Le banche di credito cooperativo riducono la disuguaglianza dei redditi. Un’analisi delle province italiane

13 agosto 2020
Editoriale Open Society off
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Le istituzioni finanziarie svolgono un ruolo fondamentale all’interno del sistema economico: allocano in modo efficiente le risorse finanziarie riducendo i costi di transazione e le asimmetrie informative; consentono di trasferire il denaro nel tempo, nello spazio e tra settori industriali; permettono agli individui di gestire l’incertezza economica attraverso la misurazione e la copertura dei rischi (Stein, 2002).

Quando queste funzioni sono svolte correttamente, il sistema finanziario è in grado di favorire la crescita economica e ridurre il livello di povertà, mitigando la disuguaglianza dei redditi. Esistono diversi canali attraverso i quali lo sviluppo finanziario può ridurre la disuguaglianza. Un sistema finanziario più sviluppato può ampliare la disponibilità di credito e ridurre i costi di finanziamento, permettendo ai poveri di investire in istruzione, e agli imprenditori di avviare nuove attività, influendo positivamente sulla domanda di lavoro e sul tasso di occupazione locale.

La letteratura empirica ha testato queste previsioni teoriche. Tuttavia, gli studi esistenti considerano le istituzioni finanziarie come un settore omogeneo. Al fine di colmare questo gap, in un recente studio abbiamo studiato il ruolo di diverse istituzioni finanziarie, e in particolare delle banche di credito cooperativo, sulla disuguaglianza dei redditi in Italia.

Le banche di credito cooperativo si differenziano dagli altri istituti di credito sotto vari punti di vista. Innanzitutto, la loro proprietà non è trasferibile. Inoltre, per potere divenire soci (“soci cooperatori”) è necessario risiedere o operare con continuità nel territorio di competenza della banca. Dato che le banche cooperative sono principalmente locali e hanno forti legami con la comunità in cui operano, i limiti alla proprietà imposti dalla regolamentazione fanno sì che i membri delle BCC siano anche i principali clienti delle stesse, con una significativa riduzione delle asimmetrie informative nella relazione creditizie. Infatti, gli agenti che prendono parte alla vita di una comunità sviluppano relazioni che consentono loro di acquisire informazioni che sarebbero costose per gli estranei. Di conseguenza, una banca che opera in una piccola comunità, posseduta e/o gestita da membri della comunità stessa, può trarre vantaggio da queste informazioni nell’attività di prestito, migliorando la disponibilità di credito e favorendo l’imprenditorialità e la creazione di nuove imprese.

Altra caratteristica distintiva delle banche di credito cooperativo è la loro funzione obiettivo. Le BCC, a differenza di altri intermediari finanziari, mirano a massimizzare il valore dei membri offrendo prodotti e servizi insieme alla distribuzione degli utili. Come riportato nello Statuto di ogni BCC: “La Banca… ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio e alla previdenza nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La Società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune” (dall’articolo 2 dello Statuto tipo delle BCC). Ciò dovrebbe produrre effetti positivi in termini di crescita economica, riduzione della povertà e della disuguaglianza dei redditi a livello locale.

Al fine di testare queste previsioni teoriche, abbiamo studiato la relazione tra la diffusione delle banche di credito cooperativo e il livello della disuguaglianza dei redditi nelle provincie italiane nel periodo 2001-2011. Come misura di disuguaglianza dei redditi a livello provinciale, abbiamo utilizzato il coefficiente di Gini (calcolato usando i dati sulle dichiarazioni dei redditi del Ministero dell’Economia e delle Finanze). Questo indicatore assume valore zero quanto tutti gli individui hanno lo stesso reddito, ed è uguale a 100 quando un singolo cittadino riceve il reddito dell’intera provincia. Valori maggiori indicano quindi una maggiore disparità dei redditi.

Seguendo la letteratura esistente, abbiamo poi creato alcune misure di sviluppo finanziario locale che tenessero conto delle diverse tipologie di istituti di credito operanti in Italia. Innanzitutto abbiamo considerato il numero di filiali di banche di credito cooperativo per provincia (ogni 1000 abitanti). Poi, al fine di analizzare il ruolo svolto da altre tipologie di banca, abbiamo calcolato la stessa misura per le banche popolari e le banche commerciali. La letteratura economica ha dimostrato come la presenza locale delle banche è una misura chiave di inclusione finanziaria e accesso al credito, elementi centrali per lo studio del nesso tra sviluppo bancario e disuguaglianza.

La Figura 1 mostra una mappa delle provincie italiane per numero di filiali delle banche di credito cooperativo (ogni 1000 abitanti) e valore del coefficiente di Gini. La Figura 2 mette invece in relazione queste due misure. Come si può notare, la semplice analisi descrittiva di questi dati sembra suggerisce che una maggiore presenza di banche di credito cooperativo sia legata ad una minore disuguaglianza dei redditi.

 

murro fig.1

 

murro fig.2

 

Al fine di stimare correttamente l’impatto della diffusione delle banche di credito cooperativo sulla disuguaglianza dei redditi, occorre però tenere conto di una serie di fattori socio-economici locali che potrebbero influenzare il livello di disparità sociale. Per questo motivo, nel nostro studio abbiamo incluso informazioni a livello provinciale riguardanti il PIL pro capite, il tasso di disoccupazione, la distribuzione dei lavoratori tra i settori industriali, l’apertura commerciale e un indice di concentrazione del mercato bancario locale.

Le nostre analisi mostrano come la presenza di banche di credito cooperativo riduce significativamente la disuguaglianza dei redditi a livello provinciale. Al contrario, la diffusione di banche popolari o banche commerciali ha un effetto positivo o non significativo sul livello di disuguaglianza. Classificando le provincie italiane in base alla macro-area di appartenenza (Nord, Centro, Sud), abbiamo poi trovato che il ruolo svolto dalle banche di credito cooperativo è particolarmente significativo nelle regioni settentrionali. Inoltre, i risultati mostrano come il ruolo delle banche di credito cooperativo è più rilevante nelle province con un minore livello di inclusione finanziaria.

Infine, nel tentativo di individuare i canali attraverso i quali le banche di credito cooperativo riescono a ridurre la disuguaglianza dei redditi, abbiamo trovato che la capacità delle banche cooperative di mitigare la disparità nei redditi è principalmente guidata da una riduzione dei flussi migratori tra province e da un minore turnover delle imprese locali.

 

Questo articolo è un estratto del paper Not all banks are equal. Cooperative banking and income inequalitydi Raoul Minetti, Pierluigi Murro e Valentina Peruzzi, pubblicato sulla rivista Economic Inquiry. 

Not all banks are equal. Cooperative banking and income inequality

Gli autori

Pierluigi Murro è professore associato di Avanced corporate finance e Finanza Aziendale al Dipartimento di Impresa e Management della Luiss


Valentina Peruzzi è Post-Doc Research Fellow in Finance alla Luiss


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