Come salvare il welfare. Il futuro post-covid e i nuovi equilibri sociali
20 febbraio 2021
Lacune del sistema sanitario
Quale Paese “più vecchio d’Europa” per percentuale di popolazione anziana, l’Italia ha una responsabilità in più nella individuazione di interventi, strategie e politiche relative ad uno dei settori chiave del prossimo futuro: il welfare. Nel 2020, l’indice di vecchiaia nel nostro Paese si attestava a 179,3: vale a dire, 179,3 anziani ogni 100 giovani. All’invecchiamento in progressivo aumento – lo stesso valore era sotto i 170 solo nel 2018 – con intuibili impatti sul mercato del lavoro e della previdenza sociale, si aggiungono l’evoluzione delle patologie croniche e le modifiche delle strutture familiari. Una rete di equilibri delicati su cui si è abbattuto lo tsunami sanitario, sociale ed economico generato dalla pandemia Covid-19. La pressione generata dall’emergenza ha imposto ad enti, istituzioni e imprese una reazione immediata ed accelerata, con l’effetto di mettere in luce debolezze, vuoti normativi e instabilità di un sistema del cui affanno si discute da tempo.
Invecchiamento della popolazione e PIL
Una recente pubblicazione dell’Ufficio Parlamentare di bilancio analizza le proiezioni di medio-lungo termine della spesa pensionistica in rapporto al PIL sulla base delle più recenti innovazioni sul fronte legislativo, in relazione all’andamento dell’economia. Mettendo a confronto i risultati di quattro dei più recenti esercizi di proiezione condotti dalla Ragioneria Generale dello Stato, emerge come l’incidenza sul PIL aumenti, arrivando quest’anno al 17 per cento: un effetto che per gli analisti è attribuibile alla revisione al ribasso delle previsioni di crescita, anche questo effetto della pandemia in atto.Quale forma avrà la nuova normalità è ancora presto per scoprirlo, ciò che è chiaro è che se da un lato siamo di fronte ad una rivoluzione sanitaria – grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, alle terapie geniche e alla medicina personalizzata – dall’altro la rivoluzione digitale anche in un contesto biomedico e sanitario apre degli scenari da comprendere e studiare a fondo.
Il ruolo del pubblico e del privato
Niente sarà più come prima. Il più pertinente paragone storico-sociale è quello con la Seconda Guerra Mondiale: anche nel post-Covid, come nel secondo dopoguerra, gli Stati si troveranno a dover mettere in campo politiche di welfare a beneficio di un numero sempre maggiore di soggetti, e fronteggiare una crescente domanda di assistenza socio-economica determinata da un clima di incertezza e fragilità generalizzato. Il Sistema Paese, che sullo sfondo di una crisi profonda e dalle caratteristiche inedite è chiamato anche a ridisegnare nuovi equilibri politico-istituzionali, si trova di fronte ad una grande opportunità. È questo il tempo di reinventare un nuovo concetto di welfare, di pensare a misure strutturali che impediscano alla fascia più colpita dagli effetti della pandemia di scivolare nel cono d’ombra della povertà, proiettando in ottica futura nuovi percorsi di tutela del lavoro e della salute pubblica. Già nei mesi immediatamente successivi al primo, pesante lockdown del 2020, il dibattito fra gli esperti si è polarizzato fra ai sostenitori di un ritorno alla concezione base di welfare pubblico, che trova la sua espressione nei pilastri sanità, istruzione e previdenza, e chi invece ha iniziato ad interrogarsi sul ruolo in partita dei soggetti privati, spesso presenti nelle vesti di “erogatori di servizi al cittadino”. È evidente che non possa sussistere una suddivisione netta fra i due ambiti di intervento, soprattutto in relazione a settori in cui i punti di contatto pubblico-privato sono presenti a vari livelli, con impatto notevole sulla vita del singolo.
Welfare aziendale
Nello scenario, grande attenzione dovrà essere inoltre riservata al Terzo settore, in particolar modo in relazione al welfare aziendale, un mercato in cui numerosi enti, spesso riuniti in consorzi, hanno trovato collocazione. Fornitori di servizi alla persona, ma anche provider di infrastrutture tecnologiche in grado di disegnare piani di welfare complessi. Un elemento quindi di non minore rilevanza, capace di stimolare lo sviluppo di una economia sostenibile e attenta al bene comune. L’Osservatorio sul Welfare di Luiss Business School, la cui direzione è affidata a Mauro Marè, nasce allo scopo di condensare studi e ricerche su questo tema trasversale e divisivo, proponendosi come punto di analisi privilegiato su scala nazionale e rispetto ai paesi Ocse. Tra le principali aree di ricerca, naturalmente, la domanda e l’offerta di salute, la qualità, l’efficienza e la sostenibilità della spesa sanitaria italiana, il sistema pensionistico pubblico e il ruolo della previdenza complementare, il ruolo degli investitori istituzionali nell’economia reale, nonché gli effetti dell’economia digitale sul mercato del lavoro. Quali saranno gli asset fondamentali del welfare del futuro lo scopriremo lungo un percorso che si delinea non semplice, e che ci richiede grande attenzione e responsabilità, anche per gli effetti che le scelte di oggi avranno sulle generazioni a venire.
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