Il braccio di ferro tra Polonia e Repubblica Ceca sulla miniera
24 giugno 2021
La Corte di Giustizia dell’UE ha stabilito che la Polonia deve interrompere l’estrazione di carbone dalla miniera di Turów, situata al confine con Germania e Repubblica Ceca. Qualche mese fa, proprio quest’ultima aveva intentato una causa perché nella cava si estrae la lignite – un carbone fossile solitamente utilizzato come combustibile per alimentare centrali elettriche o per produrre gas, ammoniaca e petrolio sintetico – che secondo Praga avrebbe danneggiato il suo territorio. Il governo polacco ha respinto le accuse e ora contesta la decisione della Corte di Giustizia.
La miniera di lignite di Turów, una tra le più grandi della Polonia, rifornisce una centrale elettrica locale; qualche mese fa, l’esecutivo polacco ha deciso di estendere l’autorizzazione e mantenerla operativa per altri vent’anni, nonostante gli innumerevoli pareri contrari: PGE – la più grande azienda produttrice di energia in Polonia – ha ottenuto un’estensione della concessione fino al 2044, investendo 4,3 miliardi di złoty (circa un miliardo di euro).
Siffatta decisione ha scatenato la reazione della Repubblica Ceca che, sostenuta dalla Commissione UE, lo scorso febbraio ha presentato una denuncia per violazioni della normativa unionale e per mancata consultazione dei paesi limitrofi, dato che la miniera è situata a pochi chilometri dal confine. La causa concerne principalmente i presunti danni ambientali provocati dall’estrazione della lignite, che starebbe mettendo in discussione l’accesso all’acqua potabile di migliaia di famiglie sul confine ceco, nonché causando cedimenti che potrebbero danneggiare le abitazioni intorno alla città tedesca di Zittau.
Il governo polacco e la PGE continuano a respingere ogni accusa, dal momento che la chiusura del sito causerebbe migliaia di licenziamenti ed il taglio dell’energia elettrica a milioni di abitazioni.
Per il momento, ci sarà una cessazione temporanea dell’attività fino alla completa risoluzione del caso, poiché la vicepresidenza della CGUE ha accolto la richiesta di Praga: la motivazione addotta è che “le attività estrattive comportano un flusso ininterrotto di un volume considerevole di acqua dal territorio ceco a quello polacco, causando un indubbio deterioramento del livello delle acque sotterranee in territorio ceco, che potrebbe minacciare l’approvvigionamento di acqua potabile delle popolazioni dipendenti dai corpi idrici interessati”.
Secondo il governo polacco, la decisione della Corte sarebbe senza precedenti, nonché sproporzionata e contraria ai principi fondamentali del funzionamento dell’Unione; il ministro dello sviluppo Gowin ha ribadito che la Polonia non chiuderà la miniera di Turów, ma si impegnerà in sforzi diplomatici e legali molto intensi, atti a garantire il funzionamento indisturbato della stessa.
Attualmente, oltre il 65% dell’elettricità prodotta in Polonia è generata dal carbone: il paese sta cercando di rimandare il più a lungo possibile la transizione energetica; i piani attuali prevedono che il carbone rappresenti l’11% della produzione di energia entro il 2040 e che il combustibile venga gradualmente eliminato entro il 2049.
Le autorità governative polacche affermano di essere in trattative con Praga e ritengono che sia stata raggiunta un’intesa, circostanza invece negata dal governo ceco. Il premier polacco ha affermato che saranno presentate anche nuove analisi alla Corte UE per descrivere chiaramente la situazione ed evitare un disastro: secondo il medesimo, sia la Repubblica Ceca che la Germania gestiscono miniere di lignite e centrali elettriche a ridosso dei confini con la Polonia.
La decisione della Corte di Giustizia s’inserisce in una serie sempre più crescente di verdetti negativi emessi nei confronti della Polonia, che contribuiscono ad inasprire, da qualche anno a questa parte, le relazioni tra l’Europa e il governo di Varsavia. In ogni caso, la Polonia beneficerà di 36 miliardi di euro di fondi europei, di cui una larga fetta sarà dedicata alla transizione verde, con l’obiettivo di ridurre l’estrazione e l’impiego di lignite: con la decisione della Corte e l’eventuale chiusura della miniera di Turów, c’è il rischio che i fondi vengano sospesi, vanificando di conseguenza i risultati raggiunti negli ultimi anni.
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