Uno dei principali banchi di prova del Governo Draghi consisterà nella capacità di progettare il Recovery Plan. Dati alla mano, quali sono equilibri e limiti dell’attuale bozza stilata dal precedente governo Conte? La carenza più evidente si trova sul fronte delle politiche e degli stanziamenti a favore delle future generazioni.
Il governo Draghi non rappresenta la fine della politica, bensì della politica come l’abbiamo finora conosciuta. L’Italia ha bisogno che si affermino leadership politiche in grado di comprendere la strutturale trasformazione intervenuta nei rapporti tra stato e mercato per via dell’integrazione sovranazionale. Per ricostruirsi come forze di governo, la sinistra e la destra dovranno proporre programmi che sappiano affrontare le conseguenze di quella strutturale trasformazione.
La grande falla del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è quella di non specificare la percentuale di risorse destinata a ciascun territorio. I fondi stanziati dal governo potrebbero non essere sufficienti a raggiungere obiettivi ambiziosi come transizione ecologica del sud e politiche a favore del lavoro.
L’ex banchiere centrale sottolinea l’importanza di investire tempestivamente in un paese che affonda tra debito pubblico che avanza e invecchiamento della popolazione. Contrastare l’abbandono scolastico, investire nella formazione, politiche pubbliche mirate sono i punti su cui insiste il capo del governo
Dalla capacità di spendere i finanziamenti europei celermente, efficacemente e lecitamente dipenderanno le sorti dell’Italia per i prossimi decenni, tuttavia le caratteristiche del NG-EU sollevano, per il nostro Paese, delle ciriticità che dovremo necessariamente superare.
Il punto di Nicola Lupo sulla possibile istituzione di commissioni speciali, mono o bicamerali, per seguire da vicino il processo di utilizzo dei fondi europei stanziati nell’ambito del programma “Next Generation EU”.
L’esito del complesso processo negoziale iniziato con il Consiglio europeo del 17-21 luglio si è concluso, secondo Sergio Fabbrini, con uno sconfitto certo, il sovranismo, ed un vincitore incerto, l’europeismo.
“L’Italia ha davanti a sé un occasione che non si ripresenterà, frutto di una specie di eterogenesi dei fini della pandemia, per rompere il circolo vizioso del declino economico e sociale”. L’editoriale di Gianni Toniolo per Luiss Open