Maria Rita Testa, professoressa di Demografia alla Luiss, spiega a Luiss Open perché in realtà esistono anche ragioni per essere ottimisti sul futuro delle nascite e dei giovani nel nostro Paese. Il caso italiano e quello giapponese. Anticipazioni da un seminario Luiss.
Intenso invecchiamento e bassa natalità non sono soltanto un problema statistico, ma la fonte di squilibri che influenzeranno l’economia italiana. A calare sarà, prim’ancora della popolazione, la forza lavoro, con una fascia giovanile peraltro caratterizzata da scarsa e precaria occupazione, mentre peggiorerà il rapporto lavoratori-pensionati. Anticipazioni da un seminario Luiss.
La pandemia ha inciso negativamente sul trend di denatalità che già da anni preoccupa gli esperti; così se la paura per il futuro annulla il desiderio riproduttivo, la solitudine e il confinamento incrementano le adozioni di animali domestici.
Raffaele Bifulco riprende le parole di Asimov del 1989 per ragione sul rapporto che c’è tra ciò che sta succedendo intorno a noi e il problema della sovrappopolazione.
Il Financial Times dedica un reportage al crollo della natalità in Italia e agli scompensi demografici-economici che ne seguono. Lo fa citando i dati di “Italiani poca gente”, di Antonio Golini e Marco Valerio Lo Prete, pubblicato da Luiss University Press, di cui Luiss Open si è già occupato
Ecco alcune buone notizie per il pianeta: secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, la popolazione umana è destinata a raggiungere il picco e a stabilizzarsi, non superando di molto i 9,7 miliardi, totale che raggiungerà intorno all’anno 2050. Danny Dorling, professore di geografia di Halford Mackinder all’Università di Oxford, spiega come funziona e perché questa sia una notizia da festeggiare.
Israele è un Paese occidentale collocato a Oriente, in cui nascono più bambini che negli altri Paesi industrializzati. A sostenere la fertilità, più degli incentivi economici, ci sono una visione delle cose, della vita, un forte senso di identità e un ottimismo che forse in Europa non abbiamo più. Su LUISS Open, il giornalista Giulio Meotti ragiona sul libro “Italiani poca gente” (LUP)
Oggi l’ISTAT segnala un nuovo record italiano: calano infatti, come mai prima, nuove nascite e popolazione complessiva. L’Italia, tra record negativo di nascite e rapido invecchiamento, è ormai un caso studiato ovunque nel mondo. La crisi demografica costringe a ripensare tutto: sviluppo economico, lavoro, welfare e politica estera. Un estratto da “Italiani poca gente” di Antonio Golini con Marco Valerio Lo Prete, dal 7 febbraio in libreria per LUISS University Press.
Il commento del demografo Golini su quoziente familiare, bonus per i nuovi nati, conciliazione di lavoro e famiglia, e poi gestione delle frontiere, espulsione dei clandestini, permessi di soggiorno temporanei e quella difficoltà diffusa a concepire una visione di lungo termine
Perché bisogna andare oltre la solita divisione tra tecno-ottimisti e tecno-pessimisti? Da qui a 20 anni l’Italia perderà 3,5 milioni di individui in età lavorativa, quasi tutti concentrati nella fascia d’età 35-54 anni, mentre continueranno ad aumentare i dipendenti tra i 55 e i 69 anni
Giuseppe Di Taranto espone alcuni argomenti a sostegno della tesi secondo cui favorire un processo regolare e inclusivo di immigrazione sarebbe utile sia per i migranti stessi che per la produttività e la stabilità economica dell’Unione Europea