I finanziamenti post-pandemia di Next Generation EU sono una novità senza precedenti per la politica economica e sociale dell’Unione europea. Tale straordinarietà, però, è legata a sfide altrettanto grandi per il nostro Paese. La principale è la seguente: riusciranno le nostre autorità a spendere, nel modo più efficace possibile, gli oltre 200 miliardi di prestiti e contributi in arrivo da Bruxelles
Al Recovery Plan targato Draghi va il merito di aver inserito, tra le riforme chiave per la ripresa del nostro paese, quella della Giustizia e quella della PA. Altre scelte fatte sono figlie della strategia delineata dall’Unione europea come la transizione ecologica e digitale, ma purtroppo risultano ancora vaghi i riferimenti alle priorità per giovani e donne. Si poteva fare di più? Ecco un’analisi per orientarsi.
Se i nostri giovani non saranno competitivi sul mercato del lavoro nel 2025 o nel 2030, la colpa sarà soltanto dell’inazione. Il vero nemico non è un esponente o un partito politico, piuttosto è l’immobilismo italico e la tradizionale miopia che da diversi decenni affligge i nostri governanti.
Uno dei principali banchi di prova del Governo Draghi consisterà nella capacità di progettare il Recovery Plan. Dati alla mano, quali sono equilibri e limiti dell’attuale bozza stilata dal precedente governo Conte? La carenza più evidente si trova sul fronte delle politiche e degli stanziamenti a favore delle future generazioni.
La scadenza prevista per la consegna del Piano è prossima, ma il rischio di incorrere in un piano votato alla sicura inefficacia dovrebbe indurre il governo a “ripartire da zero” basando la rimodulazione anche sulle best practices degli altri paesi.
La grande falla del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è quella di non specificare la percentuale di risorse destinata a ciascun territorio. I fondi stanziati dal governo potrebbero non essere sufficienti a raggiungere obiettivi ambiziosi come transizione ecologica del sud e politiche a favore del lavoro.
L’ex banchiere centrale sottolinea l’importanza di investire tempestivamente in un paese che affonda tra debito pubblico che avanza e invecchiamento della popolazione. Contrastare l’abbandono scolastico, investire nella formazione, politiche pubbliche mirate sono i punti su cui insiste il capo del governo
Ora anche Bruxelles ce lo impone: le politiche pubbliche a favore dell’occupazione giovanile diventano una priorità assoluta del Next Generation EU. Il Governo italiano è chiamato a rivedere il piano di gestione dei fondi per allinearsi agli standard europei.
Ambiente e capitale umano al centro di una ripresa basata su uno sviluppo sostenibile. Ma all’interno del quadro queste sono le prospettive di fatto delle nuove generazioni in Italia
In questi giorni, per il nostro Paese, entra nel vivo la sfida della ricerca delle “competenze” necessarie a dare attuazione al Recovery Plan dell’Unione Europea
Nel prossimo anno potremmo avere più risorse di quanti ne dovremo versare e questo ci potrebbe aiutare “temporaneamente” a rimpinguare le casse dello Stato provate dalla lotta alla pandemia, ma tutto dipende dalla rapidità con la quale riusciremo a trasferire detto denaro nell’economia reale.
Il dibattito pubblico italiano, da qualche settimana, sembra monopolizzato dall’alternarsi di solenni promesse e reiterati inviti a “spendere bene” e “spendere subito” le risorse stanziate dall’Unione europea per la ripresa dell’economia, dopo la fase acuta della pandemia da Covid-19. Eppure, fuor di retorica, il rischio che l’Italia manchi l’appuntamento con l’occasione offerta dal piano NextGenerationEU è molto concreto. Il Policy Brief di Luciano Monti.
Ancora una volta a pagare il conto economico e sociale più alto saranno le nuove generazioni. Lo studio di Luciano Monti sull’impatto della pandemia sul divario generazionale.
“Il mancato raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Strategia di Europa 2020, che traguardava per l’anno prossimo la consistente riduzione della povertà, ha drammaticamente riportato l’attenzione sull’intervento preventivo rivolto alle famiglie a rischio di povertà” Luciano Monti presenta un focus su la proposta del reddito di opportunità.
La Fondazione Bruno Visentini ha esaminato le iniziative intergenerazionali internazionali per proporre soluzioni e per affrontare i problemi intergenerazionali dell’Italia, uno dei quali è lo schema del “reddito di opportunità”. Luciano Monti, Condirettore Scientifico della Fondazione Bruno Visentini, spiega il contesto e la proposta.
Sebbene la legge di bilancio 2019 dovrebbe auspicare ad azioni volte a sostenere e a rilanciare l’occupazione giovanile, Luciano Monti, in questo editoriale, mostra come in realtà non sia previsto un programma che possa realmente spingere il nostro Paese a quel cambio di passo necessario per inserire i giovani nel mercato del lavoro.
Luciano Monti espone il II Rapporto sul divario generazionale curato dalla Fondazione Bruno Visentini. Se da un lato si conferma il trand negativo che indica gli ostacoli frapposti alla piena autonomia economica dei giovani, dall’altro si sottolinea la necessità di un piano organico che affronti la lotta al divario generazionale.
In occasione della riunione del Laboratorio Europa “Lavorare insieme per trasformare l’Unione Europea attraverso l’Eurozona” di Eurispes, tenutasi il 18 giugno scorso presso il CNEL, Luciano Monti ha avanzato la proposta di un sistema sociale comune europeo che sostituisca gli interventi nazionali
L’uomo sarà davvero sostituito dalle macchine? Il nuovo Rapporto del Club di Roma si interroga sul futuro del mondo del lavoro e le facili illusioni economiche dell’era digitale. Ma la letteratura sul tema ha origini molto prima del nostro tempo.