L’Unione Europea boccia la Manovra dell’Italia e la prospettiva di una procedura di infrazione sul debito nei confronti del nostro Paese si fa assai concreta. Il governo gialloverde, per conto suo, non sembra intenzionato a desistere dalla “sfida all’Europa”. Quali dinamiche spiegano questa ostinazione? L’insistenza sulla riduzione del debito pubblico può essere sbagliata? Qual è la vera portata della Manovra? Le risposte nell’analisi di Francesco Saraceno
Il parlamento italiano ha il pieno potere sovrano di decidere su tasse e spesa e anche di ignorare le regole che ha accettato con una larga maggioranza alcuni anni fa. Ma potere significa anche responsabilità. Se non ci sarà una ripresa della crescita, e se il paese ricadrà in un’altra crisi la responsabilità non sarà di Bruxelles, ma di Roma.
Perché la prossima manovra finanziaria non potrà permettersi di superare un deficit pubblico al massimo dell’1,5-1,6% del Pil. Un nuovo studio dell’economista Marcello Messori per la LUISS School of European Political Economy mette a confronto le promesse dell’esecutivo, gli impegni assunti dall’Italia a Bruxelles e la mediazione del ministro dell’Economia Tria. Da qui il calcolo dei margini di spesa effettivamente consentiti. Un’anticipazione su LUISS Open