Il Medio Oriente e i rapporti tra Iran e Arabia Saudita
27 maggio 2021
Se dovessimo indicare la questione più importante da risolvere in Medio Oriente per nutrire la speranza di un futuro migliore per quella regione martoriata, diremmo che è la questione dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita. Molti pensano al conflitto arabo-israeliano, ma quel conflitto non esiste più da anni. I Paesi arabi sono quasi tutti amici di Israele: Arabia Saudita, Egitto, Marocco, Giordania, le piccole monarchie del Golfo, il Sudan, non lancerebbero nemmeno un sassolino contro Israele. Gli unici Paesi del Medio Oriente, che fronteggiano Israele per amore dei palestinesi, sono Paesi non arabi: la Turchia e l’Iran. Il conflitto arabo-israeliano è il confitto tra Israele e Hamas, e questo riduce il suo potenziale distruttivo perché è un conflitto a “basso innesco di alleanze”, come proponiamo di chiamarlo. Che cosa significa? Significa che Israele e Hamas se le danno di santa ragione, mentre tutti restano a guardare. Nessuno Stato si lancia nella mischia, il conflitto non si espande, e gli equilibri regionali non cambiano. Anche Biden è un conservatore di equilibri: ha appoggiato Netanyahu con la stessa determinazione di Trump, anche se contrito per le vittime civili. A parte qualche lacrima, Trump e Biden, nei confronti del conflitto israelo-palestinese, sono politicamente identici. Biden ha anche bloccato il consiglio di Sicurezza dell’Onu (tre volte in dieci giorni) per impedirgli di chiedere un immediato cessate il fuoco alle parti in lotta.
Cerchiamo, adesso, di capire perché la questione centrale del Medio Oriente è la questione dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita, e non la questione israelo-palestinese. Innanzitutto, una guerra tra Iran e Arabia Saudita sarebbe ad “alto innesco di alleanze” e, pertanto, avrebbe il potenziale per alterare gli equilibri regionali. La Russia, la Cina, e quell’ammasso di macerie fumanti che è la Siria, appoggerebbero l’Iran, mentre Hezbollah scatenerebbe una campagna di assassinii in mezzo mondo, sempre per difendere l’Iran. A schierarsi con l’Iran ci sarebbe, probabilmente, anche la Turchia, che fa parte della Nato, e questo creerebbe altro caos. Se poi la guerra prendesse una brutta piega per l’Iran, Teheran potrebbe finire sotto l’ombrello nucleare della Russia o della Cina. Di più: nessuno Stato può vendere armi ad Hamas, ma tutti potrebbero venderle a iraniani e sauditi, e anche questo è un ottimo viatico per l’inferno giacché, a munizioni infinite, corrispondono fiamme senza fine, come vediamo in Siria. Iran e Arabia Saudita hanno le risorse e gli alleati per condurre una guerra decennale, con molti morti, distruzioni, e tanti Stati che non rimarrebbero neutrali. È chiaro che la vera questione del Medio Oriente non è la pace tra Israele e Hamas, ma la pacificazione tra Iran e Arabia Saudita. Date queste premesse, abbiamo finalmente una bella notizia: l’Arabia Saudita e l’Iran hanno avviato dialoghi diretti per smettere di odiarsi. In un’intervista del 23 novembre 2017 al “New York Times”, Mohammed Bin Salman, il principe ereditario saudita, aveva dichiarato che “Khamenei – il leader supremo dell’Iran – è come Htiler”. Adesso ha cambiato tono. Le ragioni di questo cambiamento sono troppo numerose per sviscerarle in questa sede. Una di queste è che gli Stati Uniti hanno spostato nel Mar Cinese Meridionale le loro priorità strategiche. Il Medio Oriente è sempre meno importante per la Casa Bianca. Lo dimostra il ritiro da Siria, Afghanistan, e molto altro. Se gli Stati Uniti non combattono contro l’Iran, l’Arabia Saudita deve trovare un accordo per eliminare i principali motivi di attrito con Teheran. In un comizio a Southaven, in Mississipi, Trump rivelò di essersi rivolto al re dell’Arabia Saudita con queste umilianti parole: “Maestà, tu non rimarresti sul tuo trono per più due settimane se perdessi la protezione degli Stati Uniti” (3 ottobre 2018). La normalizzazione delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita sarebbe una notizia ottima anche per l’Italia, che è il principale partner commerciale dell’Iran nell’Unione Europea. Nel 2017 — secondo i dati dell’ambasciata italiana in Iran — l’interscambio Italia-Iran aveva raggiunto quota 5,1 miliardi di euro (trasformando Roma nel primo partner europeo), ma nel 2018 era sceso a 4,6 miliardi ed è continuato a scendere nel 2019 per il ritorno delle sanzioni di Trump.
Questo articolo è precedentemente apparso sul Messaggero. Riprodotto per gentile concessione.
Newsletter
Articoli correlati
Oltre il Mediterraneo: il covid-19 nel mondo arabo
21 aprile 2020
Uno sguardo in Medio Oriente per capire come il mondo arabo stia affrontando l’emergenza covid-19. Ce ne parla Francesca Corrao
Medio Oriente, che c’è di nuovo. Equilibri precari e nuovi assetti geo-politici
5 febbraio 2020
A distanza di tre settimane dall’uccisione del generale delle Forze Quds iraniane Qassem Suleimani la tensione in Medio Oriente si è gradualmente stemperata. Federico Donelli, autore di “Sovranismo islamico” (edito da Luiss Univeristy Press) fa luce sul rimescolamento degli equilibri di potere nella regione.
Tra Est e Ovest del mondo, un incontro/scontro di lunga durata
26 settembre 2019
Su Luiss Open, dopo i saggi di Luciano Pellicani e Serge Tseytlin sui rapporti storici e le differenze ideologiche tra Europa e Russia, adesso interviene anche lo storico Andrea Ungari. La sua riflessione spazia dai rapporti tra Greci e Regno di Persia a quelli tra Stati Uniti e Cina comunista contemporanea, passando per il secolare espansionismo islamico e le opposizioni che esso ha incontrato
La crisi dei missili tra Stati Uniti e Turchia
12 aprile 2019
Il graduale avvicinamento della Turchia alla Russia preoccupa gli Stati Uniti, i quali non vogliono che uno dei loro alleati chiave in Medio Oriente, peraltro membro della NATO dal 1952, sbilanci gli equilibri geopolitici a favore di Mosca. Sofia Cecinini, coordinatrice dell’Osservatorio Sicurezza Internazionale della Luiss, fa il punto della complessa situazione diplomatica in Medio Oriente, spiegandone i possibili scenari politici.