11 novembre 2020
Chi governa le crisi? Il Covid-19 e il paradosso democratico
“Durante la crisi innescata del Covid-19 la scienza si è imposta come un quarto ordine di semi-sovranità. Sovrano è colui che ha la conoscenza, e poiché il Parlamento e il governo hanno poca esperienza su questioni di salute e medicina, dipendono fortemente dal consiglio di i medici esperti, come d’altronde è normale che sia”. Il punto di Wolfgang Merkel.
In una democrazia, non è il governo ad essere sovrano, ma il popolo. Attraverso libere elezioni, il popolo come sovrano di primo ordine trasferisce la sua sovranità al parlamento. Questo trasferimento è limitato nel tempo, in genere associato ad un termine legislativo. Nelle democrazie parlamentari, a differenza dei sistemi presidenziali, il parlamento elegge il governo. È qui che entra in gioco l’esecutivo come terzo ordine sovrano. Tuttavia, la funzione del parlamento non è solo quella di eleggere l’organo esecutivo, piuttosto è supremo legislatore. Esercita, inoltre, una funzione di controllo sull’esecutivo anche quando il governo ha la maggioranza in Parlamento. Il Parlamento è, dunque, sovrano di second’ordine, ed è il luogo in cui avviene il dibattito.
Durante la crisi del Covid-19, il Parlamento non è stato né luogo di deliberazione né un efficace organo di controllo nei confronti dell’esecutivo, tuttavia è stato largamente sostenuto dalla maggioranza dei cittadini. È proprio qui che si trova il grande dilemma per la democrazia: il demos si è concentrato soprattutto sull’operato concreto del governo in materia di salute pubblica. Il problema si pone quando l’eccessiva concentrazione sull’operato del governo pone le basi per crisi future. Durante la crisi innescata del Covid-19, un altro attore è entrato in scena: la scienza, in particolare nella veste di virologi ed epidemiologi. Quasi sfacciatamente, la scienza si è imposta come un quarto ordine di semi-sovranità. Sovrano è colui che ha la conoscenza, e poiché il Parlamento e il governo hanno poca esperienza su questioni di salute e medicina, dipendono fortemente dal consiglio di i medici esperti, come d’altronde è normale che sia.
La condiscendenza del demos
I sovrani di primo ordine, ovvero i cittadini, hanno mostrato una grande disponibilità a rispettare i precetti del governo e delle star mediatiche della scena virologica. Questi sono stati particolarmente influenzati dalle foto raccapriccianti delle cliniche di Bergamo e dei camion frigo che trasportavano i corpi delle vittime verso il retro degli ospedali di New York. I calcoli basati sui modelli degli epidemiologi suggerivano un quadro desolante anche nelle proiezioni meno drammatiche. Per quanto fossero corrette o errate le proiezioni epidemiologiche chi, tra le élite politiche responsabili del processo decisionale, o tra i cittadini, si sarebbe assunto la responsabilità di condannare decine di migliaia di persone alla morte? Questo ha posto un vincolo morale che ha impedito la discussione politica su soluzioni alternative. L’obiettivo umanitario di salvare vite umane è diventato politicamente moralizzato ed è servito (implicitamente ed esplicitamente) come un modo per mettere a tacere l’opposizione e dare voce a posizioni alternative.
Nella crisi del Covid-19, abbiamo anche sperimentato la rinascita dell’uomo forte come leader. Il paradosso democratico della crisi è il seguente: più profonde sono le violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini, maggiore è il consenso di coloro i cui diritti fondamentali vengono violati e i cui contatti vengono messi al bando. L’accettazione acritica delle restrizioni sui diritti fondamentali e delle significative perdite economiche mostra caratteristiche specifiche della “personalità autoritaria”, come descritta da Erich Fromm e più tardi Theodor W. Adorno. La presunta sicurezza sanitaria ha prevalso sui diritti e sulle libertà individuali. Il decisionismo di Carl Schmitt è, anche oggi, più radicato nelle nostre società del liberalismo delle libertà e del diritto di decidere sulla propria vita, come sostenuto da Ralf Dahrendorf (1980).
La democrazia è a rischio?
La Germania democratica non è l’Ungheria di Viktor Orbán, l’Italia non è la Polonia di Kaczinsky. Tuttavia, non possiamo escludere gli effetti a lungo termine dell’assuefazione al regime neo-autoritario temporaneo tra i cittadini nel prossimo futuro, dato che non possiamo escludere ondate di infezioni pandemiche ricorrenti o altre crisi profonde, come il cambiamento climatico. Vedremo, quindi, il governo adottare nuovamente misure di emergenza? La stampa e i governi hanno già trovato un termine devastante per questo: “la nuova normalità”. Ciò significa che la salvaguardia della salute pubblica dalle pandemie potrebbe portare il governo più volte a sospendere i diritti fondamentali e governare in modalità di emergenza. Perché non gestire anche la crisi climatica in modalità di emergenza? La democrazia è a rischio se i media e i governi escludono concetti alternativi alle politiche di emergenza dipingendoli come immorali. I dibattiti e le critiche alla governance devono essere parte legittima del discorso pluralista. Il cittadino democratico critico sarà un modello essenziale nelle democrazie post-coronavirus.