È ancora difficile, oggi, sapere per certo se la «convergenza» fra la Lega e Forza Italia accadrà davvero e, se lo farà, che forma prenderà esattamente. Un accordo di cooperazione politica non è una federazione, una federazione non è un partito unico: i dettagli restano fondamentali.
Il sistema politico attuale, in mancanza di un pivot, mostra tutta la propria dissonante e caotica frammentazione, mentre cerca faticosamente di trovare un nuovo catalizzatore intorno al quale riaddensarsi. Catalizzatore che, a oggi, rischia fortemente di essere Mario Draghi, il cui governo è sempre meno di emergenza.
È realistica, Giorgia Meloni, quando immagina d’installarsi a Palazzo Chigi in un prossimo futuro? La risposta breve è sì. Non è certo che la coalizione di destra vinca le prossime elezioni e che Fratelli d’Italia ne diventi la forza maggiore, ma di certo è possibile. Ecco un’analisi di Giovanni Orsina.
Il coperchio che la pandemia ha messo sulla politica si sta allentando per due motivi. Il primo è che cominciamo finalmente a intravedere il ritorno a una normalità relativa. Il secondo è che su lockdown e vaccini la discontinuità fra Draghi e Conte, benché tutt’altro che inesistente, è stata tuttavia modesta. Questo doppio meccanismo disincentiva i partiti – soprattutto quelli che con Conte erano all’opposizione – dal subordinare i propri interessi a quelli del governo. Vediamo come e perché.
Gli ultimi cinquant’anni hanno rappresentato la fine della rivoluzione politica cominciata il secolo scorso, ma per contro sono stati anche il trionfo dell’antipolitica. Ed è la crisi di questa seconda rivoluzione che oggi entra prepotentemente in scena. La potenza cinese e la Grande recessione sono solo due dei diversi elementi che ci hanno ricordato quanto la politica fosse ancora necessaria. Analizziamo i vari aspetti.
Con l’intervento al Senato, Draghi ha dato al suo gabinetto un’indiscutibile impronta politica, sebbene il Presidente Mattarella avesse chiesto un governo che non si identificasse «con alcuna formula politica». Un governo con formula politica fondato su una maggioranza senza formula politica è destinato a mettere sotto forte pressione i partiti che lo sostengono.
Renzi e Conte sono due mondi opposti che però hanno un obiettivo comune: colpire il Movimento 5 Stelle. Per farlo usano metodi diversi, l’uno sfrutta la crisi identitaria dei grillini l’altro spera di neutralizzarli, ma il risultato è una goccia cinese sulla testa del popolo italiano.
Il pericolo non risiede nel presidente uscente degli Stati Uniti ma nell’ignorare la rabbia dei suoi sostenitori. Delegittimare le richieste degli elettori di Trump e di altri leader populisti mette a rischio l’ordine democratico. Cè bisogno di porre rimedio alle mancanze delle istituzioni democratiche che causano quest’agitazione feroce e diffusa
Oltre le Alpi e l’Atlantico, l’anno del Covid-19 ha portato almeno due novità politiche di rilievo: l’ascesa di Biden alla Casa Bianca e il lancio di un ambizioso piano europeo di ricostruzione post-pandemica. Poiché da sempre, e ancor di più nell’ultimo decennio, l l’Italia è un Paese condizionato dagli equilibri continentali e atlantici, nel 2021 che si apre queste novità peseranno anche a casa nostra. Ecco perché.
Un’analisi delle fratture interne all’opposizione alla luce dell’emergenza Covid-19. Il punto di Giovanni Orsina
Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti, ma il nocciolo duro trumpiano, tradizionalista, territorializzato e anti-globalista non è stato convinto dal messaggio progressista di apertura e integrazione dei gruppi sociali e resta persuaso dalla retorica anti-establishment e nazionalista del presidente uscente. Il punto di Lorenzo Castellani e Giovanni Orsina.
Lo spazio per una destra moderata è presente in Italia eppure manca il terreno fertile per permetterle di prendere piede. Cosa ne impedisce la rinascita?
