#ioleggoacasa / La divergenza nascosta dell’Europa. Viaggio al termine dell’Occidente
28 marzo 2020
L’integrazione dell’Europa si basa sull’abbassamento delle barriere interne lungo i confini nazionali. La logica era che un mercato unico europeo avrebbe consentito una migliore allocazione delle risorse, una maggiore produttività e una crescita più forte. La mobilità degli scambi e dei fattori avrebbe generato anche convergenza, allineando il lavoro e le condizioni di vita delle aree più povere a quelle degli stati più avanzati. Una volta in atto la convergenza economica, le preferenze individuali e sociali si sarebbero anch’esse allineate, rendendo più facile la cooperazione politica tra diversi Stati e popoli. L’aspettativa di convergenza indotta da frontiere aperte si basava su una visione neoclassica dell’economia che osservava i rendimenti decrescenti del lavoro e del capitale accumulati.
Successivamente, gli economisti hanno preso in considerazione il ruolo delle conoscenze umane e tecniche come nuovi fattori produttivi connotati dall’aumento dei rendimenti marginali e quindi da favorire l’accumulo di quei fattori. Recenti linee di ricerca, che riprendono argomenti studiati a inizio Novecento, sostengono che i minori costi di trasporto e l’aumento dei rendimenti favoriscano le città o le metropoli come centri di produzione, pur considerando le ricadute positive che favoriscono anche aree più marginali. L’esperienza europea è stata concepita sulla base dell’economia tradizionale, fondata sulla convinzione che l’apertura delle frontiere contribuisca alla convergenza tra gli Stati, come in effetti è avvenuto. Ad uno sguardo più attento, tuttavia, le cose possono apparire molto diverse in quanto la convergenza nazionale è accompagnata da divergenze locali, sub-regionali (Grafico 1).
Negli ultimi vent’anni le nazioni sono state effettivamente convergenti mentre le aree sub-regionali si sono distanziate l’una dall’altra. Nel Grafico 2, sono rappresentate le curve della rapida convergenza nazionale tra Stati dell’UE e della divergenza (subregionale) locale sulla base dei dati di Eurostat. Per il cittadino, la “sua” divergenza locale è ovviamente molto più rilevante, ma più difficile da esprimere. Infatti, fino a quando le nazioni non hanno smesso di convergere, la divergenza locale è rimasta irrilevante nei discorsi pubblici che sono nazionali per la loro natura mediatica e politica. Durante gli anni della drammatica divergenza locale, la diffidenza cresceva tra la gente, ma raramente trovava un’espressione politica.

Grafico 1: Divergenze tra Stati, regioni, province (coefficienti di variazione PIL pro capite in PPS)

Grafico 2: Il 2014 è l’anno critico del nazionalismo
Coefficienti di variazioni dal PIL pro capite (PPS) tra Stati UE, province entro i singoli Stati)
indice 2014 = 100
Fonte di dati: Eurostat
È stato solo quando è divenuta visibile la divergenza nazionale, come conseguenza della cattiva gestione della crisi della zona euro tra il 2013 e il 2014, che la frustrazione locale repressa si è trasformata di colpo in un nazionalismo improvviso e fuorviante. Il periodo tra il 2013 e il 2014 emerge come un momento critico in cui l’economia si riprende, ma aumenta il disagio sociale. Come conseguenza della crisi della zona euro, l’Europa si è divisa retoricamente tra Nord e Sud, tra creditori e debitori, tra difensori dell’austerità o della generosità fiscale.
Termini morali come “i peccatori” o “gli egoisti” (che richiedono o impediscono il solidarismo), dettano le scelte politiche e al tempo stesso, impediscono un dialogo razionale. Il picco nella migrazione, dopo la decisione di Angela Merkel di aprire le frontiere a settembre 2015, era ancora lontano dal venire. Quello che succedeva invece era l’emergere della rappresentazione di una gerarchia all’interno dell’Europa, tra nazioni più forti e più deboli, che ha finito per assorbire i sentimenti suscitati dalla divergenza locale rimasta fino ad allora senza voce.
Dal 2013, la divergenza locale, avvalorando la rivendicazione populista per antonomasia delle persone ignorate e maltrattate dalle élite, alla fine ha trovato una manifestazione politica più strutturata e convenzionale radicata nel discorso politico-mediatico e nella storia europea: il nazionalismo. Nel Grafico 1, i dati di Eurostat sul coefficiente di variazione del PIL pro capite mostrano il processo di convergenza rapida tra gli stati membri dell’UE. Una convergenza molto meno pronunciata è visibile a livello regionale. Ma una volta considerato il livello sub-regionale, la convergenza scompare ed emerge una chiara divergenza. Perfino limitandosi alla convergenza regionale, quasi il 70% dei paesi dell’Unione europea, pur registrando una forte convergenza nel reddito medio nazionale verso quello europeo, ha registrato una crescente divergenza a livello regionale. Le regioni più avanzate hanno in media un reddito pro capite di 2-3 volte superiore a quello delle regioni povere dello stesso paese.
I dati di divergenza locale, sub-regionale, dove disponibili, mostrano derive ancora più marcate, in particolare nei paesi dell’Europa orientale dove capitali come Bratislava o Bucarest sembrano appartenere a una realtà diversa dal resto. L’aggancio con la media dei redditi occidentali avviene rapidamente, ma intanto cresce la distanza tra le metropoli e la campagna. Un problema antico nella storia di quei paesi dove ora è più violento lo spostamento dalla democrazia all’autoritarismo. Una volta che si confronta la convergenza nazionale con la divergenza sub-regionale, vediamo che i due processi raggiungono i rispettivi omega e alfa negli anni critici del 2013 e 2014. In quel frangente la frustrazione repressa con la divergenza locale trova sfogo nel linguaggio della divergenza nazionale. In un tempo relativamente breve, i cittadini si sono ribellati contro il progetto di élite pro-europee e hanno trovano espressione nel vittimismo alimentato dalle retoriche politiche domestiche. In quel momento che il populismo (base vs élite) diventa nazionalismo (nazione contro Europa).

Viaggio al termine dell'Occidente
La divergenza secolare e l'ascesa del nazionalismo
Luiss University Press
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