La logica del semi-lockdown: la maledizione della defezione unilaterale
26 ottobre 2020
Unico obiettivo: arrestare i contagi
Nel momento in cui scrivo, l’Italia entra in quello che è stato definito semi-lockdown, cioè una situazione di parziale limitazione di certe attività – chiusura anticipata di esercizi commerciali, una parte di attività lavorative e di studio svolte da remoto, limiti obbligatori o fortemente consigliati agli spostamenti e agli assembramenti. La principale motivazione del provvedimento è cercare di arrestare l’incremento del contagio e dell’indice di diffusione limitando i danni al sistema economico. Alla base del provvedimento c’è l’idea che il lockdown si può graduare (d’altra parte, neanche la scorsa primavera, il lockdown era totale: c’erano categorie essenziali che hanno continuato le loro attività). Ma qual è la logica sottostante a quest’idea? A mio parere, la logica del semi-lockdown deriva dal concepire la pandemia come un caso di maledizione della defezione unilaterale. Secondo Nick Bostrom, Thomas Douglas e Anders Sandberg, in una situazione di maledizione della defezione unilaterale un certo numero di agenti può compiere una certa azione e basta che uno di loro lo faccia perché gli effetti abbiano luogo e ricadano su tutti. Il problema è che più sono gli agenti coinvolti – cioè che possono compiere l’azione – più è probabile che qualcuno di loro sbagli, cioè che non valuti bene le basi per agire in un certo modo o nell’altro, o che sia troppo ottimista o pessimista. Più sono le persone che possono compiere, più probabile è che essa venga compiuta e le conseguenze ricadano su tutti.
Più gente sbaglia, più aumenta il contagio
Nel caso della pandemia, l’azione è contagiare qualcuno senza accorgersene, perché non si sa di essere contagiosi o perché si commettono errori nella condotta necessaria a proteggere gli altri dal proprio contagio o a proteggersi dal contagio altrui. Se mi sveglio con la tosse, e debbo valutare se uscire o meno, un mio errore nel decidere (nel decidere se uscire, nell’accertare se sono o meno contagioso) esporrà gli altri al contagio. Più gente sbaglia, più aumenta il contagio. Più gente c’è in giro, più gente può sbagliare. Ogni defezione unilaterale – ogni defezione unilaterale a comportamenti come l’isolamento, per esempio, o ogni venir meno unilaterale di certe precauzioni, come mettersi la mascherina o lavarsi le mani – aumenta la probabilità di contagio e accresce (grazie a meccanismi di imitazione e a messaggi impliciti) la probabilità di altre defezioni unilaterali, che presto o tardi diventeranno generalizzate. Un individuo isolato contagioso (che non sa di esserlo, o che non se ne cura) può contagiare chi incontra per caso, sapendolo o meno; una persona non contagiosa, ma che organizza un evento affollato o fa in modo di stimolare la presenza di altri ad eventi del genere oppure si muove credendo di essere sano diffonde il contagio, seppur in maniera indiretta.
La differenza fra lockdown generalizzato e semi-lockdown
La risposta più razionale alla maledizione della defezione unilaterale è essere conservatori nelle stime – cioè esagerare nella prudenza. Se non si è sicuri, stare a casa; se non si è sicuri di quale settore o categoria può avere maggiore impatto, chiudere e limitare comunque. E in generale la soglia di prudenza è direttamente proporzionale al numero di persone coinvolte: più grande la mia azienda, più grande il settore della vita pubblica, più bassa la soglia di rischio necessaria per fare scattare il lockdown. Questa è la logica che può spiegare provvedimenti come quelli di questi giorni. Essere molto prudenti, tuttavia, non vuol dire essere assolutamente avversi al rischio. La differenza fra lockdown generalizzato e semi-lockdown sta proprio in questo: nel primo caso, la possibilità di defezioni unilaterali veniva fronteggiata rendendo impossibile o quasi la defezione (o almeno cercando di farlo) e rendendo le defezioni unilaterali del tutto ridondanti; nel secondo caso, il governo sta scommettendo sull’esistenza di soglie – soglie di assembramento – che possono determinare i livelli di contagio. Nel lockdown di marzo-aprile, le violazioni episodiche non erano rilevanti – erano ridondanti, appnnto. In questo caso, invece, le defezioni unilaterali possono avvicinarsi alla soglia necessaria ad abbassare il livello del contagio e oltrepassarla, vanificando così l’impatto del provvedimento. Quindi, la flessibilità del semi-lockdown funzionerà solo se i cittadini saranno tendenzialmente inflessibili – cioè attenti a non pensare che la loro defezione sia talmente isolata da essere trascurabile.
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