Il contributo Luiss al progetto CREA per il supporto alla risoluzione di dispute fra cittadini europei
27 marzo 2020
L’Università Luiss ha dato un importante contributo ad un progetto che vede la collaborazione di ricercatori in aree molto diverse quali economia, informatica, legge e matematica per lo sviluppo di una piattaforma web di supporto alla risoluzione di dispute fra cittadini europei nell’ambito di procedimenti quali l’eredità o il divorzio che comportano la divisione di un patrimonio comune fra due o più parti.
Il progetto, denominato CREA, Conflict Resolution through Equitable Algorithms, è stato finanziato dal programma Justice (JUST) dell’Unione Europea, mirato a promuovere la cooperazione giudiziaria, aiutare gli operatori e a favorire l’accesso al sistema giudiziario da parte di individui ed imprese dell’Unione. Il progetto è durato due anni, da ottobre 2017 a settembre 2019 ed ha coinvolto 8 paesi: Belgio, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo e Slovenia. La Luiss, coordinata dal Prof. Marco Dall’Aglio, ha avuto un importante ruolo, ospitando un team di giuristi facente parte del Workgroup legale ed un team di economisti e matematici che costituiva il Workgroup Analitico-Cognitivo-Sperimentale.
Il progetto si è sviluppato in fasi successive: dapprima è stata fatta una rassegna dei risultati esistenti in ogni ambito (legale, economico, matematico). Il Workgroup legale ha quindi analizzato la legislazione vigente nei paesi interessati dal progetto per quanto riguarda la divisione di beni nell’ambito del diritto di famiglia (concentrando l’attenzione sulle problematiche legate alle successioni ed ai divorzi), ed ha descritto in dettaglio alcuni casi specifici particolarmente interessanti e delicati. Da qui si sono potuti progettare e quindi implementare algoritmi in grado di tenere conto della legislazione vigente nei singoli paesi e delle preferenze degli individui coinvolti, mediante semplici procedure di elicitazione, per proporre soluzioni soddisfacenti per ogni individuo coinvolto d in grado di risolvere gli inevitabili conflitti fra le parti. Il grado di soddisfacimento degli individui e la scelta delle procedure più adeguate sono stati sottoposti a verifica sperimentale nel laboratorio Luiss CESARE, diretto dalla Prof. Daniela Di Cagno. È stato infine messo a punto il portale web del progetto che raccoglie la documentazione ed i prodotti messi a punto per il progetto.
Fra i momenti salienti del progetto si segnalano la presentazione dei risultati presso l’Ordine degli Avvocati di Roma, avvenuta il 21 maggio 2019 e la riunione conclusiva, avvenuta presso la Sala M del Senato Belga il 27 settembre 2019.
Il contributo di Marco Dall’Aglio
Una sentenza che dirima una disputa legale fra due o più parti, si occupa di cercare una soluzione equa che si attenga ai principi cardine del Diritto e non deve tenere conto della soddisfazione delle parti interessate. In determinate circostanze potrebbe farlo, senza ledere i principi di cui sopra. Pensiamo alla divisione di un patrimonio di un individuo vedovo fra i due figli in assenza di testamento. Il patrimonio va diviso in due parti di uguale valore monetario e ciò può essere eseguito in molto modi diversi e tutti legittimi, ma che possono suscitare reazioni fortemente positive o negative per i singoli agenti coinvolti, che valutano beni ben noti (pensiamo ad una casa in cui la famiglia, o a delle opere d’arte) attribuiti a sé stessi o agli altri.
Cosa rende una divisone di beni equa? La matematica si è occupata di definire il problema e di cercare risposte a partire dal lavoro di alcuni importanti matematici polacchi che, durante la seconda guerra mondiale si riunivano in un caffè di Leopoli (all’epoca in Polonia ed ora in Ucraina) per porre e risolvere problemi matematici di carattere ricreativo. Da semplice motivo di svago, il tema è diventato un vero e proprio settore di studi del quale si occupano, fra gli altri, matematici, economisti, informatici. Il problema può essere formulato in modi diversi, e, similmente, non esiste in genere un’unica soluzione. Il concetto di equità, infatti, può essere formulato in modi diversi, spesso non conciliabili fra di loro.
