Una delle principali sfide del nuovo Governo italiano sarà costituita dalla scelta di modalità e forme con cui attuare le politiche di Next Generation Eu, programma straordinario di sostegno all’economia da parte dell’Unione europea, più comunemente noto come Recovery Fund. A quali modelli potrebbe ispirarsi il Presidente del Consiglio? La storia italiana può fornirci qualche indizio.
Il piano Next Generation EU ha sancito il connubio tra digitalizzazione e green economy indicando il percorso di una “duplice transizione” ecologica e digitale come la via maestra per costruire una ripresa economica post-Covid-19 equa, sostenibile e robusta. A quale punto del percorso di questa transizione si collocano le imprese italiane? Concentrando l’analisi sul settore manifatturiero, la strada da percorrere è ancora lunga, e in questa lunga marcia siamo solo ai primi chilometri.
La crisi pandemica ha colto l’Italia impreparata: occorre inviare a Bruxelles, entro la fine di aprile, un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che preveda le riforme da fare e gli investimenti da promuovere con i fondi assegnateci da Next Generation EU. Prima di tutto però occorre indicare una governance al PNRR perché è stata proprio la composizione di quest’ultima a causare la crisi di governo. Vale la pena domandarsi se c’è una soluzione a tale problema.
Ora anche Bruxelles ce lo impone: le politiche pubbliche a favore dell’occupazione giovanile diventano una priorità assoluta del Next Generation EU. Il Governo italiano è chiamato a rivedere il piano di gestione dei fondi per allinearsi agli standard europei.
Welfare, riassorbimento della disoccupazione e blocco dei licenziamenti. Cos’è veramente necessario a ricostruire il Paese.