Le università e la migrazione circolare delle conoscenze
14 giugno 2021
“Diaspora” è un termine utilizzato in relazione a una comunità di persone che vive al di fuori di un paese o zona di origine comune ma, che mantiene delle relazioni vive con esso. In Italia esistono comunità di diaspore di varie dimensioni provenienti da varie parti del mondo, tra cui Asia, America Latina, Europa orientale, Medioriente e Africa (solo per la diaspora somala, possiamo annoverare più di 20 organizzazioni culturali in Italia). Queste comunità favoriscono la costruzione di ponti tra paese di residenza e paese di origine, a beneficio del tessuto socio-culturale ed economico di entrambi. Un modo importante in cui le comunità della diaspora possono rivelarsi potenzialmente una risorsa per le loro società di origine è quello di servire da fattore mitigante per gli effetti negativi della fuga di cervelli, ossia la migrazione a lungo termine o permanente di professional altamente qualificati o istruiti verso mercati più attraenti.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, sono stati effettuati i primi tentativi di approfondimento di tale fenomeno, basati sulle ricerche del 1930 condotte dall’economista britannico John Hicks sui flussi di capitale umano. Si è ipotizzato che il capitale umano, così come quello finanziario o fisico, risponde a segnali di mercato e a differenze retributive in una ottimizzazione razionale di questo fattore. Secondo tale visione classica, i fattori di spinta, ossia le circostanze che muovono individui altamente qualificati a lasciare le loro società di origine, sono principalmente elementi quali stipendi bassi e previdenza sociale scarsa, mentre i fattori di attrazione, ossia le motivazioni che portano gli stessi a scegliere una società di arrivo rispetto a un’altra, riguardano prevalentemente la possibilità di guadagnare di più. Di conseguenza, la manodopera altamente qualificata è continuamente attirata da mercati più interessanti e va ad aggravarsi il danno alle società di partenza: queste non solo perdono i propri lavoratori qualificati, ma oltretutto lo sviluppo ne soffre e i loro mercati diventano marginalmente meno allettanti, causando successive perdite.
Non solo il contesto del mercato del lavoro è cambiato sostanzialmente dagli anni Sessanta a questa parte, poiché si è passati da un’economia industriale/postindustriale a un’economia globale ampiamente basata sulla conoscenza, ma la ricerca contemporanea tende a considerare le motivazioni umane con molte più sfumature, coinvolgendo non solo fattori economici ma anche sociali e culturali che influiscono sulla decisione di partire o restare. Il quadro che emerge in questa luce è in un certo senso meno cupo in termini di costi sociali ed economici della fuga di cervelli. Ricerche recenti tendono a mettere in dubbio l’effetto totalmente negativo del deflusso di individui altamente qualificati e sostengono che alla fine, in determinate circostanze, il fenomeno possa andare a beneficio delle società di origine, risultando in un fenomeno noto come “circolazione dei cervelli”. Sebbene i lavoratori altamente qualificati continuino a trasferirsi all’estero per molte delle ragioni ipotizzate dalle teorie puramente economiche sulla fuga dei cervelli (quali stipendi più alti e condizioni lavorative migliori), essi tendono anche a rimanere attaccati al proprio paese di origine attraverso legami familiari e culturali. In questo modo, seppur basati all’estero – o al momento del rientro nelle società di origine – possono continuare ad aiutare il proprio paese sia direttamente attraverso le “rimesse economiche”, sia indirettamente attraverso le “rimesse sociali”, ovvero la circolazione di nuove competenze e idee.
Le comunità della diaspora contribuiscono a mantenere e a rafforzare le connessioni tra la società di partenza e quella di arrivo, favorendo così il processo di circolazione dei cervelli. Questo avviene direttamente attraverso i legami della famiglia e le reti sociali e professionali, e indirettamente attraverso il sostentamento dell’identità e della memoria della società di partenza all’estero. Inoltre, quando lavoratori altamente qualificati formano una diaspora all’estero, possono anche promuovere il commercio e altri partenariati economici tra la società di partenza e quella di arrivo. Le università giocano un ruolo importante in questo processo, nella misura in cui servono da punto focale naturale per la connessione della diaspora sia dalla parte di origine che da quella di arrivo. Non solo formano le migliori menti delle future generazioni, ma promuovono anche la circolazione delle conoscenze tra i paesi d’origine e quelli che ricevono le rispettive diaspore attraverso collaborazioni accademiche, partenariati, borse di studio, programmi di scambio, ecc.
Queste osservazioni sono al centro del Programma Diaspore 2021 dell’Università Luiss, realizzata attraverso una serie di webinar che si sono svolti tra gennaio e maggio 2021, intorno a temi come la geopolitica, il business globale, la tecnologia digitale e la data science, con il coinvolgimento di Istituzioni, ricercatori, le numerose comunità italiane della diaspora e i potenziali studenti nelle rispettive aree di origine. L’iniziativa ha evidenziato la necessità di avere un Osservatorio concepito come un’agenda di ricerca interdisciplinare organizzata in aree tematiche relative alle diaspore africane in Italia, fuga di cervelli vs. circolazione di cervelli, educazione e sviluppo, migrazione circolare e l’esperienza degli studenti africani in Europa. Un punto di vista privilegiato sul continente africano volto a indagare l’impatto delle comunità della diaspora nel facilitare la circolazione dei cervelli e il ruolo delle università in questo processo.
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