività, è molto più difficile far fronte a differenze persistenti nella crescita della produttività, in particolare quando l’inflazione è bassa. Un filone di ricerca sostiene che pratiche di management inefficienti abbiano impedito alle aziende del Sud Europa di sfruttare appieno i vantaggi della rivoluzione informatica (Bloom et al., 2012; Pellegrino – Zingales, 2017). In un recente articolo (Schivardi – Schmitz, 2019) approfondiamo questa tesi più nel dettaglio. In particolare, cerchiamo di identificarne i meccanismi principali, di determinare la loro importanza quantitativa e di discuterne alcune implicazioni di politica economica.
La divergenza del Sud Europa coincide con la diffusione massiva delle tecnologie dell’informazione (IT) a partire dalla metà degli anni ’90, che è stata uno dei principali motori della crescita della produttività nelle principali economie. Nel Sud Europa invece la rivoluzione informatica ha prodotto progressi relativamente modesti. La figura 1B mostra che tra il 1995 e il 2014 il capitale reale IT è aumentato di un fattore di 4,6 negli Stati Uniti e di 4 in Germania, ma solo di un fattore di 1,5 in Italia, di 2,6 in Portogallo e di 3,7 in Spagna. Pertanto, la diffusione dell’IT nel Sud Europa è stata limita limitata. Inoltre, l’IT ha avuto un impatto trascurabile sulla produttività anche nei paesi in cui si registrava una crescita leggermente più rapida del capitale IT (come la Spagna). Perché?
Un’ampia letteratura empirica documenta che l’adozione dell’IT richiede cambiamenti nell’organizzazione aziendale e induce maggiori incrementi di produttività nelle imprese meglio gestite, perché pratiche manageriali e IT sono complementari. Tuttavia, le imprese del Sud Europa hanno prestazioni sistematicamente peggiori in termini di efficienza gestionale. Ciò è illustrato dalla Figura 2, che utilizza i dati del World Management Survey (WMS), sviluppato da Nick Bloom, Raffaella Sadun e John Van Reenen. Il WMS è un’indagine innovativa che consente di assegnare un punteggio alle imprese in base alla qualità delle loro pratiche manageriali (management score). Sono state prese in considerazione più di 20.000 aziende in 35 paesi. La Figura 2 illustra le medie (standardizzate) per le economie industrializzate, e mostra che i paesi del Sud Europa, come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, hanno punteggi sostanzialmente inferiori rispetto ai paesi del Nord Europa, agli Stati Uniti, al Canada e al Giappone.
Figura 2: Efficienza gestionale nei paesi OCSE
Fonte: Calcoli degli autori basati sui dati del World Management Survey. Cf. Schivardi – Schmitz (2019).
Queste differenze nelle pratiche di management hanno un peso nella divergenza del Sud Europa? Quanto illustrato nella Figura 3 suggerisce che in effetti sia così. La Figura 3A mostra come prima della rivoluzione informatica non vi fosse alcuna correlazione tra management score e crescita della produttività. Tuttavia, la Figura 3B mostra che ciò è cambiato radicalmente intorno al 1995, e che tra i due è emersa una forte correlazione positiva. Pertanto, con l’avvento della rivoluzione informatica le pratiche di management inefficienti hanno iniziato ad essere un freno alla crescita della produttività, in linea con l’idea che pratiche di management efficienti e IT siano complementari.
Figura 3: Management score e crescita della produttività prima e dopo la Rivoluzione IT

A: 1985-1995

B: 1995-2008
Fonte: OCSE e World Management Survey.
Nel nostro articolo, analizziamo questi sviluppi attraverso la lente di un semplice modello che si basa su due ipotesi fondamentali: i) qualità delle pratiche manageriali e IT sono complementari; ii) i paesi del Sud Europa hanno pratiche manageriali peggiori. Il nostro modello prevede che un management inefficiente riduceva il livello del reddito e di produttività del Sud Europa (ma non i tassi di crescita) già prima della rivoluzione informatica. L’avvento della rivoluzione informatica amplifica queste differenze tra Nord e Sud. Infatti, poiché management efficiente e IT sono complementari, le aziende del Sud che adottano l’IT sperimentano un aumento di produttività inferiore rispetto alle imprese del Nord. L’effetto è aggravato dal fatto che già in partenza meno aziende del Sud adottano l’IT, proprio perché ne beneficiano meno. Inoltre, la rivoluzione informatica fa sì che i salari dei lavoratori altamente qualificati del Nord siano più alti di quelli del Sud. Ciò favorisce un’emigrazione dei lavoratori altamente qualificati, e il Sud perde così proprio i lavoratori necessari per l’adozione dell’IT.
Per determinare l’importanza quantitativa di questi canali, calibriamo il nostro modello utilizzando dati da varie fonti. Nella nostra calibrazione di base, la rivoluzione informatica aumenta la produttività dell’11,1% in Germania, del 5,9% in Italia, del 2,5% in Spagna e del 3,4% in Portogallo tra il 1995 e il 2008. (L’analisi si ferma al 2008, poiché la successiva crisi finanziaria potrebbe aver amplificato la divergenza per motivi non inclusi nel nostro modello. Tuttavia, nel nostro articolo mostriamo che una calibrazione per l’intero periodo 1995-2015 produce risultati molto simili). Confrontando questi numeri con l’effettiva divergenza di produttività che si osserva dai dati, il meccanismo che noi evidenziamo spiega il 35% della divergenza dell’Italia, il 47% della Spagna e l’81% del Portogallo rispetto alla Germania. La divergenza è principalmente causata da inferiori incrementi di produttività a livello aziendale derivanti dall’adozione dell’IT, aggravati da inferiori tassi di adozione. L’emigrazione di lavoratori altamente qualificati triplica in conseguenza della rivoluzione informatica, ma il suo impatto sulla produttività aggregata è modesto.
