Mancò la fortuna e anche il coraggio. La democrazia in Val Seriana
18 giugno 2020
Se riuscissimo ad analizzare in dettaglio tutti i problemi sorti in questi mesi nella gestione della pandemia in Lombardia, avremmo anche un’analisi significativa della gran parte dei problemi che affliggono l’attuale democrazia italiana. Cominciamo da quello che sta impegnando la procura di Bergamo sulla mancata dichiarazione come zona rossa dei comuni di Alzano e Nembro, lasciando da parte i problemi giuridici (ma ci sono?) e fermandosi su quelli politici. Innanzi tutto, la domanda più precisa da porsi è: perché il ritardo di alcuni giorni (nei termini più benevoli, tra il 5 marzo e il 9 marzo) nella dichiarazione della zona rossa al punto che quando il contagio è molto cresciuto è diventato urgente e necessario dichiarare zona rossa tutta la regione? E, poi, quali sono stati i valori e gli attori in gioco?
Se riflettiamo sullo svolgimento dei fatti, vediamo che vi è stata una diffusa resistenza dei diversi interessi profondamente toccati dalle misure di distanziamento e di chiusura delle attività economiche nel caso di dichiarazione zona rossa. Vi erano le autorità tecniche che chiedevano quella decisione. Ma vi erano le autorità locali, regionali, nazionali che potevano intervenire e, per le pressioni avute, non lo hanno fatto.
La situazione mette a nudo il meccanismo al centro del significato e senso stesso della democrazia. Se rappresentare significa tradurre in decisioni e politiche gli interessi dei gruppi sociali da cui si è stati votati, e se questi gruppi sono fortemente contrari alla chiusura, le autorità che più direttamente li rappresentano, quelle regionali e comunali, che altra scelta avrebbero potuto avere se non aspettare?
Questa domanda ci porta al centro di un dibattito che vi è già stato qualche secolo fa, agli albori della democrazia liberale e della rappresentanza. In un discorso del 3 novembre 1774 ai suoi elettori di Bristol, il filosofo Edmund Burke esplicita con molta nitidezza che cosa significhi rappresentanza e che cosa l’autorità eletta debba fare: promuovere l’interesse generale, prescindendo da quello specifico del collegio elettorale.
Ora si può convenire che in una delle zone più industrializzate d’Europa l’interesse di tutti ovvero l’interesse generale, anche nella percezione dei rappresentanti, sia proteggere la produzione come bene pubblico. A fronte di questo, però, vi è un altro bene pubblico – secondo molte opinioni, superiore – la salute degli individui e, quindi, la necessità di proteggerli da una malattia altamente contagiosa.
Al di là del tentativo da parte delle autorità regionali lombarde – probabilmente, consapevole – di scaricare sul governo le conseguenze negative (in termini di sostegno elettorale) della decisione di dichiarazione della zona rossa, i due beni si sono confrontati ed è stata data la priorità al primo (produzione e benessere) finché i pericoli di non proteggere il secondo non sono diventati più gravi e, a un certo punto, preminenti. Le conseguenze negative di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti al punto da attivare la magistratura.
Si poteva agire differentemente? Ovviamente, sì, se si fosse data almeno una di tre condizioni. La prima: se le autorità regionali e nazionali, espressione di partiti diversi, si fossero immediatamente messe d’accordo. Se così fosse stato non si sarebbe perso tempo, e l’immediata dichiarazione di zona rossa avrebbe evitato il peggio. La seconda: se, scegliendo immediatamente la salute come bene pubblico primario, le autorità regionali fossero intervenute. Basta comparare quello che è successo in diverse altre regioni, a cominciare dal Veneto, per constatare i diversi risultati. La terza condizione: se le autorità nazionali, mostrando prontezza e lungimiranza, avessero deciso di intervenire. A discolpa di queste vi sarebbe una mancata tempestiva informazione di un rapporto della competente commissione medica. Ma a loro carico vi è che la gravità della situazione lombarda era, comunque, nota.
Indubbiamente, è più semplice ora a freddo e con il senno del poi ragionare su quello che è successo. Ma resta che vi erano le possibilità di limitare i costi umani della catastrofe.
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