Una lista Conte arriverebbe al 16,5% ridimensionando PD (13%) e M5s (8%)

5 febbraio 2021
Editoriale Open Society
FacebookFacebook MessengerTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Se si andasse a votare oggi il partito di Conte sarebbe il primo partito del centro-sinistra. È questo il dato più rilevante del sondaggio Sole24Ore-Winpoll. E ancora più del 16% delle intenzioni di voto attribuito al partito del premier colpisce la loro provenienza prevalentemente da Pd e M5s.

Il dato che pubblichiamo oggi  è simile a quello pubblicato recentemente da altri istituti, per esempio la SWG.  Ma si differenzia anche da altre stime che danno il partito di Conte più basso, intorno al 10%.  Non c’è da sorprendersi perchè le tecniche di rilevazione utilizzate sono diverse e soprattutto perché si tratta di un dato volatile. Questo è un momento storico in cui le opinioni e le preferenze possono cambiare radicalmente nel giro di pochi giorni a seconda degli eventi e delle risposte dei protagonisti. Per questo motivo è un dato che va letto con prudenza tenendo conto del contesto. Ciò premesso, è comunque un indicatore importante di quello che sta succedendo nel campo del centro-sinistra. 

Già il quadro delle intenzioni di voto senza la presenza di una lista Conte contiene alcune significative differenze rispetto alla media dei sondaggi che abbiamo pubblicato su questo giornale qualche giorno fa. Allora i due schieramenti di centro-sinistra e di centro-destra erano stimati praticamente alla pari, con il centro-sinistra leggermente davanti al centro-destra. Oggi il rapporto pare cambiato: il centro-destra è stimato al 50,8% contro il 42,9 % del centro-sinistra. Il mutamento è il risultato di un calo delle intenzioni di voto per  Pd e M5s e di un aumento di quelle per Lega e soprattutto Fdi. Il successo relativo della Meloni, tra l’altro, è confermato nello stesso sondaggio dal suo indice di gradimento, secondo solo a quello del premier Conte. In sintesi, sembra che la crisi attuale non aiuti il centro-sinistra. E in fondo non c’è da stupirsi. Gran parte dell’elettorato è disorientato di fronte ad una crisi incomprensibile

Ma è il confronto tra le intenzioni di voto senza una lista Conte e con una lista Conte a darci una idea di quello che potrebbe succedere tra gli schieramenti e in particolare all’interno del centro-sinistra. Quanto al primo aspetto, centro-sinistra e centro-destra tornerebbero in equilibrio, con il primo al 47,7%, ma sempre più diviso e frammentato, e il secondo al 46,9%. 

Quanto al secondo aspetto, il dato di fondo è che il partito del premier rischia di sconvolgere radicalmente  lo schieramento di centro-sinistra, se si andasse al voto in tempi brevi. In questo scenario Pd e M5s sarebbero i maggiori perdenti. I loro consensi scenderebbero rispettivamente al 13,6%  e all’ 8,3%  Anche Forza Italia, Lega e Fdi soffrirebbero delle perdite, ma in misura molto più limitata. Complessivamente perderebbero quattro punti percentuali.  L’impatto del partito di Conte si può apprezzare anche da una altra prospettiva. Fatti 100 i suoi voti, più della metà verrebbero dai due maggiori partiti del centro-sinistra, per la precisione il 27,9% dai Cinque Stelle e il 27,4% dal Pd. Un altro 24,2% verrebbe dagli incerti e dai potenziali astensionisti e il resto da fonti varie. 

È bene ripetere che, per le ragioni indicate sopra, questi dati sono soggetti a un notevole grado di incertezza. Ma non possono comunque essere ignorati perché aldilà del valore numerico preciso stanno ad indicare un profondo malessere che serpeggia nel campo del centro-sinistra. Tanti elettori di questo schieramento non sono soddisfatti della attuale offerta politica. Vogliono una cosa nuova. Sono anni che la voglia di nuovo pervade la politica italiana. E Conte oggi rappresenta questa voglia di cambiamento. Il suo profilo apartitico lo favorisce, nonostante il fatto che ormai da quasi tre anni sia la figura dominante della politica italiana. 

Il paradosso è che Conte rappresenta una minaccia per Pd e M5s a causa della sua popolarità e del suo potenziale elettorale, ma allo stesso tempo è anche un punto di equilibrio difficile da sostituire. La sua eventuale esclusione dal governo comporta dei rischi immediati per Pd e Movimento. Per esempio potrebbe creare da subito il suo partito facendo appello a una parte dei Cinque Stelle e non solo. Ma la sua permanenza al governo comporta dei rischi futuri quando si arriverà al voto tra un anno o due. Quindi Conte sì o Conte no?  Visto che nella politica di questi tempi i conti si fanno cercando di minimizzare i rischi nel breve termine, e non nel lungo, la risposta dovrebbe essere favorevole al Conte ter con Renzi dentro, magari dopo un congruo periodo di decantazione degli umori e di aggiustamento degli interessi. Questo dice il calcolo razionale ma non è ancora detto che finisca così. Un governo con Renzi e senza Conte o un governo istituzionale non possono essere ancora del tutto esclusi. 

Questo articolo è precedentemente apparso su Il Sole 24 Ore. Riprodotto per gentile concessione.

foto 1 dalimonte

dalimonte foto 2

dalimonte foto 3

Tag Conte, PD, politica

L'autore

Roberto D’Alimonte è un politologo italiano, esperto di sistemi elettorali. È stato professore di Sistema Politico Italiano e Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss. È fondatore del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali).


Website
Newsletter