Quando Mario Draghi ha lasciato la testa della BCE, nel novembre del 2019, su una cosa i molti estimatori e i pochi detrattori del presidente della BCE si sono trovati d’accordo: durante gli otto anni in cui ha condotto la politica monetaria dell’Euroz …
Non c’è soltanto la continuità con i precedenti governi italiani su dialogo con Putin e opposizione (ragionata) alle sanzioni anti Russia. Roma infatti oggi non disegna la ricerca di una sponda a Est per rafforzarsi nel confronto con l’Unione europea (senza mai mettere in discussione l’alleanza atlantica). L’analisi di Igor Pellicciari
In esclusiva per LUISS Open, gli appunti di Francesco Papadia, già dirigente della BCE, su un confronto attorno al suo ultimo libro. Banchieri centrali nella più grande crisi dal 1929 a oggi: fu vera gloria? All’autore rispondono Bini-Smaghi, Messori, Micossi e Rossi
L’economista Pierpaolo Benigno risponde a Daniel Gros che si è detto scettico sugli effetti del Quantitative easing sulla ripresa dell’Eurozona. Poi apre all’ipotesi di una ristrutturazione del debito pubblico italiano, purché essa sia unita a un ridimensionamento di spesa e tasse (e avvenga in un quadro europeo)
La Bce annuncia la fine delle politiche monetarie straordinarie: i mercati non muovono un ciglio e lo spread tace. E se allora il Qe non fosse stato uno “scudo protettivo” per l’Italia? Se si fosse limitato a cambiare la composizione del debito italiano, con effetti soltanto temporanei sul premio per il rischio? Dubbi e indizi controcorrente
Il Quantitative easing di Draghi è stato decisivo per rompere il circolo vizioso tra banche in difficoltà e Stati deboli. Ma ora, dietro le politiche monetarie straordinarie, c’è un ciclo di sviluppo più solido del precedente. Vedi export e flussi di capitali