In ricordo di Antonio Catricalà

25 febbraio 2021
Editoriale Open Society
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Antonio Catricalà se ne è andato all’improvviso, e per i molti che ne hanno apprezzato, nei più disparati ambienti le doti umane ed intellettuali, il senso di vuoto è stato pari al dolore per la sua tragica scomparsa. Ma quel vuoto in realtà è solo apparente.

Il servizio che “con disciplina ed onore”, nello spirito della Costituzione, egli ha prestato nelle Istituzioni della Repubblica è infatti un lascito che non svanisce sia per i risultati raggiunti, sia per il metodo e lo stile che ha sempre contraddistinto la sua azione: come Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, come Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, come Vice Ministro dello Sviluppo economico ed ancor prima assumendo la responsabilità di importanti Gabinetti ed Uffici Legislativi in diversi Ministeri.

Di non minor peso è stato il suo contributo al progresso della scienza giuridica di cui è stato cultore appassionato, tecnicamente raffinato e sagace, vestendo di tempo in tempo la toga di Magistrato ordinario, di Avvocato dello Stato, di Consigliere e poi Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, di Professore di ruolo nell’Università, di Avvocato del libero Foro.

Ed anche nel settore delle Grandi Infrastrutture, come Presidente di Aeroporti di Roma e da ultimo come presidente dell’IGI, lascia un tangibile segno della sua capacità di affrontare temi e risolvere problemi di grande momento con immediatezza e straordinaria efficacia.

Il suo cursus honorum è noto e di straordinaria levatura ma in realtà non è certo l’aspetto più significativo di Antonio Catricalà. La grande umanità, il tratto gentile, la raffinata ironia, l’intelligenza vivida sono la vera cifra del Presidente Catricalà e ne hanno disegnato una figura ispirata a quello che un tempo si sarebbe detto un umanesimo integrale.

Nelle cronache si sono attribuite a Catricalà appartenenze all’area di centrodestra, ma in realtà di sé egli ha sempre rivendicato la neutralità del tecnico. “Sono figlio di un repubblicano e sono stato, in passato, di area laico socialista”, ha confessato un giorno al Corriere, sono queste radici culturali ed ideali le uniche che forse ha senso rammentare. Così come va ricordato il suo orgoglio per le origini calabresi (era nato a Catanzaro nel febbraio del 1952) e le sue radici accademiche nella migliore scuola del diritto civile italiano, quella di Petro Rescigno.

In questa stagione di crisi pandemica globale, di crisi del sistema economico ed industriale, di crisi sociale, l’insegnamento di metodo di Antonio Catricalà ci resta come un’importante eredità. Un metodo che proprio da Presidente dell’Autorità Antitrust egli introdusse, in modo innovativo ed a dispetto dei cultori della tutela aspra dei principi concorrenziali. Il metodo della consensualità in luogo della sanzione, della ricerca dell’accordo con gli attori del mercato per ritornare al giusto equilibrio a vantaggio dei consumatori. Dei consumatori e dei mezzi (civilistici e pubblicistici) per assicurarne la tutela, del resto, egli fu vero cultore e ne ha tenuto sino ad oggi l’insegnamento alla Luiss di Roma.

Il metodo della cooperazione e della collaborazione che portò grazie ad Antonio Catricalà molti risultati alla politica di concorrenza (e assicurò un significativo decremento del contenzioso e dei conflitti) è il segno importante che colma il vuoto della sua dipartita, assieme al guizzo vivace del suo sorriso.

 

 

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L'autore

Aristide Police è Ordinario di Diritto Amministrativo nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Luiss.


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