Le pretese di Renzi accelerano il declino di un sistema politico in frantumi. Gli inconvenienti di una legge elettorale proporzionale non tardano a venire a galla ed accentuano le debolezze di un governo sorretto da una costellazione di partiti in cui spesso prevalgo gli interessi di parte.
I renziani tolgono la fiducia al governo Conte ma si astengono nel momento in cui il premier va in Parlamento a chiedere i voti. Se l’astensione alla Camera non è decisiva, quella al Senato invece cambierebbe le carte in tavola. Roberto D’Alimonte ci spiega perché anche se dovesse restare in sella il Conte 2 si reggerebbe su una maggioranza fragile e precaria.
Epidemiologi, medici, scienziati, comitati tecnici e task force di economisti e manager: dall’inizio della pandemia da Covid-19, in Italia come in molte democrazie occidentali, si è rifatta viva una tendenza tecnocratica spiegabile, perlomeno in alcuni casi, da motivazioni comprensibili. Tuttavia proprio un’analisi storica della “fascinazione tecnocratica” consiglierebbe una maggiore cautela nel percorrere presunte scorciatoie efficientiste.
Nonostante tutta la bagarre sulla legge di bilancio e i molti passi falsi dei due partiti di governo, a sette mesi dalla nascita del governo Conte il sostegno a M5S e Lega è ancora tra il 55 e il 60%. Si tratta di un dato straordinario”, spiega Roberto D’Alimonte. I due partiti di governo “sono ancora visti come parte dei ‘noi’ contro i ‘loro’. E questo fa scattare un atteggiamento giustificatorio
L’Unione Europea boccia la Manovra dell’Italia e la prospettiva di una procedura di infrazione sul debito nei confronti del nostro Paese si fa assai concreta. Il governo gialloverde, per conto suo, non sembra intenzionato a desistere dalla “sfida all’Europa”. Quali dinamiche spiegano questa ostinazione? L’insistenza sulla riduzione del debito pubblico può essere sbagliata? Qual è la vera portata della Manovra? Le risposte nell’analisi di Francesco Saraceno