Lo scudo per le imprese utile a ripartire

19 maggio 2020
Editoriale Focus Ripresa
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 La nota del 17 maggio dell’Inail ha senza dubbio gettato un po’ di acqua sul fuoco. Infatti, in qualche modo ha voluto rassicurare le imprese che l’ipotesi di responsabilità civile e penale per infortunio da Covid-19 sussiste sì in astratto, ma nel caso concreto è difficile che possa essere riscontrata se si osservano adeguatamente i protocolli. Proprio per questo un intervento normativo avrebbe un valore ancora più rassicurante per le imprese. Sarebbe uno scudo sul piano civile, ma si potrebbe interpretare come esimente sul piano penalistico. È chiaro che nel caso di contagio con conseguenze nefaste si dovrebbe andare a verificare fino a che punto è stata rigorosa l’osservanza del protocollo.

È doveroso sottolineare che il contagio da Covid è sicuramente un rischio generico e non specifico, ovvero può avvenire non solo sul lavoro ma anche sui tram, nel bar, incontrandosi, facendo assembramento, e così via. Il lavoratore deve dimostrare che la sua vita è praticamente stata tale che solo sul lavoro poteva contagiarsi. Allora se sul lavoro abbiamo assicurato e seguito tutti i protocolli è difficile dimostrare che è avvenuto in azienda e non altrove, ed è ancora più complesso poi dimostrare la responsabilità civile e penale dei datori di lavoro. In altre parole, il lavoratore deve provare che effettivamente c’è stato il nesso eziologico e cioè che la causa sia stata veramente la presenza in azienda e non altre cause possibili come il trasporto, la vita familiare, il non distanziamento, l’ambiente sociale. Questa conseguenza immediata luogo di lavoro-contagio non è semplice.

Il Covid, in quanto virus, è un infortunio sul lavoro. D’altronde è un’interpretazione consolidata da 50 anni, ma bisogna dimostrare che il contagio è davvero avvenuto in ufficio e non, ad esempio, sui trasporti pubblici. In quel caso è in itinere, risarcibile ma senza responsabilità del datore di lavoro.

Su ogni caso si potrebbe aprire un contenzioso molto rilevante, ma se si intervenisse per legge, la rigorosa osservanza dei protocolli escluderebbe ogni responsabilità del datore di lavoro. In questo modo si toglierebbe alle aziende ogni tipo di preoccupazione.

Questo articolo è precedentemente apparso su AdnKronos sottoforma di intervista il 18 maggio 2020. Riprodotto per gentile concessione.

 

L'autore

Roberto Pessi è professore ordinario di Diritto del lavoro alla Luiss e Prorettore alla didattica dello stesso Ateneo.


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