Uno dei principali banchi di prova del Governo Draghi consisterà nella capacità di progettare il Recovery Plan. Dati alla mano, quali sono equilibri e limiti dell’attuale bozza stilata dal precedente governo Conte? La carenza più evidente si trova sul fronte delle politiche e degli stanziamenti a favore delle future generazioni.
Per la prima volta nella sua storia, l’Unione europea ha deciso di attingere al mercato dei capitali in modo massiccio per finanziare 750 miliardi di euro di prestiti destinati agli Stati membri. Un salto di qualità istituzionale senza precedenti che però potrà risultare vano nei suoi effetti pratici se a esso non corrisponderà la capacità degli Stati nazionali di concepire progetti finanziabili all’altezza e poi di dare attuazione agli stessi.
Nel prossimo anno potremmo avere più risorse di quanti ne dovremo versare e questo ci potrebbe aiutare “temporaneamente” a rimpinguare le casse dello Stato provate dalla lotta alla pandemia, ma tutto dipende dalla rapidità con la quale riusciremo a trasferire detto denaro nell’economia reale.
Recovery and Resilience Facility (RRF). Le nuove policy che L’italia deve mettere in campo per scongiurare il rischio di abuso dei fondi europei
Il dibattito pubblico italiano, da qualche settimana, sembra monopolizzato dall’alternarsi di solenni promesse e reiterati inviti a “spendere bene” e “spendere subito” le risorse stanziate dall’Unione europea per la ripresa dell’economia, dopo la fase acuta della pandemia da Covid-19. Eppure, fuor di retorica, il rischio che l’Italia manchi l’appuntamento con l’occasione offerta dal piano NextGenerationEU è molto concreto. Il Policy Brief di Luciano Monti.
Domenico Arcuri, ad di Invitalia, illustra su LUISS Open cosa va e cosa non va dello sviluppo attuale del Mezzogiorno. Il pil pro capite basso, la crescita che negli ultimi tre anni c’è ma è disuguale, l’uso (non ancora ottimale) dei Fondi europei