Dallo spazio al software la difficile arte della sottrazione nella tecnologia
1 marzo 2021
Secondo la tradizione cattolica frate Giuseppe da Copertino, nato nell’omonimo paese della Puglia il 17 giugno del 1603, avrebbe avuto la facoltà di levitare, di elevarsi in volo. Un potere pericoloso nella chiesa: basterebbe ricordare che secondo il mito delle origini, come si legge ancora oggi su un’epigrafe a pochi passi dal Colosseo, all’interno della chiesa di Santa Francesca Romana, San Pietro apostolo sfidò Simon Mago per avere osato tentare di mercificare il battesimo (da cui il termine simonia, cioè vendita di oggetti sacri). Simon Mago, considerato il primo eretico cristiano e finito anche nell’Inferno di Dante, tentò il volo ma si schiantò. Secondo un’altra versione del mito si ruppe le gambe tentando di volare davanti a Nerone e il popolo fece il resto, massacrandolo.
L’origine di Cupertino
Anche Giuseppe da Copertino finì davanti alla Santa Inquisizione, salvo poi essere beatificato nel Settecento. Per una formidabile migrazione lessicale è proprio da Copertino, termine portato dagli italiani in giro per il mondo fino a diventare il nome di un fiume in California, che viene il nome Cupertino, luogo dove Steve Jobs posizionò la Apple.
Il rischio del volo torna in un altro mito della creazione: Icaro, nonostante gli avvertimenti del padre Dedalo (l’architetto del labirinto del Minotauro, da cui la parola dedalo, intricato), volò troppo in alto, vicino al Sole, facendo sciogliere la cera con cui aveva incollato le piume delle sue ali artificiali. Monito ante litteram sull’uso senza limiti della tecnologia.
Oggi sappiamo che l’uomo e la donna possono volare: basta andare nello spazio e allontanarsi dalla gravità terrestre. Fu proprio con le missioni Apollo negli anni Sessanta che scoprimmo — anche se oggi il racconto può apparire ridicolo se non scontato — come lo stesso inchiostro delle penne «volasse» in orbita, impedendo agli astronauti e ai cosmonauti un gesto normale come quello di prendere appunti.
Da Newton a Einstein
Se Newton con la sua mela (un apocrifo) ci svelò la gravità e la «pesantezza», per scoprire la leggerezza abbiamo dovuto lasciare l’atmosfera. Un’altra cosa che abbiamo imparato è che se la massa non cambia anche camminando sulla Luna, il peso invece varia. Con Albert Einstein abbiamo scoperto che in realtà siamo più schiacciati dall’alto che appesantiti: in definitiva è come se scivolassimo continuamente sulla curvatura dello spazio-tempo.
Una storia della leggerezza potrebbe prendere spunto da mille altri momenti di discontinuità, invenzioni, innovazioni. La leggerezza nei secoli è stata il segreto dell’arte bianca, la panificazione. L’innovazione del lievito risale agli antichi egizi e ancora oggi creare la giusta alveolatura della mollica separa l’esperto dal panificatore della domenica. E d’altra parte anche gli esperimenti di Galileo Galilei sull’accelerazione dei «gravi» dalla Torre di Pisa potrebbe essere considerata una tappa importante della scoperta della leggerezza.
Profezia sul software
Uno dei meriti di Italo Calvino — forse in uno dei passaggi più visionari della prima delle «Lezioni americane», quella sulla leggerezza — è di aver aggiunto una sorta di profezia a questa storia, una previsione che oggi possiamo dire essersi compiuta: «È vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine». Com’è noto Calvino morì nel 1985, ben prima dunque che questa trasformazione genetica dell’industria potesse apparire chiara agli occhi dei profani. Lo scrittore nato all’Avana vide come in una sfera di cristallo quello che oggi è evidente guardando le società più capitalizzate di Wall Street: i dati, il software, vengono considerati più importanti del petrolio – «Data are the new oil».
