I valori dell’Unione: il riposizionamento dei principi fondanti
17 febbraio 2020
Nel corso del 2020 verrà pubblicato da Bordeaux un volume frutto di una ricerca finanziata dall’Istituto di studi politici San Pio V e alla quale ho partecipato nel 2018-2019. Il titolo del volume è Uniti si può. I valori dell’Unione europea in tempo di crisi. Oltre che nella co-curatela, ho contribuito con un articolo dal titolo La politica migratoria dell’Unione europea fra realpolitik e valori fondanti. Stiamo programmando la presentazione del volume in varie sedi, universitarie e istituzionali: fra queste, la Luiss.
Descrizione della ricerca
Secondo l’art. 2 del Trattato sull’Unione europea (TUE), l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni a tutti gli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
I principi appena richiamati hanno da sempre guidato il lungo processo di integrazione europea, dalla firma dei Trattati di Roma nel 1957 fino ad oggi. Nell’arco di questi 60 anni, infatti, è stato seguito un percorso di continua espansione dei valori su cui si fonda l’Unione europea, che nel tempo, quindi, hanno conosciuto un costante e sostanziale rafforzamento.
Nell’ultimo periodo, tuttavia, per la prima volta da quando i sei membri originari hanno deciso di creare l’attuale Unione europea, questo processo di rafforzamento dei valori fondanti dell’UE sta manifestando una tendenza inversa. A differenza del passato, cioè, sembra che in alcuni settori si stia verificando una compressione di alcuni diritti, con il rischio che ciò possa innescare un processo di tipo regressivo, mai mostrato fino ad ora.
La presenza di una simile situazione offre agli studiosi di materie giuridiche e politiche degli spunti di riflessione estremamente interessanti. Tenendo come punto di riferimento quanto disposto dall’art. 2 del TUE, la ricerca esplora i principali ambiti in cui si sta manifestando questo processo di compressione di detti valori.
Obiettivo della ricerca
La ricerca indaga su un territorio già ampiamente esplorato dalla dottrina, con l’obiettivo, tuttavia, di mettere in luce un nuovo trend che sembra, in tempi più recenti, caratterizzare il processo di integrazione europea. Si tratta di una sorta di “riposizionamento” dei valori fondanti l’UE (e comuni ai suoi Stati membri), che sembrano avere assunto, di fronte a problemi politici (prima ancora che giuridici) particolarmente pressanti per l’Europa, una inedita cedevolezza. L’obiettivo della ricerca è verificare questa ipotesi di partenza, selezionando quattro settori maggiormente “a rischio” per i valori dell’art. 2 del TUE, quali la governance economica, la politica di immigrazione ed asilo, il rispetto dello Stato di diritto e la lotta al terrorismo internazionale.
Risultati della ricerca
La ricerca ha messo in luce il nesso esistente fra, da un lato, il disallineamento della condotta di alcuni Stati membri, peraltro almeno in parte caratterizzati dalla provenienza dall’ex blocco orientale, e della stessa Unione rispetto ai parametri imposti dall’art. 2 del TUE e, dall’altro, l’inadeguatezza degli strumenti istituzionali di cooperazione, soprattutto sotto il profilo metodologico. In definitiva, l’inefficacia delle soluzioni finora offerte dall’Unione sugli attuali temi più controversi, sotto il profilo politico e giuridico, si lega alle conseguenze di un certo ritorno al c.d. functionalism, al metodo, cioè, intergovernativo. Detto in altri termini, si lega all’avanzamento degli interessi nazionali nel territorio della cooperazione e alla conseguente minore libertà di manovra dell’organizzazione in questione. Il volume mette dunque in luce dinamiche che in qualche modo invalidano quelle tesi che hanno, soprattutto dopo il Trattato di Maastricht, troppo sbrigativamente riposizionato il processo di integrazione su un territorio quasi costituzionale, mostrando che, pur con le sue originalità, affermate nel corso del tempo prevalentemente dalla sua Corte di giustizia, l’Unione europea rimane un’organizzazione internazionale, saldamente nelle mani dei suoi “padroni”, gli Stati membri.
La ricerca, qui parzialmente anticipata in sintesi, è finanziata dall’Istituto di studi politici San Pio V, e verrà pubblicata dall’editore Bordeaux nel volume a cura di F. Anghelone, F. Battaglia e F. Cherubini Uniti si può. I valori dell’Unione europea in tempo di crisi”.
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