Per una giustizia sostenibile e coesistenziale ai tempi del Covid-19
29 aprile 2020
La poliedricità del sistema della giustizia civile che emerge dall’analisi dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale dell’ultimo decennio costituisce il risultato di un percorso a volte non sempre consapevole per il raggiungimento di un virtuoso equilibrio tra mediazione e procedimento giudiziario (nel solco di quanto stabilito all’articolo 1.1 della Direttiva 2008/52/CE).
Il progressivo consolidarsi di un sistema integrato di dispute resolution ha affrancato la mediazione da una visione ancillare rispetto al processo contribuendo a valorizzare la composizione amichevole delle controversie civile, oltre che al riequilibrio fisiologico del tasso di litigiosità, al contempo restituendo efficienza ed efficacia alla giurisdizione.
In questo contesto, la situazione emergenziale determinata dal Covid-19 ha determinato la necessaria sospensione dell’attività processuale ordinaria e, quindi, un sostanziale blocco della giustizia civile. Occorrerà verificare nelle prossime settimane se la sospensione sarà ulteriormente prorogata oltre l’11 maggio ovvero se si entrerà nella fase intermedia di ripresa delle attività con l’utilizzo di sistemi di comunicazione a distanza per lo svolgimento delle udienze, la cui organizzazione è stata rimessa ai singoli uffici giudiziari (fino al 30 giugno).
In ogni caso, sarà inevitabile l’ingorgo determinato da due mesi di sospensione, come saranno ineludibili gli ulteriori rallentamenti e differimenti conseguenti alla fase intermedia. Inoltre, contribuiranno a rendere difficile la gestione della ripresa (considerando anche la sospensione feriale nel mese di agosto) anche l’avvio dei nuovi processi (che ora sono in attesa), come anche l’emersione del nuovo contenzioso derivante in materia contrattuale ed extracontrattuale proprio dalla situazione emergenziale. Dinanzi ad ogni giudice si creerà un effetto ad imbuto e le cause dovranno necessariamente essere distribuite nel tempo con ritardi che potranno essere recuperati soltanto in una prospettiva almeno biennale.
Ma il rischio di una vera e propria “litigation explosion” non costituisce soltanto un problema giudiziario e, perciò stesso, da affrontare con strumenti organizzativi interni all’amministrazione della giustizia, ma sottende la profonda crisi economica e sociale che il Paese sarà chiamato ad affrontare nei prossimi mesi le cui dimensioni ancora non possono essere correttamente stimate.
Sono vitali evidentemente soluzioni innovative che guardino al problema nella sua complessità offrendo risposte rapide in una prospettiva ‘coesistenziale’. Sta maturando in questa fase critica per il Paese la consapevolezza che siano necessarie risposte che attingano alla c.d. giustizia complementare, ed in particolare agli strumenti mediativi e negoziali. Ed il “Manifesto della giustizia complementare alla giurisdizione” (link allegato) mira a dare “una risposta concreta all’emergenza economica e sociale” non senza che possano intravedersi profili strutturali da valorizzare una volta conclusa la fase emergenziale per una giustizia civile efficiente, efficace e sostenibile.
Si consolida infatti la consapevolezza che sia opportuno sostenere e promuovere l’implementazione di percorsi stragiudiziali, preventivi e successivi, necessari alla pacificazione sociale. È indispensabile in questa fase l’immediata adozione di strumenti agili, rapidi, flessibili, efficaci, incentivati, che possano consentire di fronteggiare adeguatamente la situazione di stallo delle cause pendenti e l’incombere di un esponenziale incremento della domanda di giustizia. Ma soprattutto è indispensabile approntare sistemi che rafforzino la coesione sociale in una fase in cui la lacerazione del tessuto sociale impone sistemi compositivi e non antagonisti. Non senza considerare che mediazione e negoziazione non si sono fermate e proseguono utilizzando i sistemi di videoconferenza garantendo la composizione delle liti senza soluzione di continuità.
È il tempo della mediazione, perché è il tempo della coesione. È il tempo in cui ciascuno è chiamato nel proprio ruolo a dare il suo contributo in termini di competenza e di partecipazione e leale, responsabile e coesistenziale. Ognuno è perciò chiamato a cooperare e collaborare per la rinascita del Paese anche e soprattutto nel momento dell’inevitabile conflitto, nel momento in cui la controversia rischia di esacerbarsi, nel momento più critico del rapporto e della relazione personale, in una prospettiva solidaristica che attinga ai valori costituzionali che più profondamente permeano il nostro Paese.
Nel 1931, scriveva Albert Einstein che “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”. Lavoriamo nella crisi non soltanto per superare la fase dell’emergenza, ma per migliorare il nostro mondo per il tempo in cui questa crisi sarà diventata soltanto un drammatico ricordo.
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