Programmatrici. Le donne che contribuirono alla nascita dell’informatica

30 settembre 2020
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Computer girls

Nel 1967, il numero di aprile di Cosmopolitan conteneva un articolo sulla programmazione intitolato “The Computer Girls”. Le ragazze dei computer, riferiva la rivista, stavano facendo “un tipo di lavoro del tutto nuovo per le donne” nell’epoca dei “grandi e straordinari computer” insegnando a quelle “macchine miracolose cosa fare e come”. Proprio come una donna vent’anni prima avrebbe potuto scegliere una carriera nell’istruzione, nell’assistenza infermieristica o come segretaria, oggi, sottintendeva l’autore dell’articolo, avrebbe potuto prendere in considerazione di lavorare nell’ambito della programmazione informatica. Nelle fotografie che accompagnavano l’articolo, una sistemista dell’IBM di nome Ann Richardson era ritratta con in mano schede perforate, mentre accende interruttori e “inserisce fatti” nel computer. In una camicetta a righe chic senza maniche e un’acconciatura ordinata coi capelli cotonati, era circondata da uomini senza volto in vestiti eleganti identici, che la guardavano sorridere, una minigonna tra i mainframe. Grace Hopper, a quel punto sessantenne, era tornata a lavorare attivamente nella marina, a capo di un gruppo che gestiva linguaggi di programmazione nell’Office of Information Systems Planning. Intervistata per l’articolo di Cosmopolitan, ricorse a una delle sue analogie preferite sulle donne e la programmazione, paragonando la scrittura di programmi alla pianificazione di una cena: “Bisogna pianificare prima e programmare ogni cosa in modo che sia tutto pronto quando ne hai bisogno”. Potrebbe sembrare un’affermazione riduttiva da parte di una persona che avrebbe sviluppato un sistema tattico per sottomarini nucleari adottato da tutta la flotta del paese, ma lo stile di Grace era quello. Le applicazioni pratiche erano la cosa più importante per lei, e collegava sempre i computer al vivere, al respirare, alla vita di tutti i giorni. L’ultima parola nell’articolo veniva però data a un programmatore maschio: “Naturalmente ci piace essere circondati da ragazze,” dichiarava “sono più carine di noi”.

Donne programmatrici e la crisi dei software

Ma qualcosa cambiò per la generazione di programmatrici successiva a quella di Grace Hopper. Anche se l’articolo di Cosmopolitan suggerisce che le donne venissero incoraggiate a intraprendere la carriera di programmatrici in alternativa al lavoro di segretarie, il settore era sempre meno accogliente per le donne rispetto a dieci anni prima. Alcune stime fissano la percentuale di programmatrici negli anni Sessanta tra il 30 e il 50 percento della forza lavoro, ma invece di essere a capo di dipartimenti e responsabili dei miglioramenti della disciplina, figuravano sempre di più “nei ruoli più bassi del bacino occupazionale”, in mansioni di status inferiore come perforatrici di schede, l’equivalente degli anni Sessanta dell’inserimento dati.  Allo stesso tempo, gli esperti di tecnologia scrivevano spesso con enfasi crescente di una “crisi del software” che assediava l’industria informatica. A causa di un’enorme mancanza di programmatori specializzati, i progetti di software arrivavano tardi, senza specifiche e pieni di bug. Molti furono i fallimenti netti e pubblici: all’inizio degli anni Sessanta, la IBM consegnò il sistema operativo OS/360 con un anno di ritardo e al quadruplo dei costi previsti, e la NASA fu costretta a distruggere l’astronave Mariner I, che doveva esplorare i misteri di Venere, per un semplice errore di programmazione. Scrivere programmi sarà anche paragonabile alla pianificazione di una cena, ma esige perfezione a un livello mai richiesto da nessuna precedente impresa umana: una singola virgola fuori posto può inviare un razzo a capofitto verso la Terra. “Se un carattere, una pausa della formula magica, non è rigorosamente nella forma appropriata, la magia non funziona” scrisse Frederick Brooks, a capo del disastroso sistema operativo OS/360 della IBM. Questo può rendere la programmazione difficile da imparare. Nei primi decenni di attività fu anche un ostacolo al ritmo di produzione industriale che avrebbe guidato la crescita dell’attività di hardware informatici: scrivere software è come scrivere poesia con la precisione inflessibile delle equazioni, e ha la capacità pratica di avere un impatto sulle vite umane su scala inaudita.

Discriminazione salariale

Alcuni storici hanno attribuito la “crisi dei software” allo sviluppo sproporzionato di hardware e software: con il progressivo ingresso sul mercato di computer più veloci e intelligenti, i programmatori non riuscivano a stare al passo. Altri parlano di uno scontro tra le personalità dei programmatori – se non delle donne, allora di uomini estremamente creativi, difficili e occasionalmente arroganti – e i loro rigidi manager nell’industria e nel governo. Ma c’è un terzo punto di vista che riflette come la crisi dei software coincise con il lungo e lento declino della presenza delle donne nei ruoli di rilievo in tutta l’industria della programmazione. Alla fine degli anni Sessanta, anche quando Cosmopolitan individuava la programmazione come la chiara alternativa al lavoro di centralinista, le donne nel campo dell’informatica venivano pagate significativamente meno delle loro controparti maschili. In una tradizione che risale direttamente a quegli uffici di calcolatori umani del Diciannovesimo secolo, che assumeva donne per risparmiare denaro, le programmatrici venivano pagate circa 7.763 dollari l’anno rispetto a una cifra media di 11.193 dollari di salario annuo per gli uomini impegnati nello stesso lavoro. Questa discriminazione salariale unita a una mancanza di volontà strutturale da parte delle aziende informatiche di prevedere obblighi di assistenza all’infanzia, costrinse molte donne a uscire di scena. Nel frattempo, la crisi dei software divenne così grave che la NATO indisse una conferenza internazionale nel 1968 per affrontare il problema. Non fu invitata nessuna donna.

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Storia femminile di internet

Claire L. Evans
Luiss University Press
Prefazione di Giulia Blasi

Scheda

L'autore

Claire L. Evans è una scrittrice e musicista americana. Cofondatrice di Terraform, la rubrica di Motherboard dedicata alla sciencefiction, i suoi articoli sono apparsi su VICE, The Guardian, Wired e Rhizome. Connessione è il suo primo libro.


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