Nel progetto mi sono occupato di progettare algoritmi di semplice uso e in grado di fornire spiegazioni convincenti per le soluzioni proposte, ma allo stesso tempo completi e in grado di ottemperare alle complesse normative giuridiche che governano i processi nei diversi paesi europei. Ad esempio, per quanto riguarda i problemi di successione, le procedure debbono tenere conto della lista delle persone aventi diritto a partecipare alla successione, la quota spettante a ciascuna parte coinvolta, se esistono vincoli nell’attribuzione dei beni (ad esempio se un bene può essere diviso in più quote di proprietà), se esistono delle volontà della persona deceduta di cui tenere conto, se esistono dei debiti preesistenti e altro ancora. Il tutto deve tenere conto del paese in cui avviene la successione.
Nell’ambito del progetto ho formulato due procedure specifiche che, diversamente dagli algoritmi esistenti, tengono conto, oltre alla soddisfazione delle parti coinvolte, anche del valore materiale (monetario) dei beni divisi.
Nella prima procedura, denominata “Price-and rate” si assume che il giudice, un mediatore o le parti stesse decidano un valore di mercato dei beni. Le parti coinvolte allora esprimono il gradimento di un certo bene, prescindere dal suo valore monetario, esprimendo un giudizio da 1 a 5 stelle, simile a quello che gli utenti dei servizi web, attribuiscono per recensire un prodotto o un servizio. La divisione risultante fornisce una partizione che attribuisce la massima utilità possibile a tutti gli agenti coinvolti.
Nella seconda procedura denominata “make-your-own-price”, viene affrontata la situazione in cui le parti coinvolte non abbiano raggiunto un accordo sul valore monetario dei beni da dividere, o non abbiano ancora affrontato la questione. Alle parti viene quindi fornito un budget virtuale, di valore equivalente all’intero patrimonio. La divisione prodotta risulterà esente da invidia. Nessun agente potrà infatti invidiare un altro agente coinvolto nella divisione, perché la propria parte risulterà, secondo il proprio giudizio, di valore non inferiore a quella dell’altro. La procedura permetterà inoltre di definire dei prezzi per i beni contesi che risulteranno ottimali per la divisione proposta.
Nel corso del progetto è stato organizzato il workshop “De Aequa Divisione”, tenutosi in Luiss dal 23 al 25 maggio 2019 e nel quale i più importanti studiosi della teoria della divisione equa hanno relazionato sui più recenti risultati ed hanno contribuito al miglioramento degli algoritmi proposti.
Il contributo del Laboratorio di economia sperimentale Cesare coordinato da Daniela Di Cagno
I ricercatori del Centro Cesare (in particolare Francesca Marazzi e Daniela Di Cagno) hanno ideato un esperimento che permettesse di rispondere alle due principali domande di ricerca del progetto:
- quale metodo di divisione tra quelli selezionati (modello di Nash versus modello Equalitario) i soggetti sperimentali preferissero quando posti di fronte alle ipotetiche alternative di divisione da essi derivanti;
- se i partecipanti fossero più sospettosi o fiduciosi nei confronti di proposte di divisione sviluppate tramite un algoritmo rispetto a quelle di un soggetto umano (giudice).
Il setting sperimentale ha permesso di controllare anche come tali preferenze derivassero dalle caratteristiche individuali dei partecipanti ed in particolare dalla loro capacità di fidarsi e di percepire l’inequità.
