Quella che stiamo vivendo è una crisi della domanda. È in crisi il consumatore. È in crisi quel complesso sistema di comportamenti individuali e sociali che nel nostro Paese determina oltre il 60% del PIL – questo il peso record in Italia (rispetto ad altri paesi Europei) dei consumi di beni e servizi delle famiglie. Ed è ormai evidente a tutti che il crollo dei fatturati nei mercati di consumo non ha rapporti di simmetria, né temporali né dimensionali, con la ripresa. Il punto di Bruno Busacca e Michele Costabile.
Il mancato adeguamento dell’economia italiana alla sua stessa evoluzione e alla trasformazione del contesto internazionale spiega il declino italiano degli ultimi venticinque anni, durante i quali quattro shock, che con una diversa struttura dell’economia avrebbero potuto essere opportunità di crescita, finirono per ostacolarla. Un estratto dal libro “Declino. Una storia italiana” di Andrea Capussela.
Lo spread sui titoli del debito italiano è aumentato, ma è ancora gestibile con gli attuali livelli di crescita nominale. L’economista Daniel Gros illustra però, calcoli alla mano, la pericolosa spirale tra debito e interessi in cui rischia di scivolare il nostro Paese (anche per condizioni di mercato che non dipendono solo da lui). Ecco cosa dovrebbe fare un Governo responsabile
Perché la prossima manovra finanziaria non potrà permettersi di superare un deficit pubblico al massimo dell’1,5-1,6% del Pil. Un nuovo studio dell’economista Marcello Messori per la LUISS School of European Political Economy mette a confronto le promesse dell’esecutivo, gli impegni assunti dall’Italia a Bruxelles e la mediazione del ministro dell’Economia Tria. Da qui il calcolo dei margini di spesa effettivamente consentiti. Un’anticipazione su LUISS Open
Uno studio di Fabiano Schivardi sul ventennio perduto della competitività industriale italiana. Con una ipotesi sul perché: prima si competeva molto all’interno del capannone, nell’organizzazione e nella gestione dello stesso. Oggi invece la competizione è soprattutto in attività che avvengono “prima del capannone”, per esempio nel design e nell’innovazione di progetto, o “dopo il capannone”, dal marketing all’assistenza, passando per l’espansione sui mercati esteri.
Domenico Arcuri, ad di Invitalia, illustra su LUISS Open cosa va e cosa non va dello sviluppo attuale del Mezzogiorno. Il pil pro capite basso, la crescita che negli ultimi tre anni c’è ma è disuguale, l’uso (non ancora ottimale) dei Fondi europei
Ci sono nuove fonti di tensione nei processi di convergenza economica nell’Unione europea. Oggi, più della dotazione di capitale tangibile e intangibile, per spiegare le differenze di reddito occorre tornare a esaminare i diversi tassi di occupazione. Il caso Italia e la possibile riforma delle Politiche di coesione.
Continua il focus di LUISS Open sul tema della disuguaglianza, con un editoriale di Andrea Brandolini, Romina Gambacorta e Alfonso Rosolia che esamina in particolare l’andamento dell’economia italiana
Le bacchettate della Commissione europea all’Italia non tengono conto di alcuni fattori: la robustezza dei nostri avanzi di bilancio, il generoso contributo alla casa europea e alcuni vantaggi che l’euro ha garantito al paese di riferimento del Vecchio continente, cioè la Germania. Ecco i fattori che Bruxelles dovrebbe considerare prima di spedire la prossima lettera
In un mondo caratterizzato da povertà e disuguaglianza, molti sostengono la necessità di decrescere a livelli medi di reddito più bassi. Branko Milanovic spiega però come i piccoli vantaggi che questa porterebbe verrebbero al costo di disastrosi svantaggi.
Con questo saggio, inauguriamo la rubrica “Docs in Progress” sulle ricerche dei nostri giovani studiosi. Partiamo da un’analisi del processo di centralizzazione degli appalti pubblici. Con suggerimenti concreti per Parlamento e Governo
Cecilia Susanna Jonia-Lasinio, docente Luiss e ricercatrice presso l’Istat, è tra gli autori del paper vincitore del prestigioso premio Indigo 2017. Lo studio prende in esame il Pil come misuratore economico, proponendone un’estensione volta a includere le più recenti trasformazioni dell’economia
Ecco le nuove leve per agganciare al meglio la ripresa: il binomio industria-servizi e il ruolo del cosiddetto “capitale intangibile”. Non si sostiene il made in Italy se non si investe in infrastrutture di alta qualità e competenze