“In piena coerenza con la vocazione profonda di un umanesimo digitale, l’intelligenza artificiale potrebbe sia potenziare l’apertura dell’ordinamento giuridico al nuovo, sia responsabilizzare il giudicante, offrendogli gli strumenti per esibire le ragioni della discontinuità rispetto all’orientamento dominante nello scenario offerto dall’ambiente digitale”. Il punto di Antonio Punzi