Come possiamo padroneggiare la complessità? “La risposta è: con il design. Il vero segreto del design è prendere la complessità e renderla comprensibile.” Parola di Don Norman una delle personalità più influenti nel mondo del design. Il punto di Pierluigi Mascaro
Il mercato rende davvero liberi? I vantaggi superano gli svantaggi? Raffaele De Mucci fornisce il suo contributo ad un dibattito che accende ancora gli animi di generazioni di economisti. Rilegge in controluce le tesi esposte da Mauro Gallegati nella sua ultima fatica ”Il mercato rende liberi e altre bugie del neoliberismo”, edito dalla Luiss University Press.
Maurizio Franzini spiega in’unitervista l’evoluzione delle classi sociali. “La classe media numericamente è sempre la stessa da vent’anni – spiega – ma le modifiche della sua composizione spiegano un malessere crescente”. Possiamo avere più o meno lo stesso numero di persone che compongono la classe media, eppure assistere allo stesso tempo a una mutazione della sua composizione.
“A proteggerci non è tanto la nostra pelle, quanto quello che sta al di là di essa. È qui che i confini tra i nostri corpi cominciano a dissolversi. L’immunità è sia un fondo di investimento comune sia un conto privato”. Di seguito un estratto del volume “Immunità” di Eula Biss, edito da Luiss University Press.
“Soltanto un nuovo pluralismo democratico che obblighi le élite manageriali a condividere il potere con la classe dei lavoratori potrà porre fine al ciclo di oscillazioni tra tecnocrazia oppressiva e populismo distruttivo”. Sarà davvero così? Ecco un’analisi del volume “La nuova lotta di classe” di Michael Lind.
Per provare a ricostruire la nuova identità digitale che concili naturale ed artificiale è fondamentale un taglio interdisciplinare dell’analisi: filosofia, antropologia, teologia, economia, ciascuna obbligata a ripensarsi, ridefinirsi in relazione alla tecnologia. Ecco un’analisi del volume “Etica digitale” a cura di Marta Bertolaso e Giovanni Lo Storto.
La partecipazione politica può contribuire alla buona salute delle nostre democrazie e alla conservazione di una coscienza di comunità? Ecco perché, a distanza di anni dalla sua prima edizione, oggi edito in lingua italiana dalla Luiss University Press, la risposta si trova tra le pagine di Azione politica di Michael Walzer.
Sembra sia tornata l’epoca dello scientismo dove il sapere scientifico si pone alla base di tutta la conoscenza, anche in etica e politica. È perciò urgente ripensare la scienza a partire dal riconoscere l’ineliminabile circolarità tra questa e la società. Ci troviamo di fronte all’urgenza di un nuovo umanesimo scientifico?
“Messori ritiene che il mio volume finisca per essere un manifesto a favore dello stakeholder value. In un certo senso è così.” Ecco la risposta di Debenedetti all’analisi condotta dal professor Marcello Messori sul volume “Fare profitti. Etica dell’impresa”.
Franco Debenedetti nel suo ultimo libro “Fare profitti. Etica dell’impresa” sostiene che l’impresa capitalistica adempie al suo compito sociale e soddisfa i propri principi etici solo se persegue la massimizzazione del profitto. È superfluo oggigiorno chiedersi se deve prevalere il lineare shareholder value o l’intricato stakeholder value? Ecco un’analisi di Marcello Messori.
Pionieri dell’industria microelettronica, gli Stati Uniti stanno gradualmente perdendo il vantaggio competitivo di cui disponevano nella progettazione e produzione di semiconduttori, a dispetto del ruolo ancora rilevante in ricerca e sviluppo svolto dalle sue università e aziende. Se la capacità militare nei secoli precedenti era basata sui fucili a retrocarica, le navi da guerra o le bombe atomiche, nel 21° secolo potrebbe dipendere dall’uso dei sistemi tecnologici avanzati che alimentano le applicazioni dell’intelligenza artificiale.
È forse ora di sottoporre a una critica severa il pregiudizio che vede la Germania come un soggetto dominante che impone regole lesive per gli interessi degli altri Paesi, soprattutto per l’Italia. Da rivedere è anche l’idea che l’Italia importi passivamente norme e politiche di un’Unione Europea, nella quale ricopre il ruolo di Paese fondatore e dove è libera di portare avanti la sua linea negoziale lavorando per la creazione del consenso.
Ci sarebbe mai stata un’Unione europea se sin dall’inizio la Germania fosse stata quel colosso economico-industriale che è oggi, invece che un paese diviso e da ricostruire? Un’Unione europea “a trazione tedesca” rimane per noi, anche in prospettiva, il migliore dei mondi possibili. Ma, per renderlo sostenibile, è indispensabile ampliare anche altre alleanze con paesi con cui siamo meno vicini come la Francia.
Il capitalismo democratico è sempre stato segnato della tensione tra imperativi economici dettati dal profitto e imperativi di giustizia distributiva democraticamente affermatisi. Il 2008 avrebbe visto rompersi l’equilibrio tra questi due imperativi. Ora i nodi vengono al pettine e capitale e lavoro appaiono duramente in conflitto reciproco. Quale può essere la soluzione agli attuali problemi europei?
“Durante la crisi innescata del Covid-19 la scienza si è imposta come un quarto ordine di semi-sovranità. Sovrano è colui che ha la conoscenza, e poiché il Parlamento e il governo hanno poca esperienza su questioni di salute e medicina, dipendono fortemente dal consiglio di i medici esperti, come d’altronde è normale che sia”. Il punto di Wolfgang Merkel.
Lo shock sanitario ed economico epocale provocato dal coronavirus ha aggiunto un’altra crisi a quelle climatica, della disuguaglianza e della democrazia: una crisi pandemica temuta da alcuni ma sostanzialmente imprevista, che ha rimesso al centro del dibattito lo Stato sociale.
Al momento ci sono ben poche ragioni per essere tranquilli sullo stato della democrazia e molte ragioni invece per preoccuparsi. La pandemia ci ha colpito nel momento più difficile per la democrazia dalla fine della Guerra Fredda, così i regimi autoritari o che vorrebbero esserlo non hanno perso tempo nello sfruttare la situazione per rafforzare e ampliare il proprio potere.
Quali sono stati i meccanismi attuati dalla politica svedese affinché le raccomandazioni per arginare il contagio fossero percepite dalla popolazione come obblighi morbidi ed evitare così l’immobilità economica e sociale del Paese?
Paola Severino, Antonio Gullo e Cinzia Caporale propongono, su invito della Fondazione Veronesi, un ripensamento del sistema sanzionatorio penale italiano