Il recente incontro con il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, nella martoriata terra irachena, fa parte di una tessitura di relazioni positive condotte dal Pontefice che si inseriscono in un processo più ampio di mutua comprensione e reciproca valorizzazione.
“Si ricorre anche oggi, in questi mesi di Covid-19, alla religione e alla sua dimensione spirituale. Vi è infatti una riscoperta, talvolta purtroppo traumatica, della fragilità umana, quella altrui e quella propria, con la conseguente ricerca di consolazione e di significato, per la vita e per la morte”. Il punto di Samuele Sangalli