Tassare meglio, tassare tutti. Come il tabacco può contribuire alla ripartenza
15 giugno 2020
La parola “ripartenza” è forse oggi una delle più utilizzate e abusate da tutti noi. Una parola dietro cui si cela la spasmodica necessità di fondi e di risorse immediatamente disponibili per sostenere e rilanciare le imprese e i progetti di investimento che necessitano del sostegno pubblico. In un periodo complesso come quello che stiamo vivendo è, dunque, fondamentale che le istituzioni predispongano una politica economica chiara, che riduca quanto più possibile gli effetti negativi causati dal blocco delle attività avvenuto nei mesi di marzo e aprile.
A tal proposito un contributo potrebbe provenire dal settore dei tabacchi lavorati, un comparto fondamentale della nostra economia, che ogni anno fornisce un gettito erariale rilevante per le casse dello Stato. Grazie a semplici interventi, volti a ristabilire l’equilibrio fiscale tra le sigarette tradizionali e i prodotti a tabacco riscaldato, si potrebbe ottenere un aumento di gettito di 500 milioni di euro già a partire dal 2020. Infatti, il mercato dei tabacchi lavorati in Italia presenta una situazione in rapida e continua evoluzione. Da un lato, si registra un sensibile calo della domanda di sigarette tradizionali, con valori che si attestano sui 64 miliardi di unità vendute nel 2019 a fronte degli 87 miliardi registrati nel 2010; dall’altro, il comparto delle sigarette a tabacco riscaldato è in forte espansione, con i prodotti HTP (Heated Tobacco Products) che in soli 5 anni hanno raggiunto una quota di mercato superiore al 5%.
Il trend descritto conduce ad una riduzione complessiva della quota di mercato delle sigarette tradizionali e ad un parallelo aumento di quella dei prodotti a tabacco riscaldato. Tale fenomeno è stato favorito da un regime fiscale agevolato, che vede oggi i prodotti HTP godere di una tassazione ridotta al 25% rispetto a quella in vigore sulle sigarette tradizionali. Un’incidenza fiscale così bassa ha avuto conseguenze dirette sulle entrate fiscali, visto che ad un deciso aumento delle vendite dei prodotti a tabacco riscaldato (pari al 117% nell’ultimo anno) è corrisposto un modesto incremento del gettito erariale del 10%, dai 122.2 milioni di euro del 2018 ai 134.3 milioni di euro del 2019. Sempre nel 2019, invece, le sigarette tradizionali hanno rappresentato più del 93% del gettito erariale proveniente dall’intero mercato del tabacco, con un contributo totale di 12,7 miliardi di euro, di cui circa 9,8 miliardi di euro di sola accisa, cui si aggiungono circa 2,9 miliardi di euro di IVA. Lo squilibrio fiscale è evidente e non giustificato da ragioni sanitarie, visto che non c’è ad oggi certezza del minore rischio per la salute associato ai prodotti a tabacco riscaldato, come recentemente affermato anche dal Ministero della Salute italiano.
La politica dei prossimi anni, soprattutto in questo momento di incertezza economica legata alla pandemia da Covid-19, dovrà puntare con maggiore vigore a incentivare efficienza e produttività in tutti i settori e soprattutto in quelli ad alto livello di innovazione, come quello del tabacco. Gli interventi di sostegno dovranno essere accompagnati da una tassazione equilibrata per non generare distorsioni o squilibri economici nel medio e lungo periodo. L’evidenza empirica suggerisce che, semplicemente ri-equilibrando la tassazione nel comparto dei tabacchi, ovvero portando la tassazione dei prodotti HTP dal 25% all’80% dell’accisa esistente sulle sigarette a combustione di prezzo medio, si potrebbe generare un maggior gettito da accise e IVA superiore a 500 milioni di euro.
Una scelta che ridurrebbe il sensibile squilibrio fiscale ad oggi esistente nel settore dei tabacchi e che, allo stesso tempo, permetterebbe allo Stato di impiegare il maggior gettito a favore di politiche che aiutino a sostenere la ripresa economica del nostro Paese.
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