Infine, analizziamo una serie di possibili interventi di politica economica nel Sud Europa. Mostriamo che sovvenzionare l’adozione dell’IT ridurrebbe ulteriormente la produttività del Sud. Allo stesso modo, anche sovvenzionare l’istruzione in materia di IT avrebbe effetti negativi, in quanto si tradurrebbe di fatto in un trasferimento al Nord, che ne raccoglie i benefici attraverso la migrazione dei lavoratori altamente qualificati. Tutto ciò è dovuto al fatto che questi interventi curano i sintomi del malessere del Sud Europa (bassa adozione dell’IT o bassa istruzione), ma non la causa (il management inefficiente). Naturalmente, questi risultati devono essere presi cum grano salis, poiché il nostro modello astrae dai fallimenti del mercato che potrebbero portare a scelte non ottimali riguardo l’adozione dell’IT o l’istruzione. Tuttavia, suggeriscono che le politiche dovrebbero concentrarsi sulla causa alla base della divergenza del Sud Europa – il management inefficiente – piuttosto che sul suo sintomo.
Il problema è quindi come migliorare le pratiche manageriali. Benché la letteratura sull’argomento sia ancora agli inizi, è già possibile trarre alcune lezioni. Un fattore importante è l’assetto proprietario delle imprese. La proprietà e la gestione familiare, particolarmente diffuse nel Sud Europa, tendono ad essere associate a pratiche manageriali di qualità inferiore rispetto alle società quotate o alle società controllate da fondi di private equity o da proprietari stranieri. In un ultimo esercizio dimostriamo che aumentare la presenza di multinazionali straniere potrebbe migliorare sostanzialmente la qualità delle pratiche manageriali nel Sud Europa, sia direttamente, perché le sussidiarie di multinazionali straniere sono ben gestite, sia indirettamente, poiché è dimostrato che le buone pratiche di un’azienda tendono a diffondersi localmente grazie alla mobilità manageriale.
Bibliografia
Bloom, Nicholas, Raffaella Sadun, and John Van Reenen (2012). “Americans Do IT Better: US Multinationals and the Productivity Miracle.” American Economic Review, 102(1), 167–201.
Brynjolfsson, Erik and Lorin M. Hitt (2000). “Beyond Computation: Information Technology, Organizational Transformation and Business Performance.” Journal of Economic Perspectives, 14(4), 23–48.
Fernald, John (2014). “Productivity and Potential Output Before, During, and After the Great Recession.” In NBER Macroeconomics Annual 2014, Volume 29.
Garcia-Santana, Manuel, Enrique Moral-Benito, Josep Pijoan-Mas, and Roberto Ramos (2019). “Growing like Spain: 1995-2007.” International Economic Review, Forthcoming.
Garicano, Luis and Paul Heaton (2010). “Information Technology, Organization, and Productivity in the Public Sector: Evidence from Police Departments.” Journal of Labor Economics, 28(1), 167–201.
Gopinath, Gita, Sebnem Kalemli-Ozcan, Loukas Karabarbounis, and Carolina Villegas-Sanchez (2017). “Capital Allocation and Productivity in South Europe.” The Quarterly Journal of Economics, 132(4), 1915–1967.
Gordon, Robert J. (2016). The Rise and Fall of American Growth: The U.S. Standard of Living since the Civil War. Princeton University Press.
Pellegrino, Bruno and Luigi Zingales (2017). “Diagnosing the Italian Disease.” Working Paper 23964, National Bureau of Economic Research.
Schivardi, Fabiano and Tom Schmitz (2019). “The IT Revolution and Southern Europe’s Two Lost Decades.” Journal of the European Economic Association, Forthcoming.
Newsletter
Articoli correlati
Lost in Translation? La sinistra europea alla ricerca di se stessa
6 settembre 2021
Nel panorama politico dell’Europa occidentale degli ultimi anni è generalmente accettato che i partiti di sinistra, e in particolare i partiti socialdemocratici, abbiano sperimentato un inarrestabile declino elettorale. Giornalisti ed esperti hanno evidenziato il drammatico crollo recente dei partiti socialdemocratici in diversi paesi. Vediamo le cause.
Regimi fiscali e visioni dell’Unione euopea
4 agosto 2021
Dopo l’estate inizierà la discussione sul futuro del Patto di stabilità e crescita (PSC), il perno del sistema fiscale dell’Eurozona momentaneamente sospeso. Già ora, però, gli schieramenti si stanno formando. L’Eurozona ha bisogno di un framework fiscale per funzionare, ma la sua natura è oggetto di divisioni. Vediamo perché.
L’Europa apra le porte solo alle vere democrazie
27 luglio 2021
Non era mai sparito dall’agenda, ma l’obiettivo dell’ulteriore allargamento dell’Unione europea (Ue) è stato recentemente riproposto. Come valutare le pressioni verso un nuovo allargamento? La visione internazionalistica è in contrasto con la realtà istituzionale dell’Ue? Ecco un’analisi di Sergio Fabbrini.
L’Italia è leader dell’antiriciclaggio e merita la nuova Agenzia europea
17 giugno 2021
La proposta, formulata nei giorni scorsi dal Presidente dell’ABI Patuelli, di insediare in Italia l’Agenzia europea per l’antiriciclaggio appare basata su oggettive ragioni di merito. Il nostro Paese può infatti vantare una delle prime e più articolate normative in materia di prevenzione e repressione di questa gravissima forma di reato.