E’ stato pertanto condotto nel laboratorio Cesare della Luiss un esperimento computerizzato con il z-tree software (Fischbacher, 2007) su un campione di 68 studenti provenienti dai diversi corsi di studio dell’Ateneo e reclutati con il database Orsee (Greiner, 2015).
L’esperimento si compone di 3 fasi: nella Fase I i partecipanti effettuano un trust game (Berg et al., 1995); nella Fase II fronteggiano una serie di situazioni riguardanti la divisione di alcuni beni (6 o 8) ed esprimono per ciascuna di esse le loro preferenze sulle divisioni proposte tramite i due diversi modelli; nella Fase III ripetono nuovamente il trust game. Dopo l’esperimento, e prima del pagamento, i partecipanti hanno risposto ad un breve questionario per raccogliere le variabili demografiche e altre caratteristiche individuali. Il pagamento per l’esperimento considera i risultati delle tre fasi (per la seconda un round è stato estratto casualmente).
- Anche se l’analisi dei dati non rivela una stretta preferenza dei partecipanti per uno dei due modelli competitivi (il 51% del campione ha preferito la divisione di Nash basata sulle preferenze rispetto al 49% che ha preferito una divisione basata sui valori di mercato), le scelte effettuate hanno evidenziato che coloro che hanno manifestato un più elevato livello di fiducia come proponenti nella prima fase (inviando una somma maggiore nel trust game) hanno mostrato una minore probabilità di preferire la soluzione di Nash rispetto a quella Equalitaria (rivelando di essere più avversi alla diseguaglianza); al contrario i risultati del trust non sembrano avere avuto effetto sulle preferenze dei riceventi tra i due modelli di divisione. Le donne sembrano preferire maggiormente la soluzione di Nash (envy free) rispetto a quella Equalitaria. La preferenza individuale per un dato modello di divisione è rimasta costante nel tempo (il modello scelto nel round precedente rappresenta il principale esplicatore della scelta nel round successivo) indicando che la struttura delle preferenze elicitate è stabile.
- La divisione proposta dal computer è stata accettata nel 95% dei casi anche quando non corrispondenza a quella preferita; tra quelle rifiutate 2/3 era quella di Nash e 1/3 quella Equalitaria.
- Pertanto, i risultati sperimentali sono incoraggianti nella direzione dell’accettazione dell’utilizzo degli algoritmi per la risoluzione di problemi di divisione: ciò potrebbe consentire di ridurre i tempi ed i costi di numerose procedure legali.
Il contributo di Silvio Martuccelli
Silvio Martuccelli ha guidato la Law Unit Luiss del progetto, alla quale hanno partecipato anche il Prof. Roberto Carleo (Università degli Studi di Napoli Parthenope, in qualità di Professore esterno) e il dott. Franco Trubiani (in qualità di assegnista di ricerca, studioso della materia).
Il presupposto principe del fenomeno divisorio è l’“essere in comunione”, dove, con il termine “comunione”, si è soliti identificare la c.d. comunione ordinaria, cioè quella che trova la sua disciplina, ove il titolo o la legge non dispongano altrimenti, negli artt. 1100 ss. c.c. e che comprende le fattispecie concrete nelle quali la proprietà o altro diritto reale spettino in comune a più persone.
Per quanto il principio generale sia senz’altro quello della facoltà di dividere quale diritto potestativo esistente in capo a ciascun comunista, l’esperienza (di fatto e giuridica) insegna, tuttavia, come
a) non tutto possa essere considerato suscettibile di divisione
b) quasi mai si realizza la soddisfazione del singolo comunista
Costituiscono principi costantemente affermati in giurisprudenza quelli secondo cui, in materia di divisione giudiziale, la non comoda divisibilità di un immobile, integrando un’eccezione al diritto potestativo di ciascun partecipante alla comunione di conseguire i beni in natura, può ritenersi legittimamente praticabile solo quando risulti rigorosamente accertata la ricorrenza dei suoi presupposti, costituiti dall’irrealizzabilità del frazionamento dell’immobile, o dalla sua realizzabilità a pena di notevole deprezzamento, o dall’impossibilità di formare in concreto porzioni suscettibili di autonomo e libero godimento, non compromesso da servitù, pesi o limitazioni eccessivi, tenuto conto dell’usuale destinazione e della pregressa utilizzazione del bene stesso.
