Il 27 settembre si è riacceso su larga scala un pericoloso conflitto militare che era rimasto congelato da quasi trent’anni. Al centro della contesa c’è il Nagorno Karabakh, una piccola regione a maggioranza armena, ufficialmente appartenente all’Azerbaigian ma oggi controllata, insieme ad altri territori limitrofi, dalla Repubblica dell’Artsakh, un’entità statuale non riconosciuta dalla comunità internazionale e sostenuta dall’Armenia. Il policy brief di Riccardo Mario Cucciolla.
Continua il dibattito sul rapporto culturale e politico tra Europa e Russia nato dall’articolo di Luciano Pellicani pubblicato su Open il 28 maggio. Sebbene la risposta di Serge Tseytlin voglia far luce più sulle vicinanze che sulle diferrenze ideologiche, Pellicani risponde che in realtà le une sono la diretta conseguenza delle altre.
L’identità culturale della Russia non è affatto distante da quella europea. Anzi, tutta la sua storia dimostra come il rapporto con l’Occidente è intrinsecamente e indissolubilmente molto forte, persino durante e dopo la Rivoluzione d’Ottobre. La risposta di Serge Tseytlin all’analisi “Viaggio alle origini della guerra culturale fra Russia ed Europa” di Luciano Pellicani.
Il modello bizantino fin dai tempi di Vladimir di Kiev, poi il ruolo della Chiesa greco-ortodossa, quindi l’avvicinarsi alla vittoria degli “erodiani” che desideravano l’occidentalizzazione della Russia e che furono bloccati dalla svolta bolscevica all’inizio del XX secolo. Il progetto di Lenin e Stalin come reazione “asiatica” all’eccessiva europeizzazione di Mosca, l’impatto sulla Guerra Fredda e le conseguenze per l’oggi, in un saggio di Luciano Pellicani
A cento anni esatti dalla Rivoluzione bolscevica del 1917, Luciano Pellicani in un suo saggio – di cui LUISS Open pubblica la seconda e ultima puntata – invita a rileggere il dibattito che allora contrappose due intellettuali italiani: Gramsci e Mondolfo. Lezioni per la politica di oggi sui limiti della mentalità rivoluzionaria