Prima o poi la pandemia finirà e per l’opposizione la vera sfida consisterà nel farsi trovare pronta quando i giochi si riapriranno. Sarà in grado il centrodestra?
Con le regionali alle porte la Lega si destreggia tra la ricerca di alleanze e cambiamenti nell’opinione pubblica. Il punto di Giovanni Orsina.
“La storia del taglio dei parlamentari non ha un risvolto che presenti un minimo di serietà”. L’analisi di Giovanni Orsina.
“L’Europa conferma di essere un idrovolante impegnato a disegnare arabeschi sulla superficie dell’acqua: non sta fermo e non affonda, ma non decolla nemmeno”. Qual è la posizione dei sovranisti italiani? L’editoriale di Giovanni Orsina.
Dopo 26 anni dalla sua discesa in campo, Berlusconi si ritrova incredibilmente ad essere l’uomo più corteggiato del centrodestra. Ma è davvero così sorprendente? L’editoriale di Giovanni Orsina.
La storia del Movimento 5 stelle non è solo controversa, ma è anche unica nel suo genere. Ha saputo sfruttare le debolezze e i fallimenti degli avversari politici per poi però ritrovarsi ad essere esattamente come loro. Un’analisi di Giovanni Orsina sulle ragioni del declino dei grillini.
Che ruolo avranno i «barbari» sovranisti nella travagliatissima Italia post-pandemia? L’analisi di Giovanni Orsina
Sopravvivrà la democrazia italiana al coronavirus? Era già fragile prima, il covid-19 l’ha ulteriormente indebolita, e le conseguenze della pandemia metteranno le istituzioni sotto una pressione enorme. L’editoriale di Giovanni Orsina.
“Il coronavirus colpisce soprattutto gli organismi deboli. Metaforicamente, questa constatazione si applica anche alle nostre democrazie: nel momento in cui è arrivato il virus il nostro sistema democratico era già in seria difficoltà, e nel ragionare dell’impatto che avrà la pandemia dobbiamo tener conto di queste fragilità pregresse”. L’editoriale di Giovanni Orsina per Luiss Open
Mentre sfidava l’impero sovietico, il liberalismo ha rifiutato (sempre e comunque) la trascendenza e ha proposto un’utopia mondana alternativa. In breve, si è ammalato di “perfezionismo”. E’ da lì che nasce l’odierna crisi politica, culturale e spirituale delle nostre democrazie. Idee per uscirne, in un saggio dello storico Giovanni Orsina
L’improbabile elezione di Donald Trump oltre che frutto di una strategia ben precisa ha un nome e un cognome: Steve Bannon. Joshua Green ci svela tutte le armi del ‘diavolo’, già pronto a sbarcare anche in Europa per dimostrare che in un mondo che non riconosce più regole, per vincere bisogna infrangerle tutte. Come estratto dal libro proponiamo la postfazione di Giovanni Orsina.
Da giovane leader sulle macerie della vecchia Lega Nord a ministro dell’Interno del primo Governo a trazione anti establishment. L’ascesa di Salvini inizia il 7 dicembre 2013 ma è influenzata da almeno tre vicende di lungo termine: il fallimento delle élite post-1994, la delegittimazione (anche giudiziaria) di Berlusconi, i possenti flussi migratori. L’analisi di Giovanni Orsina
Lo storico Orsina ragiona con LUISS Open sul voto del 4 marzo: le elezioni “di transizione” e gli scenari a tinte fosche per Partito democratico e Forza Italia. Un’anticipazione dell’intervento che terrà oggi a Parigi alla Giornata di studi sulle elezioni italiane organizzata da Sciences Po e LUISS
Le elezioni politiche in Italia, la “sorprendente” tenuta di Forza Italia e la categoria internazionale del “populista plutocratico”. Una breve guida dello storico Giovanni Orsina – a partire dal caso italiano – per non consolarsi con spiegazioni parziali o ragionamenti identitari