L’eredità che lasciamo ai giovani. Per una migliore formazione delle nuove generazioni
16 settembre 2020
Il vero investimento sul futuro è quello sui giovani che ci guardano oggi e giudicheranno domani il risultato di quello che abbiamo fatto e faremo in questi mesi. È essenziale prestare attenzione alla condizione dei giovani nel momento in cui l’Italia si appresta ad affrontare la più grande crisi economica dal dopoguerra, contraendo un immenso debito.
È vero che questo debito viene erogato ad interessi pari o vicini allo zero e rappresenterà, se speso bene, un’incomparabile occasione per la ripresa della nostra economia. Ma è altrettanto vero che il peso della restituzione graverà sui nostri figli e nipoti. Dobbiamo avere la consapevolezza che i sussidi, pur necessari nel momento di massima crisi per aiutare le famiglie più bisognose e le imprese maggiormente danneggiate dalle conseguenze della pandemia, rappresentano soltanto un pronto soccorso emergenziale. Per consentire ai nostri ragazzi di contare su risorse stabili è necessario progettare rimedi strutturali e riforme innovative. Se sapremo sfruttare bene i fondi che ci verranno assegnati, monitorando la correttezza delle procedure di spesa, lasceremo un’eredità di interventi strutturali capaci di risanare l’economia italiana, compensando il debito che graverà sui nostri figli e sui nostri nipoti. La giustizia avrà un ruolo fondamentale per assicurare che le risorse del recovery fund vengano correttamente destinate e utilizzate.
Formare i giovani nel cuore pulsante della vita istituzionale
Roma è la città in cui sono radicate le istituzioni del Paese. I benefici che possono ricevere gli studenti universitari da questa vicinanza sono tanti. Vi è la possibilità di frequentare la Corte di Cassazione o la Corte Costituzionale per lo svolgimento di stage programmati. Oppure di avere tra gli insegnanti nei corsi di specializzazione sulla sicurezza informatica i rappresentanti delle istituzioni centrali che ne tracciano il percorso. O ancora di accedere, sulla base di accordi stipulati con il Ministero dell’Interno e con il Ministero della Giustizia, nei dipartimenti e nelle direzioni, per comprendere i complessi meccanismi che governano la gestione di vertice degli apparati dello Stato. O infine di fruire di stage presso le Commissioni giustizia o affari costituzionali della Camera e del Senato per meglio comprendere il complesso meccanismo di formazione ed approvazione delle leggi.
Risorse preziose
Analogamente, la Francia da anni ha collocato la più prestigiosa scuola di formazione pubblica, l’ENA, a Parigi, proprio ritenendo che l’alta burocrazia di un Paese vada formata, con caratteristiche di eccellenza, nella Capitale in cui risiedono le Istituzioni pubbliche centrali. È tempo che le Università romane si pongano tra gli obiettivi principali quello di contribuire al reclutamento delle nuove generazioni per la creazione di un modello di amministrazione pubblica snello, meno burocratico e più moderno. Si tratta di un compito formativo essenziale per lo sviluppo economico del Paese, dal momento che un buon modello di imprenditoria privata richiede un adeguato livello di interlocuzione con istituzioni pubbliche capaci di comprenderne e valutarne le esigenze.
Il miglioramento del sistema giustizia, anche attraverso l’assunzione di nuove leve, richiede però ingenti investimenti. Ciò risponde a esigenze molto avvertite dai cittadini, ma rappresenta anche un investimento apprezzabile. Alcuni analisti hanno rilevato che un miglioramento delle performance giudiziarie potrebbe portare a un beneficio economico, in termini di minori costi, compreso tra l’1,3% e il 2,5% del PIL, equivalenti a 22-40 miliardi di euro. D’altra parte, risulta anche che la spesa per il sistema giudiziario ci posiziona all’undicesimo posto in Europa e rappresenta il 61% della spesa sostenuta dalla Germania, il 68% di quella della Gran Bretagna e il 76% di quella dell’Olanda. Se, dunque, s’investisse di più in Italia, non solo ci si avvicinerebbe alla media dei Paesi europei, ma si realizzerebbe un vero e proprio beneficio economico. Se poi questo investimento fosse destinato all’assunzione di giovani e a un ricambio generazionale, volto a favorire l’informatizzazione del sistema giudiziario, si potrebbe risolvere con un rimedio strutturale il problema di una generazione che rischia di dover pagare i danni, anche economici, della pandemia.
Le nuove leve sono linfa vitale per il sistema giudiziario
Si avverte inoltre la necessità di migliorare la performance giudiziaria anche attraverso una massiccia immissione di giovani nel sistema della giustizia. La formazione delle nuove classi dirigenti e giudicanti, ma anche dei nuovi segretari e cancellieri, dovrà avvenire secondo metodi innovativi, che tengano conto della necessità di ridurre i tempi della giustizia. L’Università nella quale insegno da anni, la Luiss, ha varato da tempo corsi di informatica giuridica e di cybersecurity che certamente contribuiranno a costruire una nuova classe di avvocati, pubblici ministeri, giudici e ausiliari di giustizia capace di sfruttare al meglio le risorse della rete per ampliare le potenzialità del processo telematico.
Questo articolo è precedentemente apparso come intervista sul Messaggero. Riprodotto per gentile concessione.
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