Di qui l’esigenza di porre in essere gli strumenti algoritmici al servizio del cittadino al fine di realizzare una “fair division” nel rispetto delle norme imperative di ogni singolo ordinamento.
La Law unit Luiss ha così individuato le maxi aree del diritto di famiglia e del diritto delle successioni come campi di applicazione pratica del sistema degli algoritmi equitativi; di seguito, sono stati analizzati le possibili criticità che potrebbero ostacolare l’effettiva applicazione dello strumento.
Si è ipotizzato, inoltre, anche un utilizzo “scorretto” della procedura visto che il funzionamento degli algoritmi equitativi è lasciato alla concreta applicazione: in questo contesto, pertanto, risulta essenziale sviluppare una nuova cultura di operatori e cittadini al fine di sviluppare delle prassi virtuose che possano consentire l’apertura degli strumenti algoritmici equitativi anche ad altri campi di applicazione (come ad es. nelle operazioni societarie).
Nel corso del progetto il dott. Trubiani ha partecipato come relatore al Convegno “Insert Law to Continue” – Relazione dal titolo “Metodi algoritmici per una ‘fair & satisfactory division’ nei diversi modelli familiari” – Università degli Studi “Federico II” di Napoli, 12 settembre 2019 e all’“Internet Governance Forum Italia 2018” – Relazione dal titolo “Risoluzione di conflitti con algoritmi equitativi: spunti di riflessione in tema di divisione contrattuale e giudiziale dei beni” – Università LUISS “Guido Carli” – Roma, 6 novembre 2018.
A garantire una corretta dissemination dei risultati, si segnala l’ormai prossima uscita del volume “The European Common ground of rights“, a cura di F. Romeo, M. Giacalone e S. Martuccelli, Bruxelles, 2020.
Newsletter
Articoli correlati
L’Europa ha bisogno di nuove regole, non solo fiscali
12 giugno 2021
A settembre entrerà nel vivo il dibattito europeo sulla riforma delle regole economiche. Non è la prima riforma delle regole e l’esperienza non è confortante. Un modo di descrivere lo spirito delle riforme passate è “una mentalità da specchietto retrovisore, avvolta dentro una sindrome della nazione di piccole dimensioni”.
Tasse e potere: le sfide da affrontare
26 maggio 2021
Nei giorni scorsi sono stati resi pubblici due progetti di riforma fiscale, una dell’Amministrazione Biden e l’altra della Commissione europea. Entrambe sollevano i dilemmi propri della sovranità politica di un’epoca di interdipendenze tra stati. Vediamo di seguito un’analisi del professor Fabbrini.
L’Unione europea che guarda al futuro
12 maggio 2021
A 71 anni dalla Dichiarazione Schuman, l’Europa è un continente pacificato, con un mercato tra i più vitali al mondo e con democrazie solide (anche se non dappertutto). Hanno buone ragioni i parlamentari europei che oggi si riuniscono a Strasburgo per inaugurare la Conferenza sul futuro dell’Europa. Hanno cattive ragioni, invece, coloro che denigrano i risultati che l’Europa ha raggiunto.
28 aprile 2021
Al Recovery Plan targato Draghi va il merito di aver inserito, tra le riforme chiave per la ripresa del nostro paese, quella della Giustizia e quella della PA. Altre scelte fatte sono figlie della strategia delineata dall’Unione europea come la transizione ecologica e digitale, ma purtroppo risultano ancora vaghi i riferimenti alle priorità per giovani e donne. Si poteva fare di più? Ecco un’analisi per orientarsi.