Il 27 settembre si è riacceso su larga scala un pericoloso conflitto militare che era rimasto congelato da quasi trent’anni. Al centro della contesa c’è il Nagorno Karabakh, una piccola regione a maggioranza armena, ufficialmente appartenente all’Azerbaigian ma oggi controllata, insieme ad altri territori limitrofi, dalla Repubblica dell’Artsakh, un’entità statuale non riconosciuta dalla comunità internazionale e sostenuta dall’Armenia. Il policy brief di Riccardo Mario Cucciolla.
Nella storia recente abbiamo assistito a numerosi casi di complicità fra Stati, relativi cioè a forme di aiuto o assistenza da parte di uo più Stati a favore di altri Stati al fine di commettere violazioni di norme internazionali, come la vendita di armi e materiale bellico nonché la comunicazione di informazioni di intelligence a Paesi coinvolti in conflitti armati interni o internazionali. Cosa dice il diritto internazionale in merito?
La decisione di Erdoğan di dare il via all’operazione militare nel nord-est della Siria, la quarta a partire dal 2016, costituisce un nuovo drammatico capitolo della guerra siriana nonché l’ennesimo tentativo da parte del Presidente turco di arrestare la perdita di popolarità interna. L’iniziativa militare della Turchia ha diverse ragioni, ce le spiega “dall’interno” Federico Donelli.
All’1 e 23 del 26 aprile 1986 presso la centrale nucleare V.I. Lenin, più comunemente conosciuta come Chernobyl, avveniva quello che sarebbe stato ricordato come il più disastroso incidente nucleare della storia dell’uomo. Dopo 33 anni, HBO è tornata a parlare di questa immensa tragedia. C’è chi l’accusa di aver trasformato la tragedia in un mezzo di manipolazione ideologica e chi invece, come Alfonso Giordano, coglie l’occasione per guardare al passato per descrivere i rischi del presente.
Ai confini orientali dell’Europa si gioca una partita ben più importante di qualsiasi incontro previsto nei mondiali di calcio, ma protagonista è sempre la Russia. Le tensioni militari tra paesi confinanti e i diversi interessi nazionali mettono a rischio la stabilità e la pace in una regione delicata
Il cambiamento degli equilibri geopolitici impone secondo Antonio Badini un ripensamento delle dinamiche e delle istituzioni che regolano la governance globale. Una maggiore collaborazione dell’Occidente con la Russia e la Cina potrebbe dar forma a un mondo più sicuro, rendendo improbabili ulteriori conflitti tra superpotenze