La risposta degli elettori alle politiche pubbliche: il caso italiano dell’indulto

9 marzo 2020
Editoriale Open Society off
FacebookFacebook MessengerTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Gli elettori rispondono agli effetti delle politiche pubbliche?

Vi è un nesso causale tra gli effetti delle politiche pubbliche e la risposta degli elettori? La risposta a questa domanda è importante per poter capire se effettivamente i politici siano accountable per le conseguenze delle loro scelte politiche. Tuttavia, non è facile dimostrare il nesso causale tra politiche pubbliche e la risposta degli elettori ai loro effetti. Poiché i politici operano scelte politiche in maniera strategica, il legame tra gli effetti delle politiche ed i comportamenti elettorali potrebbe essere spurio. Ad esempio, un politico potrebbe decidere di “premiare” aree geografiche in cui gode di maggior consenso con politiche fiscali volte ad agevolare gli elettori di tali aree. In tal caso, il nesso causale sarebbe inverso (reverse causality): non è l’effetto favorevole di una scelta politica a generare una risposta positiva da parte degli elettori ma, piuttosto, il contrario. Più in generale, stabilire un nesso causale tra politiche pubbliche e risposta elettorale richiede un adeguato “controfattuale” per poter capire quale sarebbe stata la risposta degli elettori se fossero state attuate politiche diverse.

Il caso Italiano

In un articolo recente, Drago, Galbiati e Sobbrio (Journal of the European Economic Association, forthcoming) cerchiamo di dare una risposta a questa domanda sfruttando un “esperimento naturale”. Nel luglio 2006, il Governo italiano emanò una legge sull’indulto a causa del drammatico sovraffollamento delle carceri. Un sottoinsieme dei detenuti con meno di 36 mesi di pena residua beneficiò di tale legge, con l’immediata conseguenza che circa il 30% dei detenuti nelle carceri italiane venne stato rilasciato nell’Agosto 2006 (Figura 1).

 

Cattura sobbrio

La legge prevedeva per i beneficiari dell’indulto un “disincentivo” a recidivare nei cinque anni successivi all’uscita dal carcere. Ovvero, qualora avessero commesso un nuovo crimine in questi cinque anni, avrebbero avuto una pena aggiuntiva pari alla loro pena residua al momento del rilascio. Ciò creava un incentivo a non recidivare per i beneficiari dell’indulto. Incentivo che aumentava con la durata della pena residua. Come dimostrato da precedenti ricerche (Drago, Galbiati e Vertova, 2009, Journal of Political Economy), questo incentivo creò differenze “esogene” nella propensione a recidivare tra i detenuti rilasciati. Ad esempio, due individui identici entrati in carcere con una pena di 50 mesi, al momento dell’indulto nell’Agosto 2006, potevano avere due diverse pene residue, e quindi un diverso incentivo alla recidiva, semplicemente perché erano entrati in carcere in momenti diversi. Poiché la data di ingresso in carcere è plausibilmente esogena (rispetto a futuri comportamenti criminali), l’indulto permette di valutare la risposta degli elettori agli effetti realizzati (tassi di recidiva) di una politica pubblica. Infatti, l’eterogeneità della pena residua tra diversi “indultati” rimane anche quando si aggrega l’eterogeneità individuale nel comune di residenza degli “indultati” (Figura 2).

 

average incentive to recidivate

Quindi, sfruttando le differenze tra comuni nell’incentivo medio a recidivare degli “indultati” residenti in tali comuni, è possibile valutare fino a che punto gli elettori rispondano agli effetti di politiche di controllo del crimine a parità di tutte le altre condizioni. Analizzando i dati sull’incentivo a recidivare e recidivismo osseervato, abbiamo innanzitutto dimostrato che i comuni in cui gli “indultati” hanno avuto un maggiore incentivo a recidivare (minore pena residua) hanno, in effetti, avuto un tasso maggiore di recidiva. Inoltre, documentiamo che nei comuni dove gli “indultati”  avevano un maggiore incentivo medio a recidivare gli elettori hanno “punito” di più la coalizione politica di governo e promotrice dell’indulto (centro-sinistra) nelle elezioni parlamentari successive all’indulto (2008).

Questo dimostra che peggiori effetti osservabili delle politiche pubbliche implicano risultati elettorali peggiori per i politici responsabili di tali politiche. Quali sono i meccanismi che guidano questo risultato? Per dare evidenza empirica su questo mostriamo che dove l’incentivo a recidivare è maggiore i giornali riportano più notizie su crimini commessi dagli “indultati”. Inoltre, sfruttando dati su interviste e sondaggi, la nostra analisi evidenzia come nei comuni con maggiore rischio di recidiva gli individui dessero giudizi più negativi sui maggiori partiti di governo e sulla loro capacità di affrontare il crimine. Tuttavia, osserviamo anche che tale rischio di recidiva non è associato a variazioni nella percezione del crimine come priorità a livello nazionale o locale. Ciò suggerisce che gli elettori avessero correttamente valutato gli effetti dell’indulto sul recidivismo degli “indultati” e non sul crimine in generale.

L'autore

Francesco Sobbrio è professore presso il Dipartimento di Economia e Finanza della Luiss


Website
Newsletter