Guerra Android-iOs
La guerra dei sistemi operativi per smartphone (iOs della Apple, Android di Google) si è spinta addirittura oltre la profezia: l’industria tecnologica si è concentrata sempre di più sui software trasformando l’hardware in una semi-commodity da lasciare produrre in Oriente – fino a quando il costo del lavoro non raggiungerà certi limiti – o, come nel caso della Apple, da assemblare nelle nuove fabbriche del XXI Secolo di Shenzhen, grandi come città e dure come un nuovo Far West sindacale. Scriveva sempre Calvino nella prima lezione: «La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio, ma come i bits d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma d’impulsi elettronici». Appunto. Anche attraverso l’esperienza della pandemia Covid-19, impariamo che la leggerezza di bit ed elettroni permette loro di viaggiare più velocemente delle molecole e quindi di noi essere umani: le infrastrutture digitali abilitano conversazioni e interazioni lavorative e di svago che integrano ed aumentano efficacia ed efficienza di conversazioni e interazioni in presenza, creando la presenza-distante. Nella «…opposizione leggerezza peso…», la ricerca scientifica e la ricerca industriale hanno creato percorsi e spazi tecnologici leggeri per bilanciare il peso di noi esseri umani. La nozione di ricerca ed innovazione è ben presente nella Lezione Americana sulla leggerezza: emerge sottilmente il parallelo tra scrittore – inteso come sperimentatore di stili, approcci, cifre, codici – e innovatore.
Sottrazione di peso
Calvino scrittore considera la letteratura «…come ricerca di conoscenza…» e «…la ricerca della leggerezza come reazione al peso di vivere». Calvino sente un divario tra «fatti della vita …e agilità scattante e tagliente della [mia] scrittura» poiché «…in certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra…». Nell’incipit della Lezione, Calvino dichiara di voler definire «complessivamente» il suo lavoro di scrittore di ‘fiction’ e che ‘dopo aver esplorato varie strade e compiuto esperimenti diversi’, egli definisce la sua operazione ‘…una sottrazione di peso…’: la leggerezza è il valore che informa l’opera dell’intellettuale Calvino.
L’dea-obiettivo di sottrarre peso «ora alle figure umane…ora alle città…soprattutto…alla struttura del linguaggio e del racconto…» per Calvino necessita un cambio di prospettiva: egli sostiene «…devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e verifica». Lo scrittore si ritrova nell’innovatore schumpeteriano che utilizza altre lenti per vedere il mondo che non c’è, impone nuovi schemi mentali per creare nuovi paradigmi e sviluppare prospettive diverse: è spesso un ‘misfit’ come raccontava Steve Jobs. Ed è anche un marziano, come narrava Flaiano, ma a differenza di Kunt – marziano a Roma che vive con straniamento la propria epopea in un mondo sconosciuto – l’innovatore trae grandi benefici dall’esperienza “da marziano” e può creare grandi benefici all’umanità intera.
Le ricerche infinite
La sperimentazione di Calvino trova spazi nella letteratura che offre un universo infinito di «altre vie da esplorare, nuovissime e antichissime, stili e forme…». Ma se la letteratura – il campo di gioco di Calvino – non fosse così infinita, vi sarebbe comunque sfogo «…nella scienza alimento per le [mie] visioni in cui ogni pesantezza viene dissolta…». La ricerca scientifica, infatti, insegna che «…il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks…». Affiora con forza, l’idea visionaria di Calvino: lasciarsi ispirare dalle intersezioni disciplinari per sviluppare legami multidisciplinari ed interdisciplinari e quindi creare visioni originali per costruire il futuro.
Il vapore come il bit
Se millenni di progresso hanno dunque inseguito la pesantezza – si pensi alle rivoluzioni agricole e, ancor di più, a quelle industriali delle macchine – è stata la leggerezza del vapore a sprigionarne la vera forza. Il rapporto tra prima industria e particelle del vapore acqueo sembra anticipare il paradigma di Calvino su hardware e software, in un continuo scambio di flussi energetici e culturali. La gestione del cambiamento di stato sembra essere la vera chiave dell’innovazione: così come, quando la penna si rivelò inefficace, un imprenditore americano, Fisher, pensò di ammaestrare la leggerezza creando la space pen che ha accompagnato tutte le missioni Apollo e che oggi si può acquistare per pochi dollari anche su Amazon. Grazie a un gas dentro la ricarica la penna spaziale scrive anche con la punta all’insù e nello spazio. I sovietici portarono la matita. Ma questa è un’altra storia.
Questo articolo è precedentemente apparso su Corriere Innovazione. Riprodotto per gentile concessione.
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