La dottrina Biden per l’America

19 marzo 2021
Editoriale Open Society
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Sarebbe piaciuto a Gianni Agnelli il primo discorso alla nazione che, grazie al gioco dei fusi orari, il presidente democratico USA Joe Biden ha letto, mentre in Italia già scattava il centesimo anniversario della nascita dell’Avvocato. Rassicurare i 330 milioni di cittadini Usa con due promesse, entro il primo maggio tutti gli adulti verranno vaccinati contro il Covid-19 e il prossimo 4 di luglio, festa dell’Indipendenza, ci sarà un primo ritorno alla normalità, il presidente ha parlato di barbecue all’aperto con la famiglia, è messaggio politico straordinario in tempi di pandemia. 539.000 morti in un anno, tante attività paralizzate, dall’economia alla cultura, avrebbero potuto dare a Biden un tono fosco. O, al contrario, l’approvazione dell’American Rescue Plan, pacchetto da 1900 miliardi di dollari (1600 miliardi di euro) e l’assegno da 1400 dollari (1170 euro) che milioni di americani riceveranno, avrebbero potuto far scandire al presidente accenti da revanche contro i repubblicani.

Nulla di tutto questo. Biden resta cosciente delle difficoltà che lo attendono, malgrado il record di oltre due milioni di vaccini inoculati al giorno e, presto, con un quinto della popolazione immunizzata. La scorsa settimana, infatti, 712.000 lavoratori hanno perso il lavoro, certo 42.000 in meno dei sette giorni precedenti ma sempre milioni di famiglia in difficoltà.

Joe Biden ha parlato con franchezza all’America divisa, non celando i risultati positivi dei primi 50 giorni di governo, ma senza l’ottimismo sfacciato di Donald Trump. Molti analisti, giornali, tv, web, colleges sembrano ormai persuasi che l’America abbia perso ogni comune fondamento, solo tribù in guerra tra loro, Repubblicani contro Democratici, Conservatori contro Progressisti. Non Biden, cresciuto nell’ottimismo da “American Graffiti”, persuaso che “Il governo non è una forza estranea in una capitale remota. No. Siamo noi. Tutti noi. Noi, il popolo. Per voi e per me l’America prospera quando ci dedichiamo, anima e corpo, a una causa comune”. Quanto suonano antiche queste parole dopo Trump, quando perfino tra i democratici, i moderati come il senatore centrista Joe Manchin e l’ala sinistra della deputata Alexandria Ocasio-Cortez stentano a capirsi. Biden, e qui la sua lezione risuona per il nuovo governo italiano di Mario Draghi e, presto, per i successori di Angela Merkel in Germania, non cede alla retorica populista e parla al paese come fosse unito, o almeno come se ancora potesse riunirsi.

A sorpresa, i risultati son positivi: l’ultimo sondaggio Pew computa che “Due terzi degli americani, 65%, si sentono fiduciosi che Biden sappia gestire l’emergenza Covid, il 54% approva il suo operato, il 42% no, e se il 29% (trumpiani ultras) lo boccia senza appello, un più ampio margine del 38% lo promuove a pieni voti”. Numeri inimmaginabili dopo l’assalto al Campidoglio, che Biden deve mantenere sapendo che i repubblicani -per ora- non gli daran tregua e anche nel suo partito avrà tensioni e dissensi. Ma, dal pacchetto economico al successo vaccinale, che imbarazza le lentezze burocratiche dell’Unione Europea e fronteggia spavaldo la “diplomazia Covid” di Putin e Xi Jinping, la “Dottrina Biden” funziona. Perché il Covid, contraendo le divisioni ideologiche, offre a chi governa un’opportunità storica. Tutti vogliamo vaccinarci, tutti vedere il male sconfitto. I leader che sembrano riuscirci, Biden, Johnson, Netanyahu, hanno la gratitudine di tanti cittadini, quelli che restano indietro pagheranno un prezzo grave alle urne. Lo staff del premier Draghi dovrà dunque studiare con attenzione le strategie della Casa Bianca, il tono, calore, verità, fiducia della comunicazione, l’affettuosa condivisione davanti al dolore comune. Funzionano.

 

Questo articolo è precedentemente apparso su La Stampa. Riprodotto per gentile concessione.

Tag biden, covid19, usa

L'autore

Gianni Riotta è editorialista per La Stampa. È  Direttore del Luiss DataLab, Condirettore del Master in Open Government e Comunicazione istituzionale. Insegna all’Università di Princeton, dove è titolare della Pirelli Visiting Professorship.


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